Capitolo 35.1: E se..

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Cammino verso il lato che amo di più del mio giardino, quel luogo in cui molte sere, prendo posto sulla mia poltrona di vimini e lascio fluire i pensieri

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Cammino verso il lato che amo di più del mio giardino, quel luogo in cui molte sere, prendo posto sulla mia poltrona di vimini e lascio fluire i pensieri.
Per molte notti sono rimasta lì seduta, immobile a guardare il cielo, pieno di stelle, immaginando il luogo in cui si trovasse Can, chiedendomi se anche lui, stesse osservando il cielo, mentre le mie dita toccavano quel piccolo oggetto che non ho mai tolto dal collo. Ah, Sanem! Come hai potuto permettere che accadesse!!! Come hai potuto perdere quella collana!
Poso il computer sul tavolino accanto alla poltrona e mi avvicino ad un albero, afferrando disperata uno dei tanti rami in fiore. «Dov'è questa collana?! Dov'è finita?!» dico disperata, prendendomela anche con quel povero albero, continuando a scuoterlo. Noto che qualcosa cade dai rami e, per un attimo, penso di averla finalmente trovata.
Mi chino verso il prato, ma tutto ciò che vedo, è un fiore. Inizio ad avvertire un senso di resa, e disperata per non essere riuscita ancora a trovarla, sbuffo. «Ho guardato da per tutto!» mi dico disperata, prendendo posto sulla mia poltrona.
«No. Va bene! Va bene! Calmati Sanem, la troverai!» mi dico, cercando di placare il mio stato di ansia e preoccupazione, per aver perso quell'oggetto cosi importante.
Cerco di convincermi che mi serva solo una pausa, per rimettere in ordine i pensieri e i ricordi dei posti in cui sono certa, che quella collana era con me.

Prendo il computer dal tavolino, con l'intenzione di distogliere per un po' la mente dalla ricerca disperata di quella collana, nonostante i miei occhi, continuino a vagare intorno a me disperatamente, con la speranza che salti fuori quell'anello.
Le mie mani frugano incessanti in alcuni piccoli vasi, disposti sul tavolo come ornamento, per poi provare a guardare sul prato intorno al tavolo. Quando avverto il suono di una voce alle mie spalle che richiama la mia attenzione, urlo spaventata voltandomi di scatto. I miei occhi, incontrano quelli di Ygit, l'ultima persona che avrei pensato di poter vedere qui.
«Mi hai spaventata!» gli dico giustificando la mia reazione e posando il computer sul tavolino. Ygit mi saluta, ed io, sorpresa mi alzo dalla poltrona per salutarlo e per sapere cosa ci faccia qui. «So che abbiamo deciso di non vederci per un po', ma sono venuto per Bulut.. Devo incontrarlo qui» mi spiega, precedendo la mia domanda.
«Certo.. Capisco» rispondo, nonostante un po' di fastidio per averlo qui. «Ad ogni modo, non voglio disturbarti. Sai da che parte posso trovarlo?» mi chiede e a disagio per averlo qui, gli dico che può sicuramente trovarlo nel laboratorio. Ygit, si volta per andare via, dicendomi ancora una volta, che non mi disturberà. Ed è in quel momento che lo noto.
Porta un tutore alla gamba e consapevole della gravità della situazione, causata da quel maledetto incidente, preoccupata gli chiedo spiegazioni.
«Ygit, cos'ha che non va la tua gamba? Stai bene?» chiedo osservando quell'affare attorno al suo ginocchio.

Ygit si ferma e, voltandosi verso di me mi dice che non è niente e che probabilmente, deve aver forzato un po' troppo la gamba. «Per questo ho anche interrotto la fisioterapia.. Probabilmente migliorerà nel tempo!» aggiunge.
Sapere che la sua gamba, stia in qualche modo peggiorando, mi rende inquieta, soprattutto perché mi sento responsabile per quel maledetto incidente. «Guarisci presto.. C'è qualcosa che posso fare?» chiedo, sentendomi un po' in colpa. «No. Grazie!» risponde Ygit.
Continuo a fissare la sua gamba avvolta da quel tutore e, quando mi accorgo che Ygit si volta di scatto verso destra, seguo il suo sguardo, ritrovandomi Can, a pochi passi da me. Ci osserva confuso, non aspettandosi forse, di vedere il volto di Ygit, qui alla tenuta.
«Sanem, abbiamo bisogno di vedere le foto per l'allestimento. Puoi venire?» mi dice, alternando lo sguardo da me a Ygit.
«Certo..» rispondo e, notando la tensione crescere tra Can e Ygit, decido di mettere fine a quell'incontro. Così, saluto in fretta Ygit che ricambia quel saluto, osservandomi con un espressione infastidita.
Non curante, vado via insieme a Can che, senza degnarlo di un solo sguardo, si volta pronto ad allontanarsi insieme a me.

GOCCE D'AMBRA (SOSPESA)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora