2- Dove si legge dell'utilizzo che ne fanno i proprietari dei loro regali.

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Un sole splendente e vanitoso si specchiò sulle finestre di casa Nobile.

Devo dire che anche io sono rimasta sorpresa quando ho scoperto che quell'insieme di legna umida, poco buona anche per farci un bel fuoco, aveva delle finestre, ma poi ho scoperto che erano un disegno.

Il pugnetto del piccolo Sole teneva ben saldo quel flautino colorato. Questo fino a poco prima dell'alba. Infatti, il piccolo Sole, si era svegliato prima di tutti ed era corso fuori a vedere l'alba. Essa fu la più bella di tutte, fu talmente emozionante che ispirò il piccolo flautista e lo spinse a comporre un brano. Un brano molto semplice ma molto grazioso. Così, con la penna in mano, i colori caldi dell'alba e la pace e la tranquillità della città, il piccolo Sole dimenticò di essere povero, dimenticò di essere affamato, dimenticò di essere sfruttato, dimenticò tutto. Oh come doveva essere piacevole per quel bambino, alleggerirsi di tutti quei pesi che tanto male gli procuravano. Quell'istante non sarebbe mai dovuto finire! Ma finì.

Il signor Nobile e suo figlio si avviarono al loro lavoro.

Stranamente questa giornata, faticosa e cupa come di solito è, si presentò splendente ed armoniosa. Non poteva essere altrimenti, il Piccolo Sole passò tutto il giorno a soffiare ed a chiudere i buchi del suo amato strumento. Forse non passo esattamente tutto il giorno a fare ciò che avete poco prima letto. Piuttosto suonò tra una pausa e l'altra, suonava proprio bene.

Suonò una campana. Era mezzogiorno. Era l'ora dello spacco. Uscirono tutti dalla cava nella quale lavoravano per dirigersi in una sudicia mensa dove avrebbero mangiato un pasto portato da casa per quei pochi che a casa avevano del cibo. Per chi non ne aveva delle cuoche li aiutavano offrendo loro delle minestre gelide piene di non si sa cosa, i capelli erano di sicuro l'ingrediente principale. Il piccolo Sole rimase nella fredda cava, seduto per terra, forse non si era accorto della campana, forse non voleva sapere se le cuoche avessero i pidocchi nella cupa mensa. Ma ad ogni modo, qualsivoglia fosse il motivo per cui non si mosse da dove si trovava, il piccolo rimase dov'era, a suonare.

Un'ombra apparve sulla soia della "porta" del luogo in cui si trovava il musicista in miniatura.

Spalle larghe, testa non troppo grande, pelata, una figura grossa ma familiare al piccolo sole. Bastò avanzare d'un passo. La fioca luce che illuminava la grotta eliminò l'ombra che avvolgeva come un velo soffocante la figura del signor Edmondo, il datore di lavoro del signor Nobile e figlio.

Il minuscolo lavoratore lasciò il flauto su di una piccola roccia situata proprio accanto a lui e corse ad abbracciare il signor Edmondo, il quale ricambiò con un dolce e sincero sorriso.

Il signor Edmondo. Che gran signore! Forse l'unico datore di lavoro buono ma severo che potesse esserci. Egli conosceva molto bene il signor Nobile ed amava profondamente il piccolo Sole. Gli si spezzava il cuore a vederlo lavorare così piccolo, ma non poteva farci niente. Quel flauto però, gli offriva l'occasione di cambiare il destino del piccolo lavoratore! Su Edmondo, salva il ragazzino! pensò e si avvicinò lentamente.


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⏰ Ultimo aggiornamento: Apr 11, 2015 ⏰

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