Fuoky e Korall: Missione Terra

Vedo le stelle (in senso buono)

Il paesaggio che ci trovammo davanti una volta oltrepassato il portale era proprio come ce l'avevano descritto gli istruttori: arido, rosso e spoglio. Appena oltrepassai il portale, sentii subito la temperatura alzarsi a dismisura. Era però un caldo diverso da quello della radura, questo era secco. Non pesava addosso come un incudine facendo sudare in un modo spropositato, ma era più leggero.

Subito dopo di me entrò Michael, poi il portale si chiuse con delle scintille. Bene, pensai. La missione era ufficialmente cominciata. Sospirai e mi voltai verso Michael, che si guardava intorno per orientarsi. Si mise gli occhiali da sole per non rimanere accecato.

Vederlo con gli occhiali da sole mi fece quasi ridere, perché sembrava un vip, uno di quei cantanti da quattro soldi che cercavano di fare i fighi con gli occhiali da sole. - Leo e Tyler hanno detto che dobbiamo andare sempre a sud est per una settantina di kilometri - ci disse guardandosi l'orologio.

Mi chiesi perché leggesse l'ora, ma poi vidi che stava guardando la posizione del sole. - Che stai facendo?  - gli domandai curiosa, avvicinandomi a lui per sbirciare. Lui mi lanciò un'occhiata e mi mostrò l'orologio con le lancette, poi controllò tornò a guardare il sole.

- Ci troviamo nell'emisfero Nord del pianeta - mi spiegò, con un sorriso. Aveva sempre avuto una passione per le attività di sopravvivenza. Aveva sempre avuto un senso dell'orientamento perfetto. - Il sole quindi indica il sud. L'orologio si aiuta a trovare sempre i punti cardinali. Indicò a sinistra. - Di là! - e s'incamminò.

Lo seguii rimettendomi bene il velo sulla testa. Era molto utile, perché il sole era molto forte. Anche Michael si sistemò bene il cappello sulla testa. Mia cugina mi si avvicinò. - Tu ci credi? - mi domandò scettica. Camminava piano accanto a me, come se non sapesse se seguirlo o no.

Sospirai. - Sì, Fuoki - dissi sincera. Avevo molta fiducia nel senso dell'orientamento del mio migliore amico. Era stato lui a tirarmi fuori dal labirinto quando eravamo bambini e sapeva sempre capire in qualche modo dove ci trovassimo e la strada per tornare a casa. - Cosa ti ho detto? Dobbiamo avere fiducia l'uno nell'altro. Michael ha un senso dell'orientamento straordinario. Fidati di me, se non vuoi fidarti di lui.

Fuoki alzò gli occhi al cielo. - E va bene - si arrese un po' spazientita. Sembrava non soffrisse molto il caldo, ma dopotutto lei proveniva dall'inferno, era abituata alle alte temperature. Io invece sentii quasi subito sete ma mi costrinsi a rimandare, perché le mie scorte di acqua dovevano durare per giorni.

Arrancammo dietro a Michael per ore. Lui andava avanti spedito anche se i suoi piedi affondavano nella sabbia. Anche i miei non la smettevano di sprofondare nella sabbia, cosa che non rendeva affatto facile stargli dietro. - Michael! - lo chiamai dopo un po'. Lui si fermò e mi guardò. - Rallenta un po', per favore, é difficile camminare qui!

Lui mi obbedì e tornò indietro da me. Sentivo i polpacci fare male e il caldo non mi aiutava affatto. Fuoki camminava poco più avanti di me, ma si fermò quando lo vide tornare indietro. Lo zaino mi posava sulle spalle. - Che ore sono? Quante ore abbiamo camminato?

Lui guardò l'orologio e aggrottò la fronte, abbassando gli occhiali da sole. I suoi occhi azzurri diventarono quasi trasparenti alla luce del sole. - Camminiamo da più o meno tre ore - mi rispose sospirando. Mi si affiancò e mi prese una mano. - Su, muoviamoci. Abbiamo duecento kilometri da fare e solo due litri termos d'acqua a testa. Non dobbiamo metterci troppo.

Aveva ragione, ovviamente. Avevamo poca acqua per problemi di spazio negli zaini. Strinsi denti e ripresi a camminare accanto a lui. I polpacci mi facevano davvero male, ma mi feci forza e cerci d'ignorare il dolore concontrandomi su ciò che mi circondava. Non c'era molto da vedere. Quel posto era un'immensa distesa di sabbia. Di tanto in tanto si vedeva un cactus. Scorsi un insetto che si nascondeva sotto la sabbia, uno scorpione.