Prologo

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Grace's pov

Mentre sto cercando le cuffie nel mio zaino, per passare il tempo durante il volo che mi porterà da Milano a San Francisco, mi rendo conto che in una delle tasche si trova una busta bianca che io non avevo mai inserito.

Tirandola fuori mi rendo conto che sul fronte della busta vi è scritto il mio nome e quindi decido di aprirla.

In quella che sembra essere la calligrafia di mio padre, vi è scritto:

"Piccola Peste,

sei cresciuta così in fretta che non me ne sono nemmeno reso conto, volevo solamente farti sapere che sono fiero di te e anche tua madre lo sarebbe se fosse ancora qui con noi. Dopo la sua morte credevo che non ce l'avremmo mai fatta a rialzarci ma tu sei stata la mia roccia, il mio sostegno, e mentre perseguivi i tuoi sogni, sei riuscita anche a farmi rialzare e a combattere insieme a me questa perdita dolorosissima. Sono orgoglioso del fatto che tu sia riuscita a laurearti a pieni voti e che adesso tu stia andando a lavorare nell'azienda del mio caro amico Alexander; so che ti troverai bene lì e che lui ti farà sentire apprezzata, perché riuscirai a mettere in mostra le tue qualità. Tra poco festeggerai il tuo 25simo compleanno e mi dispiace di non poter essere lì con te, ma sono tranquillo perché sarai insieme a Rebecca e a tutti gli amici che riuscirai a farti a San Francisco. Avrei voluto dirti tutto questo di persona però so che mi sarei messo a piangere e ti avrei fatto preoccupare, perciò ho deciso di scriverti questa lettera per augurarti buona fortuna per questo nuovo capito della tua vita. Sarai per sempre la mia piccola peste, ti voglio bene,

Papà".

Inserisco le cuffie nelle orecchie, faccio partire la mia canzone preferita e, con le lacrime agli occhi, guardo il tramonto dall'oblò dell'aereo pensando ai momenti felici passati con miei genitori quando mia madre era ancora in vita.

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