ᶠᵒʳ ᵃ ᵇᵉᵗᵗᵉʳ ʷᵒʳˡᵈ

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Il suo numero lo aveva, e gli aveva assicurato che lo avrebbe chiamato presto ma nonostante questo passano i giorni, le settimane e i mesi e di Natasha – del suo clone – nessuna traccia

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Il suo numero lo aveva, e gli aveva assicurato che lo avrebbe chiamato presto ma nonostante questo passano i giorni, le settimane e i mesi e di Natasha – del suo clone – nessuna traccia. Un giorno di primavera, James viene avvicinato da una vecchia conoscenza. Il capo della Task Force Everett Ross, che a Berlino lo aveva rinchiuso in una cella in vetro trasportabile. "Seppelliamo l'ascia di guerra. Sono qui per una tregua".

"Non vorrei essere così diffidente, ma me ne sono capitate tante ultimamente quindi devo essere sicuro che è davvero lei...". Ross non comprende le sue parole.

"Avanti, mi dica qualcosa che solo il segretario a capo di una Task Force dell'antiterrorismo saprebbe". L'uomo dai capelli grigi diradati si porta le mani nelle tasche dei pantaloni, per poi schiarirsi la gola.

"Bene, allora sei stato prelevato a Bucarest dopo aver causato un incidente. Quel giorno c'era il tuo amico Steve con te, e il re T'Challa che era arrivato sul posto per eliminarti. Ti abbiamo portato a Berlino, dove ti abbiamo tenuto sotto custodia per farti fare una seduta psicologica con il nostro dottore di fiducia. Alla fine Helmut Zemo ha preso il suo posto e...". Bucky agita la mano.

"Va bene, mi fido. Cosa ci fa a Brooklyn un membro della Task Force alleato del re T'Challa?".

"Ho visto cosa tu e Wilson avete fatto con i Flag Smashers. Ve la siete cavata piuttosto bene, anzi direi molto bene. Mi sono quasi sentito in colpa ad avervi arrestato qualche anno fa... dov'è il tuo partner adesso?".

"Da qualche parte, a salvare il mondo" James fa spallucce, offrendogli una birra. Everett rifiuta. "E tu?" lui gesticola, guardandosi intorno. L'appartamento non sembra nemmeno abitato. Gli scatoloni vuoti giacciono ancora negli angoli della stanza. Il letto è disfatto. Diversi scatoli del latte gettati nella spazzatura. "Ti sei ritirato?".

"Più o meno. Non ho ancora trovato me stesso".
"Permettimi di darti una mano". James si mette a braccia conserte. "In che modo?".
"Ho bisogno di una mano a Berlino. Sharon è stata riabilitata ma ha deciso di non tornare al suo vecchio lavoro. Cerco qualcuno che la rimpiazzi".

"Nah, non lo so. Non so se sarei in grado. Non ho mai..." Ross gli dà una pacca sulla spalla che lo fa sussultare. "Avanti. Sei un ex sergente, migliore amico del grande Captain America...".

"Non pensava questo di me quando mi ha trascinato ammanettato in una delle sue celle".
"Touchè" Ross raggiunge la finestra, e guarda il paesaggio sollevando lo sguardo verso il cielo.

"Brooklyn è affascinante, ma un uomo con le tue abilità è sprecato in questo posto dimenticato da Dio..." torna con gli occhi sull'ex soldato, ammiccando. "...posto fisso, un ottimo compenso. Avresti una scusa per poter usare quelle abilità ricercate dai diversi agenti segreti di cui ho fatto la conoscenza. Dimmelo tu, James. Preferisci combattere per un mondo migliore o continuare a vivere come un veterano in pensione?".

Lui sembra rifletterci su. Accetta un biglietto da visita da parte del suo ospite. "Credimi, se dovessi accettare non te ne pentirai. Salutami Wilson. Spero di sentirti presto". Ross si dissolve dietro la porta, lasciandolo con più domande del solito. Un grande punto interrogativo. Questo era la sua vita una volta tornato dal Wakanda. Alla fine del mese decide di fare un tentativo. Si sposta in Germania, e arrivato nell'edificio che lo ha tenuto prigioniero per l'attacco a Vienna, viene scortato nell'ufficio di Ross che lo accoglie a braccia aperte.

𝐁𝐨𝐫𝐧 𝐭𝐨 𝐛𝐞 𝐭𝐡𝐞 𝐖𝐢𝐧𝐭𝐞𝐫 𝐒𝐨𝐥𝐝𝐢𝐞𝐫 | Libro TerzoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora