Space Oddity

232 23 125
                                    

The stars look very different today

*

Rebecca era seduta alla scrivania con le cuffie sulle orecchie, in pigiama, guardando spezzoni di film sullo schermo del computer e prendendo appunti su un quaderno, quando sentì un ticchettio dalla finestra durante una pausa fra due scene. Sfilò le cuffie e si voltò, pensando a qualche animaletto volante che avesse sbattuto sui vetri, ma il rumore si ripeté subito dopo e Rebecca capì che qualcuno stava tirando dei sassolini contro la finestra.

"Ma cosa..."

Si alzò, aprì le ante e si affacciò dal davanzale, per vedere Savino, in piedi nel viale sottostante, che si preparava a gettare un altro sasso.

"Becca!" esclamò il ragazzo, lasciando cadere per terra una manciata di ghiaia e agitando le braccia.

"Savi', ma sei scemo?" ribatté lei. "Che cavolo mi tiri i sassi sulla finestra? Che siamo, negli anni Ottanta? Magari me la rompi pure. Mandami un messaggio, se mi devi dire qualcosa!"

Savino allargò le mani. "Non posso!" rispose. "Mia madre mi ha sequestrato il telefono."

"E te pareva!" disse Rebecca, alzando gli occhi al cielo. "Allora potevi farmi un urlo da là sotto..."

"L'ho fatto, ma non rispondevi!"

"Avevo le cuffie."

"E allora vedi che dovevo tirarti i sassi sulla finestra?"

Rebecca mandò un verso di frustrazione e fece la scena di mettersi le mani fra i capelli. Però le venne da sorridere: trovare Savino sotto casa sua a quell'ora era una sorpresa stranamente gradita.

"Senti, che stai a fa'?" chiese lui. "Ti va di scendere? Fare due passi?"

"Sto lavorando al film." Mi ci sto rompendo la testa sarebbe stata una risposta più appropriata, in effetti.

"Fai pausa!" suggerì Savino. "Altrimenti, posso aiutarti a girare un paio di scene. Come te pare, guarda. Però devo stare fuori casa per un po', altrimenti ai miei e a mi' sorella finisce che je tiro qualcosa in testa."

"Sei sempre il solito drama king, Savino Moretti," sentenziò Rebecca, con aria di sufficienza. Stava per dirgli che sarebbe scesa a raggiungerlo (una pausa non poteva farle che bene), ma in quel momento sollevò lo sguardo sul limpido cielo scuro che ricopriva la città come una coperta e nella sua mente balenò, con perfetta spontaneità, un'idea che non era stata preceduta da alcun preambolo.

"Aspettami davanti al portone," disse. Savino annuì. "Mi vesto e arrivo."

Rebecca chiuse le imposte e si toccò la cima della testa, accorgendosi in quel momento di avere i capelli legati in un nodo disordinato, con un paio di ciocche che già iniziavano a sfuggire dalla crocchietta. Bello spettacolo che aveva offerto al suo vicino di casa! 

Rapida, diede qualche colpo di spazzola e si fece la coda; infilò un paio di jeans, un maglioncino, le scarpe e il cappotto, poi frugò nell'armadio e tirò fuori il sacco a pelo dei tempi degli scout, debitamente arrotolato nel suo sacchetto di tessuto con i lacci. Rimase un momento a pensare di fronte alle ante spalancate e decise di prendere anche la sua felpa più calda, quella arancione con zip e cappuccio. Infilò le chiavi e il telefono in tasca, annunciò ai suoi che andava a fare qualche ripresa per il film e uscì.

Scese le scale a passi rapidi e leggeri, con il sacco a pelo che pendeva da un polso e la felpa arancione sottobraccio. Aprì il portone e trovò Savino, con le mani affondate nel giacchetto di jeans e i suoi soliti capelli biondi spettinati-apposta.

Una playlist per la fine del mondoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora