21. Morte

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Saliamo lungo il cunicolo in perfetto silenzio. Percepisco che qualcuno mi stia seguendo solo dal fruscio della stoffa dei vestiti che, alle volte, sfiora la pietra.

Un rivolo di sangue mi cola tra le dita da un taglio causato dalla ruvidità tagliente della roccia. Abbiamo dovuto lasciare le fiaccole nella sala circolare perché sarebbe stato impossibile arrampicarsi, ma qualcuna delle ragazze le ha appoggiate al di sotto della cavità; mossa molto intelligente che ci permette di andare avanti nella penombra, tuttavia dobbiamo seguire il tatto per cercare l'appoggio giusto.

Continuiamo ad andare avanti per diversi metri e stringo i denti quando le braccia diventano sempre più doloranti. Strizzo gli occhi e proseguo, sperando che la strada stavolta sia quella giusta per ritornare in superfice. Afferro uno spigolo sporgete per avere una presa solida e quando mi accorgo che i contorni sono più nitidi alzo lo sguardo in alto, notando che le pareti si fanno più visibili: una fonte di luce è vicina. Sposto lo sguardo verso il basso e osservo Melissa a una decina di metri da me che si muove con difficoltà.

Scruto le pietre per trovare un'insenatura dove riposarci un po'. Sapere che in giro c'è un serpente gigante pronto a ucciderci non aiuterà a conciliare il sonno, ma il nostro corpo deve riprendere le energie. Entro all'interno di una deviazione a destra che sembra abbastanza capiente da contenerci tutte e quattro.

Mi sporgo verso il bordo. «Melissa, segui la mia voce. Ci fermiamo.»

Lei comunica la notizia alle altre, anche se credo mi abbiano sentito grazie all'eco. Mi sposto all'interno del tunnel, gattonando sulle ginocchia, per lasciare più spazio possibile. Poggio la schiena sulla parete e distendo le gambe intorpidite. Reclino la testa all'indietro e chiudo gli occhi, cercando di eliminare tutte le scene orribili che ho visto nelle ultime ore.

Sento le ragazze entrare uno alla volta senza proferire parola, mentre io rimango con le palpebre abbassate e tento di concentrarmi sul mio respiro per mantenerlo regolare. Solo quando sento di avere riacquistato un briciolo di controllo mi impongo di guardarle.

Heather è vicino all'ingresso con uno sguardo vigile e, stranamente, sapere che è lei a controllare il secondo punto ceco mi rende più serena. Violet le siede accanto con lo sguardo perso nel vuoto, ma fisicamente sembra abbastanza in forze nonostante la salita.

Melissa è appoggiata al muro opposto al mio, ma se spostassi il piede destro di pochi centimetri sfiorerei il suo fianco. È rannicchiata con il capo appoggiato sulle ginocchia e non riesco a vedere il suo volto. Forse le dovrei dire qualcosa per farla sentire meglio, dirle che non è colpa sua se Ivy è morta, ma non ci riesco.

«Dovremmo fare dei turni di guardia per riposarci», afferma Heather, richiamando la mia attenzione, «Inizio io poi seguirà Iris, Melissa e Violet.»

Mi limito ad annuire prima di voltarmi verso la parte interna della cavità. Sforzo lo sguardo per vedere qualcosa nel buio fitto, ma è tutto inutile. Poggio il fianco sulla roccia e rimango a guardare l'oscurità con attenzione per accertarmi che nulla compaia all'improvviso.

Non riesco a quantificare quanto tempo passi prima che Heather mi chieda il cambio, so solo che sono rimasta in uno stato di dormiveglia, senza riposare davvero.

Cerco di non calpestare le altre ragazze che, fortunatamente, sembrano dormire. Mi siedo sul bordo della cavità con i piedi a penzoloni e guardo verso l'alto. Le pareti sono più distinguibili, ma speravo che qualcosa fosse cambiato. Inconsciamente desidero che, quando sorgerà il sole, i raggi illumineranno la cavità per condurci verso la via d'uscita.

«Iris.»

Mi volto verso la cavità e osservo Melissa sedersi vicino a me, mentre Violet e Heather dormono serenamente. «Ancora non è il tuo turno. Puoi continuare a riposare» sussurro per non svegliare le altre.

Iris - Il regno di FloraDove le storie prendono vita. Scoprilo ora