-Capitolo 14

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La Festa Reale Asgardiana di metà inverno era rumorosa, affollata e gentilmente chiassosa. Scarlett era infelice. Rimase al fianco di Lady Frigga dal momento in cui entrarono nella grande sala, sospesa all'ombra della regina e cercando di non essere invadente. Le sue mani continuavano a vagare nervosamente verso la clavicola, dove la leggera e delicata catena d'argento pendeva sulla sua gola, ma si allontanava sempre velocemente quando se ne rendeva conto. Non voleva attirare l'attenzione.

La festa sembrava che potesse durare per sempre. La musica suonava dolcemente e dopo un po' molti ospiti cominciarono a dirigersi verso la pista da ballo di marmo davanti al camino scoppiettante. Scarlett rimase in disparte mentre il re si alzava e offriva la sua mano a Lady Frigga, che la prese con un sorriso pudico e gli permise di condurla verso la pista di pietra liscia. Scarlett si diresse verso un angolo, ancora vicino alla pedana dove la regina si sarebbe seduta per la maggior parte della celebrazione, ma ancora abbastanza lontano che, se era fortunata, nessuno avrebbe...

"Scarlett?"

Lei sobbalzò e si girò, fissandola. Andvari era in piedi dietro di lei, il suo bel viso disteso in un ampio sorriso che quasi faceva vergognare il luccichio delle chiusure dorate del suo mantello marrone.

"Cosa ci fai qui nell'ombra?" chiese giovialmente, allungando la mano verso di lei, "Vieni, fai il primo ballo con me".

Scarlett ingoiò il groppo in gola e un sorriso si fece strada sulle sue labbra mentre gli prendeva la mano.

"Certo, caro".

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Loki fissò le pagine del suo libro per molto tempo senza vedere una sola parola. Alla fine, quando non ce la fece più, chiuse il libro di scatto e si mise in piedi, camminando furiosamente in lungo e in largo per la stanza. Poteva sentire la musica nella sua testa, poteva sentire il tocco morbido della stoffa contro le sue dita, odorare l'agrifoglio che avvolgeva la stanza, vedere il fuoco brillare contro le piastrelle di marmo. Solo che era tutto nella sua mente. Lui non era lì, non poteva vedere...

Si fermò bruscamente, si fermò un momento, fissando lo spazio vuoto davanti a sé. Poi agitò la mano, un gesto quasi noncurante, e una figura si materializzò davanti a lui, vestita di lavanda e argento, i riccioli bruni che brillavano nel bagliore brillante della luce della prigione, gli occhi azzurri penetranti come sempre. Era un duplicato perfetto. Loki la conosceva ormai, conosceva ogni centimetro del suo viso, le sue espressioni, l'impostazione determinata delle sue spalle, la lunghezza delle sue dita delicate. Alzò una mano verso di lei e lei sorrise, sollevando la propria mano per incontrare la sua. Le dita di lei gli sfiorarono il palmo e lui poteva quasi immaginare di sentire le creste dei suoi polpastrelli, anche se in realtà non sentiva proprio nulla. Non c'era nulla da sentire. Era solo un'ombra, una visione che fluttuava nell'aria vuota, e lui si chiese, brevemente, se questo era ciò che lei vedeva, ciò che sentiva quando guardava attraverso le sue illusioni e vedeva la verità sepolta dentro. E si chiese come lei potesse sopportarlo.

Lasciò cadere la mano e l'ombra lasciò cadere anche la sua, sorridendo ancora dolcemente. Il luccichio dei suoi doni pendeva delicatamente su di lei, tra i riccioli sciolti che le incorniciavano il viso e proprio lì contro la clavicola, una manifestazione delle stelle che lei desiderava visitare, ma che credeva essere così dolorosamente fuori portata. Lui allungò la mano e le sfiorò il ciondolo alla gola.

"Le stelle non sapevano dove fossero le loro stazioni..." sussurrò distrattamente.

Il suo sorriso si allargò, ma l'ombra non parlò. Non osava tentare di imitare la sua voce, anche se ormai ne conosceva bene il suono. Lei gli parlava di cose banali e lui si aggrappava alle sue parole in un modo che lei non avrebbe mai compreso appieno, un residuo del mondo da cui era stato tagliato fuori, ma a cui una piccola parte di lui si aggrappava ancora disperatamente, come un uomo che annega si aggrappa a qualsiasi cosa che lo tenga a galla, anche ai resti rotti della barca che lo ha tradito. Ma non osava ricreare quella voce, per paura che una parte di sé la attraversasse e la rovinasse in qualche modo. Che non poteva sopportare.

The Archer // Loki Laufeyson Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora