[1] Il dolore del ritorno

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Dodici anni prima



Anche se ho ancora le chiavi di casa suono al campanello e rimango in attesa.

Il vecchio Richard apre la porta con aria annoiata. Dopo qualche secondo di sgomento grida: «Can, per la miseria, non ti stavo riconoscendo!»

«Tu invece in sei anni, non sei cambiato di una virgola. Cloe ti tratta troppo bene»

Ci abbracciamo con calore.

«Proprio l'altro giorno stavamo parlando di te. Appena vedrà che sei tornato! Oh, ma vedrai, vedrai come sarà contenta»

Sorrido, coinvolto dal suo entusiasmo.

Fa per prendere la tracolla del mio borsone. «Dai a me» glielo lascio prendere sapendo che per lui è un vero piacere. Si fa da parte per farmi entrare «Allora, questa volta ti fermerai per qualche giorno?» chiede.

Faccio spallucce, mentre lascio vagare lo sguardo dentro casa «Non lo so, il tempo di sbrigare alcune cose.»

Mi da una pacca sul braccio, «Cloe, impazzirà.»

«Ma, adesso dov'è?»

«È andata a fare la spesa, non dovrebbe tardare»

Zoppica un po', così rallento il passo per stare al suo.

«Vi ho portato dei regali, spero vi piacciano»

«Ormai Cloe, ne ha fatto una collezione delle statuine africane che ogni volta le spedisci. Devi vedere come si vanta con le sue amiche.»

«Ne ho trovata una veramente particolare. Le piacerà di sicuro.»

Saliamo al piano di sopra. Lancio una rapida occhiata in fondo al corridoio e improvvisamente mi sala una tristezza infinita.

«Ecco qua...» apre la porta della mia stanza. «Come vedi, è rimasto tutto come l'avevi lasciato. Pensa che Cloe è l'unica che entra per far le pulizie, ha paura che qualcuno possa spostare le cose»

Sorrido, vedendo che veramente è tutto come una volta. Il letto matrimoniale di fronte alla finestra, la cabina armadio in vista e la mia scrivania con il computer e la console della play che è vecchia rispetto alle ultime uscite in commercio.

Richard sposta le tende, facendo entrare la luce del sole. Lascio il borsone sul tappetto e mi avvicino alla vetrata, da dove si ha la vista sulla piscina e sul parco. Sospiro, sentendo dentro di me ancora quella malinconia.

«È bello tornare a casa, eh?!» chiede Richard, portandosi al mio fianco.

«Lui...» deglutisco, «Dov'è?»

Nella fronte di Richard compare una profonda ruga. «Ultimamente, lo vediamo tre, massimo quattro volte al mese. È sempre in giro per affari...»

«Già, affari» ripeto con amarezza.

«Ragazzo mio, so che ti è difficile da...»

Lo guardo di traverso e lui si ferma, sa che non voglio che nessuno mi dica come comportarmi con mio padre. «Lui per ora non sa che sono qui, e preferirei che non lo sapesse. Mi basterà vederlo alla lettura del testamento»

Annuisce con un cenno.

Sentiamo chiudersi la porta d'ingresso.

«Richard! Dove sei? Vieni ad aiutarmi con la spesa»

A grandi passi esco dalla stanza e mi affaccio alla ringhiera con un largo sorriso. Cloe, alza la testa di scatto e appena mi vede grida euforica.

«Oh, Can! Ma che...» Si porta le mani alla bocca, «Che razza di sorprese fai?! Mi vuoi far crepare prima del tempo?»

Ti voglio,  ma...Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora