[6] Smettila di pensarci

1.2K 122 16
                                    

"Sai cosa significa la parola: EVITARE? A quanto pare no, visto che sei ancora qui."

Saluto Evy mentre mi siedo nel solito punto sopra la staccionata. Ieri sera sono andato a bere una paio di birre con degli amici. Sono rientrato tardi, ero stanco e assonnato, ma il primo pensiero prima di addormentarmi è stato per lei, e lo stesso al mio risveglio. Stamattina non sono nemmeno andato a correre, sono venuto direttamente qui. Per mezz'ora rimango attento ai suoi movimenti, conosco così bene il suo percorso che noto perfino gli sbagli che fa, e capisco a cosa si riferiva con gli step 3 e 4. In quel punto rimane sempre un po' rigida e il cavallo sfiora sempre lo zoccolo posteriore destro. Quando prova a correggersi si sbilancia in avanti e gli zoccoli anteriori toccano l'asta.

Finisce, e, prima che possa avvicinarsi, vado via.

"Basta, domani non succederà. Ho deciso! Non troverò nessuna scusa"

L'indomani...

Mi appoggio ansimante alla staccionata, ho corso più velocemente per paura che fosse già andata via. Maledizione, solo ora mi accorgo di essere un'idiota. Prima ancora che possa accorgersi di me, scappo come un codardo.

Faccio la doccia e vado di sotto per farmi un panino.

«Ehi! Ci sei?»

Mi sorprende di sentire la voce di Evelyn. Mi affaccio dalla cucina e la vedo davanti all'ingresso. Lei fissa per un po' i miei pettorali nudi, poi abbassa lo sguardo imbarazzata.

«Evelyn, come mai sei qui? Se cerchi nonno non...»

«Sono qui per te...» continua a non guardarmi. «Cioè, mi manda mamma per dirti che oggi devi venire a cena. È stanca di ripetertelo» si dondola sui talloni.

«Non voglio disturbare»

Ora fissa il soffitto «Se non vieni con me, sappi che verrà lei e ti farà un discorso luuungo e noioso... ti consiglio di venire con le buone»

Sorrido, «Bè, se la metti in questo modo. Mi metto una maglietta, inizia ad andare.»

«Ti aspetto,» fa un veloce sorriso e mette le mani dietro la schiena in attesa.

Camminiamo fianco a fianco verso casa sua.

«Stamattina non sei andato a correre? Non ti ho visto»

«Emh... sì, ma non mi sono fermato»

«Perché?»

«Perché avevo di meglio da fare»
Dopo che vedo il suo sguardo incupirsi, mi accorgo di averlo detto con tono da stronzo. Ma non l'ho potuto evitare, il modo in cui mi sento quando sono solo con lei mi innervosisce.

Evy scrolla le spalle, ma tuttavia non sembra offesa dalla mia risposta, almeno, non quanto me.

L'indomani, faccio due tiri a canestro con Josh, un amico che ho in comune con Alex, a casa sua.

«Che festa?» chiedo, mentre lancio oltre la sua testa, facendo rimbalzare la palla nel cerchio.

«Shh... Abbassa la voce» si guarda intorno, «La mia festa, cioè, quella che farò da me. I miei vanno via per un week-end» prende la palla.

«Ci sarò.»

«Bene, domani vieni con me, ho ordinato la birra, ho bisogno di braccia forti per caricarla in macchina» Lancia la palla mandandola a segno. «Siamo pari» esulta.

Mi asciugo la fronte con la maglietta. «Facciamo una pausa? Sto morendo di sete»

Entriamo in casa, dove già si respira un'aria più fresca. Attraversiamo l'ampio salone e ci dirigiamo dritti in cucina, da dove arrivano delle risate allegre di ragazze dal giardino. Mi sporgo oltre la vetrata per vedere chi sia e scorgo un gruppo di quattro ragazzine che sono sedute al bordo piscina. Josh apre il frigo e mi passa una birra fresca.

Ti voglio,  ma...Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora