Capitolo 55

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Quella giornata era stata così estenuante, che nessuno aveva davvero voglia di andare alla festa. Hannah aveva declinato, avvisando Micol nel tardo pomeriggio. La bionda non aveva nemmeno provato a convincerla, non aveva le forze necessarie per spronare l'amica a partecipare a una stupida festa.

Micol aveva passato il pomeriggio a casa di Nicole, schivando le frecciatine di Wilma e preparando un piano per aiutare Mina. Tutte le idee sembravano stupide e campate in aria, ma le due ragazze non sapevano davvero più dove mettere le mani.

«Sono arrivati Steve e Leo» bofonchiò Nicole, ripassando per l'ennesima volta la sua fidata tinta nude sulle labbra e chiudendo poi la borsetta. Uscirono in fretta, salutando appena i genitori di Nicole e ignorando completamente la sorella, che avrebbero sicuramente rivisto alla festa.

Salirono nell'auto di Leo, che partì a razzo. Era presto, ma tutti e quattro sapevano che avrebbero trovato Mina al locale, probabilmente già ubriaca e appiccicata a Oliver.

«Colin?» chiese Steve, curioso. Colin era sfuggente da mesi, e nessuno riusciva davvero a spiegarsi il motivo. Lui continuava a giustificarsi con scuse a cui, ormai, nessuno credeva più, e avrebbero certamente approfondito se non fosse sorto il problema Mina così prepotentemente.

«Ci raggiunge» spiegò Micol in fretta, perdendosi nella notte oltre il finestrino. Sentiva distintamente gli ingranaggi della sua mente muoversi, le tempie continuavano a pulsare e a niente erano servite le aspirine che aveva mandato giù per alleviare un po' di quel dolore. Non era un dolore fisico, lo sapeva bene. Non sarebbe sparito con un medicinale.

Il parcheggio del Mirror era già stracolmo, come aveva previsto Jim Nelson quando aveva deciso di organizzare quella festa per dare il benvenuto all'imminente primavera. Moonlight era una cittadina fredda, e i ragazzi del posto amavano aspettare trepidanti l'arrivo della stagione tiepida. Micol capì da uno sguardo che in quella moltitudine indefinita non c'erano solo gli adolescenti di Moonlight. Il Mirror aveva da sempre attirato giovani da tutta la regione, e quella festa non faceva certo eccezione.

Avvicinandosi all'ingresso tutti notarono Colin, poggiato al muro accanto la porta, parlare fitto con Lip. Sembravano agitati, nervosi. Sembrava stessero litigando. A Micol si gelò il sangue nelle vene e aprì gli occhi. Si risvegliò da quel sonno profondo che per mesi le aveva nascosto la verità.

Corse verso i due ragazzi senza spiegare nulla al resto del gruppo, che lasciò indietro alquanto interdetto. Arrivò dai due col fiato corto e Lip non poté trattenere un sorriso, vedendola.

«Come sai che è Margot a vendere droga a Mina?» tuonò rivolta a Colin, ignorando Lip.

«Le ho viste al lago, te l'ho detto» si giustificò subito lui.

«Perché eri al lago? Mi avevi scritto che saresti stato a casa tutto il giorno. Che ci facevi al lago?» incalzò lei.

«Che vuoi dire? Di che mi accusi?» Colin si mise subito sulla difensiva, insospettendo ancor di più la giovane Adams.

«Voglio dire quello che ho detto. Come lo sapevi?» sbottò ancora. Colin respirò profondamente. Il padre aveva scoperto tutto, perché continuare a mentire?

«Ero con lei» ammise sconfitto e a Micol non servì altro per capire qualcosa che già sentiva di sapere. Che non voleva ammettere.

Senza aggiungere altro, si scagliò su Lip, cominciando a colpirgli il petto. Era minuta, Lip era molto più grande di lei e quei pugnetti non lo scalfirono. Non gli provocarono alcun dolore fisico. Eppure lo stavano distruggendo. Per l'ennesima volta, la donna che amava dava a lui colpe che non aveva. Incassò quei colpi per un po', la fece sfogare, prima di allontanarla di peso. La guardò negli occhi, e Micol vide un disprezzo che il ragazzo non le aveva mai rivolto.

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