"È andata così" mugugna Natasha ordinando un altro giro di birra con un unico cenno della mano. Sono ancora a Praga, impossibilitati a ripartire. "Non ci credo. Ivan ti ha davvero tradita in questo modo?". "Già" sbotta, amareggiata dal suo comportamento sconsiderato. Avrebbe dovuto esserle amico, comportarsi come il padre che aveva perso troppo presto e invece l'ha venduta al miglior offerente, buttandola tra le braccia del nemico.
"E le vedove?". "L'ultima volta erano a Zagabria. Io e Yelena speriamo di non incontrarle mai più". "Tua sorella si ricorda di me?" Natasha fa di sì con la testa, posando il boccale sul legno scuro. "Quasi sicuramente ha più ricordi di me, questo è certo". James si fa serio.
"Mi dispiace" dice all'improvviso. "E di cosa? Non è mica colpa tua". La chiacchierata risulta troppo piacevole, e insolita. È insolito per due come loro sedersi in un pub, come due persone normali. "Ho detto a Steve e Wanda di te. Sanno della tua situazione". "E cosa hanno risposto?".
"Non ci credono. A tratti non ci credo neanche io". "Già, deve essere stato un colpo per te ritrovarmi a Praga dopo avermi vista toccare il fondo a Vormir. Dev'essere stato un trauma". James annuisce. "Ho visto di peggio, ma la morte di Natasha è stata piuttosto straziante". La mano di Bucky è sul tavolo, la destra. Tiene il braccio in vibranio sulla gamba, lontano da occhi indiscreti.
"Perciò Sam ti ha fatto riabilitare?" James sogghigna, soddisfatto. "La mia reputazione di adesso non cambia quello che ho fatto. È strano, ma oltre Steve sei tu quella con cui riesco ad aprirmi. Sam è un caro ragazzo. Parla troppo e raramente riesco a sopportarlo, però è molto difficile prendere il posto di Steve". "Nessuno prenderà il suo posto. Steve c'è ancora, solo che ha scelto una vita migliore. Dovremmo farlo tutti". Il barista lascia loro i due boccali di birra. Natasha butta giù un enorme sorso, in qualche modo per infondersi del coraggio e alla fine dichiara che Ethan l'ha baciata. "Come?".
"Sì, l'ha fatto. Ha voluto ringraziarmi per averlo portato in salvo". "Il ragazzo è andato, eh?". Natasha ride, per la prima volta da tanto tempo. James mostra un sorriso nostalgico, affermando che gli era mancata la sua risata. Lei si fa seria. "Per me è lo stesso" lui risponde con una sola occhiata scettica, al che Natasha ribatte. "Anche per me, oltre Clint sei l'unico con cui ho voglia di parlare alla fine di una lunga giornata. Proprio come quella che abbiamo avuto oggi". James le prende la mano sul tavolo.
"Ti va di fare un giro in moto? In ricordo dei bei vecchi tempi?". Lei non lo ricorda affatto, però accetta volentieri il passaggio in hotel. Il resto della squadra si è dileguato, spegnendo i cercapersone per sfuggire al capo che se ne sta al sicuro nel suo ufficio a Berlino. James le consegna il casco, vedendola aggrapparsi a lui, aderendo le gambe alla sella. "Pronta?".
"Prontissima. Parti" in pochi secondi la moto sfreccia per i quartieri di Praga. Natasha ci è già stata, ma si ritrova ad ammirare la città con occhi diversi quando passano per la piazza sotto all'orologio astronomico. I suoi capelli svolazzano nell'aria, e il suo viso viene sfiorato da una leggera brezza primaverile. La corsa in motocicletta sembra durare ore, e allo stesso tempo quando James si ferma a Natasha sembra che abbia guidato solo per qualche minuto. "Ti è piaciuto?".
"È stato divertente. Non sono abituata ad andarci con qualcuno. Preferisco guidarla io stessa". "Lo so bene. Steve mi ha detto che ne hai distrutte molte nel corso degli anni". Natasha sogghigna, leggermente a disagio nel parlare di Captain America. Un uomo che apparentemente non ha mai conosciuto.
"Grazie per il passaggio. Suppongo che ci vedremo a Berlino. Ross avrà altre missioni da affibbiarci..." gli passa il casco e nello stesso momento le loro dita si sfiorano, come hanno sempre fatto in passato. La sensazione è la stessa, la sua reazione a quel contatto caldo e fulmineo è immediata e la sente divampare come una fiamma che non si è mai spenta del tutto. "Ti va di salire?". Lui è perplesso. "Che idiota. Abbiamo parlato tanto e non ti ho chiesto se hai qualcuno. Suppongo che lo avrai, dato che sei di nuovo nel mondo da quasi due anni".
"In realtà no..." sbotta James, abbassando il cavalletto della moto con il piede "...come ha sempre detto Steve: è difficile trovare qualcuno con analoghe esperienze di vita. Ricordi quando sei venuta a trovarmi in Wakanda e mi hai detto che avevi saputo di Psylocke?".
"Vagamente" lei si stringe nel giubbotto di pelle, aspettando. "Lei è stata l'unica, dopo te. Prima di te e durante. Insomma, tutto questo per dirti che...". "James..." lei fa un passo avanti. "...lo dirò una sola volta ancora. Ti va di salire?". Lui si limita ad annuire, lasciando la moto parcheggiata accanto ad un palo della luce. Non appena superano la porta e Natasha alza l'interruttore della luce posto accanto all'entrata, James la fa voltare cingendola a sé. La libera del giubbotto intanto che la bacia con una tale passione da farle rammentare tutti i momenti passati insieme nella stanza rossa. Quei brevi incontri sanguigni, proibiti e flemmatici.
Le due ex spie segrete, sanno di appartenersi e James credeva di averla persa per sempre una volta tornato da Vormir con la gemma dell'anima nella mano. Ma adesso è davanti a lui, in carne ed ossa. Più bella che mai, con il suo corpo mozzafiato e curvilineo. Il sorriso che l'ha fatto innamorare, gli occhi che lo hanno fatto tornare il sergente James Barnes, seppellendo il soldato d'inverno fino al compimento della successiva missione. "James" Natasha sibila il suo nome quando con la mano in vibranio si avvicina al reggiseno per poterglielo sfilare. Le dita fredde e metalliche toccano ogni punto del suo corpo, e scopre con un accenno di nostalgia e tristezza che questa Natasha non ha la cicatrice che le ha procurato a Mosca. Si ferma per qualche secondo, poggiando la fronte alla sua. "Che c'è?".
"La cicatrice..." brontola, facendo formicolare le labbra. "Lo so, non c'è. Ti ho detto che c'erano ancora un paio di cose che non mi collegano a Natasha. Oltre la cicatrice, c'è qualcos'altro che dovresti sapere".
James la guarda negli occhi, aspettando. "Al contrario suo, non ho partecipato a cerimonie di laurea perciò io sono a tutti gli effetti fertile". Lo sguardo vitreo di Bucky si illumina all'improvviso. "Vuol dire che puoi avere dei figli?".
"Esatto" lei evita di commuoversi, ma una lacrima le riga la guancia. "Non ho mai voluto averne. Credevo di non averne il tempo e mi manca la pazienza. Insomma, Natasha Romanoff, un'ex assassina che diventa madre. Sarebbe assurdo, no?".
"Come sarebbe assurdo che il soldato d'inverno diventi padre di un bambino vero. A malapena riesco a prendermi cura di me stesso". Lei è ancora mezza nuda difronte a James. Gli prende il viso tra le mani.
"Volevo avvertirti, solo questo. Se mi hanno impedito di avere dei figli in passato, non vuol dire che io ne voglia adesso". Riprende a baciarla voracemente, e in quei baci è suggellato l'amore e il rispetto che hanno sempre provato l'uno per l'altra. Due persone che non hanno mai avuto bisogno di parole. Come se ci fosse un codice segreto tra di loro, che li permette di comunicare senza emettere alcun sibilo. "Io ho anche 108 anni. Non so se sono ancora capace di... o se lo sono mai stato".
"Allora è perfetto. Va bene così". Natasha insinua le dita tra i suoi capelli, attirandolo a sé. Il braccio metallico e freddo la avvolge in una morsa intanto che la spinge verso il divano. La fa cadere di peso sul tappeto ai piedi del sofà, sfilandole i pantaloni stretti. Nei suoi movimenti e sul suo corpo riconosce il soldato d'inverno con cui ha fatto l'amore per la prima volta. Il sergente smemorato, il migliore amico di un simbolo americano che ora era passato nelle mani di un altro. Allo stesso modo meritevole, anche se di Captain America ce n'è solo uno e Natasha lo sa bene. Vorrebbe vederlo, vedere Wanda e tutti gli altri con l'unico scopo di poter comprendere se nel suo cuore roso dai continui esperimenti e dai colpi subiti, c'è ancora del buono. Vuole scoprire se può ancora provare dei sentimenti, o se anch'essi sono morti con Natasha quel giorno.
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𝐁𝐨𝐫𝐧 𝐭𝐨 𝐛𝐞 𝐭𝐡𝐞 𝐖𝐢𝐧𝐭𝐞𝐫 𝐒𝐨𝐥𝐝𝐢𝐞𝐫 | Libro Terzo
FanfictionLo abbiamo visto in azione nella nascita della vedova nera, ma in pochi sanno che cosa lo ha portato fin lì. Stare agli ordini del KGB, lavorare per l'Hydra. Il soldato d'inverno ha una storia da raccontare, un passato da riscrivere. Sequel de 'The...