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Eren girava e rigirava i fili castani attorno all'indice. Osservava quella bocca peccaminosa dar voce a quella lingua straniera che tanto aveva avuto in odio, ma non capiva una sola parola di quello che il professor. Ackerman stava spiegando. Lo studente riusciva solo a pensare a quello su cui aveva fantasticato per tutto il weekend. Levi si era lasciato andare, perso tra sospiri eccitati mentre lui dava attenzioni al suo membro. E poi quel passaggio a casa... Non si erano scambiati una parola che non riguardasse le indicazioni stradali per il suo indirizzo, ma Eren non poteva dimenticare il modo intenso in cui il corvino l'aveva guardato. Il modo in cui si erano guardati, a dire il vero. Non aveva mai impiegato così tanto tempo a scendere da una macchina, tanta era la voglia di rimanere ancora lì, circondato da quella strana tensione dolorosa e piacevole insieme. Armin scrollò il corpo intorpidito di Eren che si riscosse dai suoi sogni ad occhi aperti. Era lunedì e mai più sperava in qualche segnale da parte di Levi per cui, per non far insospettire ulteriormente lo sguardo già accorto del biondo, iniziò a mettere via le sue cose, preparandosi alla lezione di chimica. Fu solo per puro caso che venne attirato dalla sedia della cattedra che strideva sul pavimento e incontrò così il gli occhi plumbei del professore di inglese. Eren colse una fugace alzata del sopracciglio sottile e subito il cuore batté in modo sragionato nel petto.

"Ehm, ra-ragazzi io... Devo andare un attimo in bagno. Vi raggiungo in classe."

Sotto allo sguardo dubbioso di Armin e Mikasa, Eren si alzò e, senza assicurarsi che la scusa avesse funzionato, corse frettoloso fuori dalla classe. Chiuso nei bagni, aspettò cinque minuti di orologio prima di sporgere la testa e vedere tutto deserto. Prese un respiro e tornò di nuovo in aula, ansioso di sapere perché il corvino gli avesse lanciato quel segnale silenzioso. Appena si richiuse la porta alle spalle, la voce sabbiata dell'uomo fu dietro di lui.

"Jaeger..."

Eren si girò. Il volto sicuramente rosso per la vicinanza con l'uomo che l'aveva costretto ad appoggiarsi al muro. I palmi nivei stampati sulla parete accanto alla testa scompigliata del ragazzo.

"Sì, professore?"

Eren tentò di camuffare i tremolii della voce. Lo sguardo di Levi si assottigliò, perforando il suo.

"Ho una proposta. Ascoltami bene e fammi finire prima di rispondere."

Eren annuì in silenzio di fronte all'aria seria e intensa del più grande che rimase fisso nei suoi occhi.

"Senti, a te piace fare sesso con me e a me piace farlo con te. Lasciamo perdere gli incontri casuali e facciamo un accordo. Sesso quando vuoi e quando voglio. Ti può interessare?"

Eren pensò solo per un attimo che l'uomo tentasse di mitigare l'imbarazzo mordendosi le labbra e pressandole tra di loro. Ma non era possibile. Una persona del genere, così fredda e decisa, sicuramente aveva avuto altre esperienze del genere e di certo non si vergognava come lui nell'affrontare certe questioni.

"Intende... Tipo... Scopamici?"

"Ma che diavolo dici, Jaeger?! Non ho mica dodici anni. Ne ho ventisette. Risparmia queste assurdità di voi poppanti e facciamo gli adulti. Intendo dire che se hai voglia mi chiami e io faccio altrettanto, senza stare a rincorrerci in classe o nei parcheggi. Ti è più chiaro così?"

Eren deglutì. La reazione spontanea del professore gli aveva quasi strappato un sorriso. Ma il tempo scadeva e l'offerta di Levi rimaneva in sospeso come la poca pazienza che stava dimostrando, battendo la scarpa lucida sul pavimento polveroso dell'aula.

"Allora, moccioso?"

Eren si ricompose, cercando di suonare deciso e nascondere il timore.

"Sì, accetto."

SECRET LESSONS (ERERI)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora