Cap. 1 Ancora una volta

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||Cap. 1 Ancora una volta||

*Flashback*

"Ehy, bambina mia!" Era mio padre!

Andai velocemente verso la porta, dopo aver armeggiato con la chive inserita nella serratura,la aprii e gli corsi incontro.

"Papà! Papà! Guardami!" Dissi saltandogli in braccio.

"Oh, tesoro, quanto mi sei mancata! Fatti vedere." Mi mise per terra inginocchiandosi per arrivare alla mia altezza.

Feci una veloce piroetta e poi si accorse.

"Hai il rossetto della mamma!" Esclamò felice di essere riuscito a capire cosa avessi.

"Ma lo sai che le bambine della tua età non si mettono il rossetto?" Disse cercando di essere serio ma con pochi risultati dato che si mise a ridere.

"Ma papà, ho già dieci anni, sono una ragazza." Dissi decisa.

"Amore!" Sentii una voce alle mie spalle e, sapendo che era mia madre, mi spostai in modo che si potessero abbracciare. I miei genitori sono molto giovani, quando sono nata mia mamma aveva sedici anni e mio padre diciotto.

"Andiamo a mangiare che è pronto!" Disse mia madre felice mentre ci trascinava dentro casa.

Mio papà mi prese in braccio e iniziò a correre per la cucina facendomi 'volare' come un aereo. Era appena tornato dall'Italia dopo tre mesi per colpa di un lavoro.

***

"Devo dirvi una cosa importante- mio padre posò la forchetta e schiarendosi la voce continuò a parlare -tra una settimana partirò per il Giappone e tornerò tra cinque anni"

Il mondo mi cadde addosso: come poteva andarsene ancora? Ma sopratutto per cinque anni?

"Ma state tranquille, quando tornerò non partirò più: avrò un lavoro a tempo indeterminato, starò tutto il giorno con voi." Riprese per cercare di rallegrare la situazione.

Guardai mamma che era sbiancata e aveva gli occhi lucidi. Nessuno disse più niente fino alla fine del pranzo. Mi era passato anche l'appetito, non potevo crederci.

"Brook, aiutami a lavare i piatti" ordinò mia madre.

"Ma non se ho voglia!" Urlai in risposta.

"Brooklyn ascolta tua madre" disse mio padre alzandosi da tavola e dirigendosi in salotto.

Sbuffai rumorosamente e la raggiunsi.

*Una settimana dopo*

"Papà, ti prego, non andare via!" Urlai mentre mia mamma mi teneva fra le sue braccia e lui si allontanava con la sua costosissima Lamborghini nera.

Se n'era andato. E non sarebbe tornato prima di cinque anni. Non potevo crederci. Mi aveva lasciato. Ancora una volta.

*Esattamente 5 anni dopo*

Mi aveva chiamata, non riusciva a tornare. Altri tre anni. Ma che vada a farsi fottere. Avevo appena quindici anni e mi aveva lasciata, ancora una volta.

*fine flashback*

Oggi, 12 giugno, torna mio padre. Ho organizzato una festa e la mia amica Eleanor, mi ha aiutata. Ora sono in macchina con mamma ed El, stiamo andando in aeroporto a prenderlo. Ora sono le 15:26, dovrebbe arrivare tra mezz'ora.

Mentre siamo in viaggio guardo fuori dal finestrino.

Goccia.

Goccia.

Goccia.

La pioggia tamburella sull'auto nera come la pece. Sono incredibilmente agitata, mia madre lo è ancora di più. Aspettavo questo momento da troppo tempo.

"Quanto manca?" Chiede El per la milionesima volta.

"Non lo so El, non lo so!" Grido esasperata.

"Eleanor, tesoro, siamo arrivate, devo solo trovare un parcheggio. Intanto scendete e cercate gli arrivi." Risponde tranquillamente mia mamma. Ma come fa a dimostrarsi così tranquilla?

Mi catapulto fuori dall'automobile trascinando la mia amica con me. Inizio a correre, sempre tenendola per mano. Ad un certo punto mi accorgo di non avere più la sua mano nella mia. Oh cazzo. Mi giro intorno cercandola ma non la trovo. Provo a chiamarla al telefono ma non risponde.

"El! Dove sei? El!" Grido più forte che posso.

Alcune persone si girano verso di me ma nessuno è Eleanor. La paura si impossessa di me, quindi provo a telefonare anche a mia mamma, ma tutto è contro di me infatti il mio cellulare è scarico.

Mi metto in piedi su una panchina e continuo a girarmi intorno ed ad un certo punto la vedo. La vedo, ma non è sola. Parla con un ragazzo. Mi avvicino con passo spedito e la strattono per un braccio.

"Ma porca puttana El! Come ti è saltato in mente di allontanarti da me?! Non mi hai nemmeno risposto alla chiamata!" Urlo e, prima che potessi fermarmi, le tiro un sonoro schiaffo sulla guancia.

"Scusa" risponde veramente pentita.

Le do un dolce bacio sulla guancia arrossata e poi mi giro verso il ragazzo che ha assistito a tutta la scena.

"Tu sei?" Gli chiedo avvicinandomi a lui.

"M-Michael, piacere" balbetta porgendomi la mano tremante.

"Brooklyn, il piacere è tutto tuo" rispondo con un sorrisino afferrando la mano.

"Vi conoscete?" Chiedo alla stupida ragazza che mi stava di fianco.

"Sì, avevamo il corso di Inglese insieme, ricordi?" Risponde gesticolando.

"Aaah! No, non mi ricordo. Comunque non è stato un piacere conoscerti!" Saluto Michael.

"Ciao Mickey, chiamami" sussurra l'ultima parola pensando che io non la senta.

Lui le risponde con l'occhiolino e poi sparisce tra la folla. Io ed El continuiamo a girovagare e il silenzio tra di noi è troppo fastidioso.

"Mi dispiace per prima" le dico guardando le miei scarpe.

"Non preoccuparti, ci sono abituata" risponde abbracciandomi.

Non sono mai stata brava a scusarmi o a fare la "ragazza dolce o tenera". Mi è costato molto chiederle scusa e lei lo sa bene.

*-*-*-*

Voilà il primo capitolo! Non mi piace iniziare le storiecon "Ciao, mi chiamo Brooklyn..."
Quindi ho pensato di fare così.
Non mi aggredite please o come dice una persona che conosco "per plis"

Come una rosa senza spineDove le storie prendono vita. Scoprilo ora