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Ci addormentammo, senza aver fatto di nuovo sesso o parlato. Gli diedi quei soldi solo perché sapevo che Nick se lo sarebbe fatto appena uscito da camera mia.
Erano appena le sei, mi svegliai per il materasso che aveva traballato quando lui si era alzato.
«Dove scappi?» Avvolsi la sua vita con le braccia e lo spinsi sul letto. Non lo feci in modo cattivo, il mio tono era abbastanza scherzoso, ma lui si spaventò tanto da iniziare a dimenarsi.
«Lasciami» lo liberai dalla mia presa e lo guardai, ancora scosso, prendere le sue cose.
Chissà quante cose brutte deve aver passato per aver avuto così tanta paura del mio tocco. Sembrava molto giovane; l'agenzia mi aveva assicurato che erano tutti maggiorenni, ma gli davo a stento 18 anni.
«Posso sapere il tuo nome?» gli chiesi, cercando di metterlo a suo agio.
«Salvatore» rispose seccato.
«Stasera ci sei? Nessuna festa, solo io e te. Mi sei piaciuto ieri sera.»
«Ho un altro cliente»
«Posso pagarti il doppio»
Lui mi guardò, quasi come se fossi pazzo ma vista l'offerta allettante, accettò.
«Allora a questa sera, Salvatore» gli sorrisi quando andò via.
Mi alzai ed andai a vedere in che condizioni fosse il mio appartamento; prostitute e colleghi ubriachi erano ovunque, era quasi difficile non inciampare.
Anche io avevo i postumi della sbornia ed un mal di testa incessante.
Andai in cucina per prendere qualcosa e alleviarlo. Trovai Nick che aveva avuto la mia stessa idea.
«Hey Nick, bella la serata quella di ieri?» gli dissi mentre la medicina si dissolveva nell'acqua.
«La tua sicuramente è stata meglio, hai avuto il più bello. Io ho dovuto ripiegare su quella Russa» indicò una ragazza di media bellezza che dormiva sul divano.
«Allora dimmi, ci sei andato giù pesante?» Mi chiese.
«In realtà no, non abbiamo usato nessun giocattolo e l'abbiamo fatto solo una volta»
«Mi deludi John, solitamente ti diverti di più»
«Lo so, l'ho addirittura pagato per stare tutto il resto della serata con me e mi sono limitato a guardarlo mentre dormiva. Mi rifarò stasera, l'ho invitato a cena» bevvi tutta la medicina in un sorso.
«Quando ti stanchi, passamelo eh» ridemmo insieme e poi mi arrivò una telefonata di lavoro.
Mi misi al centro e gridai a tutti di uscire dalla mia casa, poi risposi. Passai così la giornata, tra il lavoro e i camerieri che avevo assunto per sistemare il disastro lasciato dalla festa.
Ad una, la più fidata, diedi delle indicazioni precise.
«Stefani, potresti farmi un favore? Stasera verrà un mio amico e gradiremmo cenare in terrazzo, quindi devi dire di allestire lì la tavola. Inoltre, appena arriva il mio amico, digli di andare in camera e indossare l'abito che gli ho lasciato insieme ai gioielli. Intesi?»
Lei annuì ed andò a parlare con il cuoco.
Tra una chiamata e l'altra, si fecero le 19:00. L'appuntamento era alle nove, così andai a lavarmi e indossai dei mocassini neri e una camicia, lasciando i primi tre bottoni aperti.
Arrivò Salvatore, Stefani gli disse le mie istruzioni e lui andò in camera. Quando uscì, indossava un vestito lungo di seta argentato, che faceva risaltare il suo gira vita stretto anche senza corsetto, al collo una collana di perle e al polso un tennis di diamanti.
Quando giunse in terrazza, io ero al telefono e chiusi frettolosamente la chiamata, troppo ammaliato dalla sua bellezza divina.
«sempre al telefono eh?» ridacchio e si sedette,
«Posso chiedere cosa fai per poterti permettere tutte quelle feste e questo?» chiese, indicando tutto il mio appartamento che si trovava nel centro di Manhattan.
«Una società di brokeraggio. Pensa che a diciott'anni non avevo nulla, ora a trenta sono tra i più ricchi al mondo» dissi molto fiero.
«Ti sono piaciuti i miei regali?» dissi, guardando ciò che indossava e i gioielli.
«Non posso accettarli come regalo, è troppo» sembrava veramente sincero, questo mi fece molta tenerezza.
Gli sorrisi «I regali devono essere per forza accettati, inoltre solo tu stai così bene con quel vestito»
Le sue guance pallide si tinsero leggermente di rosso per il complimento, fece per ribattere ma arrivò alla prima portata: cocktail di gamberi.
Parlammo per tutta la serata e si rivelò molto simpatico ed intelligente, nulla a vedere con tutti gli altri che mi ero fatto. Aveva qualcosa di speciale.
A fine serata, tirai fuori quello che era successo quella mattina.
«Volevo solo dirti che posso essere fatto e ubriaco, ma non farei mai del male a nessuno, quindi non devi temermi» gli sorrisi e vidi che aveva lo sguardo basso sul piatto di frutta appena finito.
Mi alzai e poggiai, cercando di essere il più delicato possibile, la mano sulla sua spalla.
«Hey, non sono né arrabbiato né altro, mi dispiaceva averti fatto paura»
Lui alzò lo sguardo e ricambiò più timidamente il mio sorriso.
«Non tutti sono dei gentiluomini come te»

Salvatore Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora