Capitolo 34.2: Continua a cercare, Sanem!

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Sono ancora qui, nel pieno di una riunione, per lavorare a quelle meravigliose creme, che le mani della donna che amo hanno creato

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Sono ancora qui, nel pieno di una riunione, per lavorare a quelle meravigliose creme, che le mani della donna che amo hanno creato. Il nome ormai è stato scelto. Sarà "Sanem", il nome più bello al mondo.
Cammino avanti e indietro, giocherellando con le mie pietre di luna e pensando ad un modo, per pubblicizzare un prodotto così sublime, da essere unico al mondo. Sono le creme di Sanem, serve qualcosa di grandioso, meraviglioso, come lo è lei.. Pensa, Can! Pensa!
D'un tratto, puntando lo sguardo lungo il viale, ecco che vedo mio padre, in compagnia della Signora Mihriban. Si tengono per mano, come due adolescenti innamorati, raggianti e stupendi.
Papà, alza una mano richiamando la mia attenzione, mentre lei, mi sorride felice. Sorrido ricambiando quel saluto, vedendo mio padre così felice, come mai l'avevo visto prima d'ora.
Mi fa segno di raggiungerlo un minuto, e chiedendomi cos'abbia da dirmi, annuisco alla sua richiesta. Lo vedo incamminarsi verso casa e, dopo aver comunicato ai miei amici di continuare pure a lavorare, e che sarei tornato tra qualche minuto, raggiungo mio padre.

Entro nel giardino di casa e da lontano, vedo mio padre seduto all'ombra del patio, a godersi quella leggera brezza che sembra quasi inesistente.
Mi avvicino lui, prendendo posto sul divano, intorno a quel tavolo basso, chiedendomi cosa voglia dirmi.
«Figliolo, io e Mihriban andremo presto giù in città per fare degli acquisti. Hai bisogno di qualcosa?» mi chiede premuroso, con un dolce sorriso dipinto sul volto. «No, papà. Grazie per il pensiero, ma non ho bisogno di nulla al momento!» rispondo grato.
Papà controlla l'ora sul suo orologio da polso e sospirando, dichiara che è ancora presto per andare. Mi invita a restare ancora un po', desideroso di fare due chiacchiere con il sottoscritto e così, non potendo redimermi da quella richiesta, resto seduto, pronto a passare ancora qualche minuto in sua compagnia.
La Signora Mihriban, con il suo sorriso gentile e garbato, esce di casa con un vassoio tra le mani, portando con se tre bicchieri di limonata fresca e la sua immancabile allegria. Prende posto accanto a mio padre, invitandoci a bere qualche sorso, per combattere l'arsura che questo caldo asfissiante sembra portare.
«Sai, oggi ho lavorato la terra, figliolo!» dice fiero di se stesso mio padre. «Ma davvero, papà?» chiedo divertito, immaginandolo sporcarsi le mani. «Certo, loro indossano dei vestiti adeguati, quindi è tutto più semplice! Guardami, sono un disastro, figliolo!» mi dice, mostrandomi le macchie di terreno sui suoi pantaloni chiari, poco adatti per affrontare quel tipo lavoro.
Sorrido divertito nel vederlo così raggiante, mentre Mihriban, sorridente e sorpresa quanto me, mi racconta che, dopo essersi macchiato i pantaloni, mio padre ha preteso di avere la stessa tuta da lavoro della signora Mihriban, per poter lavorare in tranquillità.
Mio padre conferma quelle parole, guardando la sua Mihriban con lo sguardo pieno d'amore e Mihriban, per tenere a freno l'entusiasmo di mio padre, gli dice che andranno a comprarla. Hai capito il Signor Aziz?! Chi l'avrebbe mai immaginato un giorno!
«Il Capitano Aziz è diventato un contadino!» dico, per prenderlo in giro e lui, come spesso succede, mi sorprende con la sua risposta, del tutto inaspettata: «Per amore!».
Sorrido a quelle parole, pensando che l'amore sia davvero capace di cambiare le persone e che ti induca a diventare, in chissà quale modo, una persona migliore.
«Non vorresti lasciare il mare, e diventare un contadino per amore?» aggiunge lui, mentre la Signora Mihriban, mi lancia un'occhiatina, che mi lascia in qualche modo in imbarazzo davanti a quelle parole, mentre mio padre sorride felice. Ho già lasciato il mare papà.. L'ho lasciato per lei, per il mio unico e immenso amore.
«Ad ogni modo, noi andiamo in città! Sei sicuro che non ti serva qualcosa?» chiede ancora mio padre. «No, grazie!» rispondo certo.
Papà mi dice che farebbe meglio a cambiarsi d'abito, poiché hanno deciso di passare da Emre per congratularsi con lui e augurargli buona fortuna per il suo nuovo lavoro.
Gli dico che è un ottima idea e, pensando a mio fratello costretto a lavorare per una concessionaria di auto, mi rende preoccupato in qualche modo.
«Ho parlato con Emre.. Gli ho detto che avrei potuto parlare con qualcuno, per trovare qualcosa di più adatto a lui, ma non ha voluto!» confesso preoccupato. «Penso che voglia cavarsela da solo, quindi attento a ciò che dirai..» aggiungo infine, pensando alla reazione che possa avere Emre, se continueremo ad insistere in questo modo.
«Va bene, figliolo! Io sono suo padre, me ne occuperò io! Tu prenditi cura di te stesso, hai molti problemi..» dice lasciandomi in silenzio a pensare a quante cose sono successe, da quando sono qui.
I miei occhi incrociano quelli di Mihriban, una donna speciale, con lo stesso animo candido e puro, come quello di Sanem. Una donna straordinaria, che ha accolto lei, nei momenti in cui era a pezzi a causa mia. Una donna che ha accolto me, nonostante la sua titubanza nell'avermi qui, così vicino alla donna che non ha mai abbandonato il mio cuore, dopo essermene andato e aver lasciato che soffrisse. Una donna piena d'amore, che ha saputo ricucire le ferite di un uomo tutto d'un pezzo come mio padre, portandolo alla vita, dopo che la vita stessa gli si era messa contro.
Mi sistemo meglio sulla poltrona, protendendomi verso di lei e guardando i suoi occhi gentili, le parlo con il cuore in mano.
«Signora Mihriban, se siamo così tranquilli qui, è soprattutto grazie a lei e alla sua ospitalità! Grazie mille davvero!» le dico, grato per aver incontrato un'altra anima buona e pura.
«Cosa dici, Can? Grazie a te!» risponde gentile, scambiandosi uno sguardo dolce e imbarazzato con mio padre, che prontamente le sorride accarezzandole il dorso della mano.
Mihriban, ancora in imbarazzo, prende il suo bicchiere ormai vuoto, dicendoci che andrà a prendere altra limonata per lei e, cortese come sempre, ci chiede se ne desideriamo un altro po' anche noi.
Papà le dice di no, osservando il suo bicchiere ancora pieno ed io, rifiuto gentilmente la sua offerta, non desiderando nient'altro.

GOCCE D'AMBRA (SOSPESA)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora