Capitolo 8: Quod oculus non videt, cor non desiderat.

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Quod oculus non videt, cor non desiderat è una locuzione latina che significa letteralmente:
"ciò che l'occhio non vede, il cuor non desidera."
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⚠️Credo di dover definire questo capitolo leggermente lime⚠️


Quel mercoledì tre dicembre, c'erano solamente due luci ad illuminare una delle villette a schiera che adornavano uno dei quartieri più tranquilli della città metropolitana di Tokyo.

Una delle due era al piano inferiore e, data l'intermittenza dei colori, ora più chiaro, ora più luminoso e il momento dopo più tetro, doveva quasi certamente provenire da un televisore acceso: il padre di Y/N se ne stava comodamente sdraiato sul divano del salotto in compagnia di un thriller dalla trama intrigante e coinvolgente.

Era ben contento di aver trasmesso quella passione per i misteri irrisolti ai due figli: il maggiore, Daichi, aveva sempre sostenuto, fin da bambino, di voler intraprendere la strada delle forze dell'ordine proprio per poter partecipare anche lui, un giorno, alla risoluzione di un caso.
Y/N, invece, asseriva che risolvere rebus anatomici, ricercando la cura migliore per una patologia di qualche tipo, fosse nettamente più interessante dei gialli in cui, tuttavia, amava immergersi con la lettura.

Era proprio dalla camera da letto di quest'ultima, che proveniva la seconda luce: la stanza del piano superiore era rischiarata da una flebile lampada posta sulla scrivania, direzionata su un quaderno fitto di schemi e mappe concettuali riguardanti un periodo storico talmente lontano dal suo, che Y/N faceva fatica a figurarselo.

Aveva cenato in fretta e furia, accampando un paio di scuse verso suo padre, che inutilmente aveva cercato di intrattenere una conversazione con la figlia: da almeno un paio di mesi la sua dolce bambina era diventata meccanicamente schiva.
Le era sembrata così entusiasta, all'inizio dell'anno scolastico, soprattutto da quando era diventata la manager della squadra di pallavolo.
In quel periodo le serate venivano trascorse tra racconti e risate, con un entusiasmo tale da trasportarlo nuovamente in quelli che erano stati i suoi anni di liceo; mentre adesso la vedeva giusto il tempo del pasto, prima che corresse su per le scale come se ne dipendesse la sua stessa vita.

Non era intenzione di Y/N evitare così deliberatamente suo padre, ma da settembre il suo umore era andato via via in discesa: la causa principale era il brusco allontanamento da Kuroo, l'amore non corrisposto e non dichiarato che si ostinava a nascondere e che, quasi lo facessero apposta, tutti si premuravano di ricordarglielo.

«Quel ragazzo...Kuroo, come se la sta passando in vista dei nazionali?»
Neanche un mese prima suo padre aveva avuto l'accortezza di farle quella semplice domanda, noncurante che due giorni antecedenti lei avesse appreso della sua relazione con quella studentessa della Nohebi.
Così aveva sbuffato sonoramente, sbattuto le posate sul tavolo, ed era corsa in camera sua senza farsi vedere per almeno tre ore.
Da quel giorno il signor Sawamura aveva evitato totalmente di parlare del club di pallavolo: non ci voleva un genio per capire che tra sua figlia e il corvino dovesse essere successo qualcosa.

«Y/N-chan hai visto Kuroo?»
Questa, invece, era una domanda che purtroppo non poteva in alcun modo evitare: che fosse Lev, Taketora, il piccolo Yūki o il coach Nekomata, tutti sembravano essere convinti che lei e il suddetto capitano vivessero in una specie di simbiosi.
A quanto pareva, davano per scontato che lei dovesse sempre sapere dove diavolo si trovasse.

Il telefono vibrò dal comodino accanto al letto.

Y/N trovava rifugio nello studio e quella sera, più che mai, era decisa a finire il programma di quella parte di storia, nonostante il professore non avesse ancora terminato di spiegarlo in classe.
Mancava ormai un mese ai nazionali e lei sapeva bene che, una volta iniziate le vacanze natalizie, non avrebbe più avuto modo di recuperare lo studio.

Omnia vincit amor [BokutoxReader]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora