Capitolo 7: Omnia cum tempore.

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Omnia cum tempore è una locuzione latina che significa letteralmente:
"ogni cosa a suo tempo."
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Una brava donnina di casa, lei non lo era proprio mai stata.
Ci aveva provato, sua madre, ad educarla come si confà ad una signorina della sua età, o così aveva affermato lei, ma Y/N era dell'idea che passare le giornate a giocare ai videogiochi o a leggere i suoi amatissimi libri, fosse senz'altro più divertente e, soprattutto, istruttivo.

Si potevano imparare così tante cose, leggendo, si potevano vivere così tante vite e avventure, che perdere tempo dietro alle buone maniere le sembrava decisamente un atto di egoismo verso la sua stessa persona.

Che cosa se ne faceva di sapere come dovrebbe essere accolto un ospite in casa? Non poteva, più semplicemente, guardarsi intorno e capire da solo dove fossero collocate le varie stanze?
Il mondo sarebbe stato un posto più felice, se tutti si fossero limitati, come Sawamura Y/N, ad illustrare il minimo indispensabile, senza bisogno di tante cerimonie.

Nel suo stato di evidente ubriachezza poi, fece addirittura fatica ad elencare le poche cose che si sentì in obbligo di dire al gufo: fortunatamente Bokuto era alla mano quanto lei.

«Cucina e sala da pranzo.»
Y/N indicò con l'indice della mano destra la stanza che si intravedeva dall'ingresso, togliendosi nel frattempo le scarpe, barcollando pericolosamente.

«Quella porta che vedi è il bagno.»
Mimò con un cenno della testa la porta di legno bianco in fondo a sinistra, imprecando quando, per togliersi lo stivaletto di destra, perse nuovamente l'equilibrio: fortunatamente, il capitano della Fukurodani era pronto a riprenderla.

«Arigatō
Stava iniziando a piacergli, il fatto che Y/N fosse talmente ubriaca da non essere in grado di reggersi su una gamba sola senza rischiare di cadere: era un ottimo modo per avere maggior contatto fisico con lei.
Avrebbe potuto, e voluto, continuare a cingerle la vita per l'intera notte, pur di sentire il suo corpo così vicino al suo.

L'unica preoccupazione di Bokuto era, dal profondo del suo cuore, l'effetto che quello stesso corpo avrebbe potuto provocargli, a lungo andare, in mezzo alle gambe.
A quello, quando si era catapultato fuori dalla macchina del suo vice, non aveva minimamente pensato: poteva essere potenzialmente un problema, dato che avrebbe dovuto passare con lei tutta la notte.

Non aveva certamente intenzione di passare per un depravato, non l'avrebbe toccata neanche con un dito senza il suo consenso, ma inevitabilmente la sua mente aveva cominciato a fantasticare su di lei già una settimana prima, dopo averci ballato insieme.
Era stata fin troppo provocante, quella notte, aveva strusciato il suo corpo troppo sensualmente contro quello di lui, Bokuto aveva accarezzato le sue forme e adesso gli sembrava impossibile dimenticarla, impossibile frenare pensieri poco casti ogni qualvolta se la trovasse vicina.

In quel momento, mentre la teneva saldamente per la vita, con il fondoschiena a pochi centimetri dal suo inguine, avrebbe solamente voluto tirarla bruscamente a sé, sollevarle il mento con una mano per baciarla con foga, e contemporaneamente infilare l'altra nei suoi pantaloni.
Cazzo, quando gli sarebbe piaciuto vedere quella gatta miagolare per lui.

«Bokuto-san, puoi lasciarmi adesso.»
Come una bolla di sapone, i suoi desideri svanirono nella sua testa, riportandolo alla realtà: la mollò immediatamente, sperando che non si fosse accorta del fatto che avesse appena iniziato ad avere un'erezione.

«Gomen, mi stavo addormentando in piedi.»
Tentando di sdrammatizzare e nascondere il suo problemino, Bokuto scoppiò in una delle sue fragorose risate, grattandosi nervosamente il collo.

Omnia vincit amor [BokutoxReader]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora