É la vita

Quella notte

P.S. vi lascio questa canzone da ascoltare, se vi va, mentre leggete. Ve ne lascerò una ogni capitolo.

Freddo, solitudine, noia.

Quello che provavo quella notte, fino a che non sentii un ululato proveniente dalla foresta ricca di abeti da cui scorgevo solo due occhi bianchi dai quali riuscivo a percepire la malsana mancanza di affetto da parte della sua famiglia. Era Duncan, il mio ex-fidanzato, dal quale ero stata tradita 1 mese fa con Lucinda Riley, una ragazza insopportabilmente perfetta, ma che avevo deciso di perdonare perché, inconsapevolmente, lo amavo da impazzire e con il quale non parlavo più da allora, insomma ci parlavo ma non avevamo ancora fatto una conversazione degna di essere chiamata tale: era la mia luce, quella che quando non ero me stessa mi riportava alla retta via facendomi pensare di essere al settimo cielo. 

Insistetti perchè entrasse, lui entrò, sentì un brivido percorrermi il corpo: non sapevo molto bene cosa fosse, poteva essere la felicità di vedere un amico o l'euforia di vedere la persona che in fondo per quanto ti avesse fatto soffrire amavi ancora con ogni fibra del tuo corpo senza però mai dimenticarsi del male che ti aveva fatto o semplicemente la rabbia repressa per colpa del tradimento che non avevi ancora metabolizzato, penso fossero le tre cose insieme. Ci sedemmo nel tavolo della cucina, un tavolo antico, rovinato dal calore del caffè che bevevo ogni mattina, che staccava dal resto della casa in stile moderno. Preparai caffè per me e tè per lui, aveva quella faccia che più guardavo più mi faceva provare un senso di malinconia, perchè lui era lì, felice con la sua nuova fidanzata che, essendo la sua migliore amica, dovevo vederla ogni giorno e sopportare sempre i discorsi di Duncan su quanto fosse fantastica Lucinda, e invece io ero lì a rimpiagere la mia decisione di non averci riprovato con lui, ma in fondo sapevo che fosse stata la decisione giusta.