Fallito ogni tentativo di sistemare il Puntafatti per conto nostro, non ci restò che recarci direttamente da colui che lo aveva ideato e costruito: Oraffermo Ornego. Potreste suggerire, amabilissime Dame e avvedutissimi Messeri, che questa scelta fosse fin dapprincipio la più ovvia e semplice, e che fossimo stati degli stupidi a non dirigerci da lui subito, sprecando inutilmente tempo prezioso; ma la descrizione che segue vi chiarirà i motivi della nostra titubanza, e vi farà comprendere perché soltanto l'accesissimo timore del totale fallimento ci convinse infine ad entrare nelle terre di Continuo.
Famoso era infatti il terrore che stringeva questi luoghi, sì che chiunque avesse potuto traversarli per accorciare il proprio viaggio, comunque avrebbe preferito allungare il tragitto di molte miglia pur di non varcarne i confini. Su una piana asciutta e scevra di colori, solitarie case di legno, con tetti di pagliericcio, ospitavano magrissimi villici. Di qua e di là, tra spaventapasseri squassati da becchi troppo voraci, vari strumenti di tortura davano mostra di sé: gogne coperte di sangue e urina, cavalletti con cinghie, forche sbilenche, ruote chiodate ed enormi vergini di ferro; intra gli oggetti del massacro, molti corpi penzolavano impiccati, mai onorati della sepoltura, e folli scabbiosi si dimenavano da strette gabbie sospese, col mordacchio sul volto a frenarne le urla e gli sputi. In mezzo a tanta miseria, due grandi molossi, a malapena trattenuti dalle catene, si azzannavano per un sorcio morto, capitato in prossimità delle loro grinfie.
«Non saremmo mai dovuti venire» sussurrò Bastonazz, che aveva perso il suo coraggio e quasi tremava.
Nessuno di noi gli rispose, tanto era secca le gola e nera di presagi la mente, che solo camminavamo, con le mani lungo i fianchi. Un bambino smunto e sporco, senza capelli, storse la testa eccessivamente larga, osservandoci famelico; più innanzi, dietro ad un recinto, una vecchia coi capelli rigidi come giunchi defecava, fissandoci pure lei.
«Dista molto?» chiese flebilmente Bastonazz, che s'appigliava alle parole per darsi conforto di quel grigio spettacolo. Ma l'Alchimista lo guardò soltanto, e con la mano fece cenno di fermarsi: qualcosa era in arrivo.
Un lieve vento sollevò la polvere, e la cenere di antichi fuochi; un rumore di zoccoli si spanse, e subito il bambino rientrò in casa, e la vecchia pure. Nel vuoto ch'era rimasto, cinque sagome di cavalieri comparvero, angosciose sopra ogni altra. Fin da lungi, m'avvidi che essi montavano degli ippari; antenati dei cavalli, erano stati in passato le cavalcature predilette dai sovrani e dai principi, ma, storpiati dalla forsennata ricerca d'una corporatura perfetta tramite brutali accoppiamenti, essi risultavano, ai nostri giorni, mostruosi ed abominevoli: le zampe ricurve, due protuberanze sul dorso, a ricordare le splendide ali che avevano un tempo, il muso ammaccato, con occhi sgranati, quasi d'uno ch'abbia versato molte lacrime.
Coloro che li cavalcavano erano, se possibile, ancor più tremendi: quattro erano militi con l'armatura vermiglia, eccetto per una spalliera ed alcune piastre, ch'erano nere; portavano delle aste, terminanti in un tridente su ambo i lati, e di entrambi i tridenti il rebbio di mezzo era il più lungo; del quinto cavaliere, che veniva dietro, scorsi solo la veste da Predicante, anch'essa d'un rosso scuro come il sangue raggrumato.
«Tenete pronte le armi» comandò Cil, che pure preparò un pugnale, al quale mai aveva messo mano prima, forse fornitogli da Bastonazz.
I cavalieri ci accerchiarono, e presero a puntarci i loro tridenti. Osservai più da vicino i soldati e vidi che, al centro della spalliera, essi recavano il simbolo che per lungo tempo avevamo cercato sopra gli Artefatti: il simbolo degli Dei.
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Artifacta - La Cerca degli Artefatti
AventuraUno sparuto gruppo di avventurieri si mette in viaggio alla ricerca dei mitici Artefatti... vi aspetta una storia fantasy a metà tra la satira e la parodia, tutta da ridere 😂 Se volete, potete ascoltare l'audiolibro dei Capitoli sul mio canale YouT...