Ogni giorno la solita routine: alzarsi, salutare il proprio amico di avventure, fare colazione, dire delle battute pessime per farlo ridere e poi correre per andare all'università. Sì, correre perchè si sa, Harry non punta mai la sveglia in anticipo, Harry è un ritardatario nato. E Louis questo lo sa bene.
Eh già, il nanetto deve sopportarlo ogni giorno da ben due anni. In fondo in fondo però (Louis non l'ammetterá mai) gli è sempre piaciuta la sua compagnia. Come amico, ovvio, come migliore amico.
Tutto iniziò da un incontro al bar o meglio dire, da un incontro per caso con un Harry completamente fuori di sé. Quel giorno, infatti, Harry era ubriaco fradicio. Louis non l'aveva nemmeno notato il riccio seduto sul tavolino all'angolo del locale, con lo sguardo perso sul suo boccale di birra, e si sedette al primo tavolo libero che vide, casualmente, vicino al suo.
Louis messaggiava con un suo amico d'infanzia e non si accorse nemmeno dello sguardo dello sconosciuto su di sé. Se non fosse stato per tutto quell'alcool ingerito, il ragazzo non gli avrebbe mai rivolto parola, Harry lo sa bene.
Tutto ad un tratto, Harry incominciò a raccontare tutti i particolari della sua vita e del perché si fosse ridotto in quella maniera. A quanto pare aveva discusso pesantemente con i suoi genitori per il fatto del suo coming out a scuola e di quanto li aveva imbarazzati, e che poi lo avevano semplicemente cacciato di casa.
Louis, attirato da quel mucchio di parole sparate alla rinfusa, voltò lo sguardo sul ragazzo e rimase senza parole. Era davvero bellissimo.
Beh, che Louis fosse gay lo sapeva perfino il criceto della sua vicina, ma poco gli importava. La sua vita gli piaceva così com'era e non avrebbe cambiato nulla del suo passato.
A prima vista gli era sembrato molto giovane, quasi un diciassettenne. Si chiedeva infatti se avesse già raggiunto l'età per bere alcolici.
"Quanti anni hai?" gli chiese perciò. Poteva considerarsi maleducato il fatto di aver chiesto ad un perfetto sconosciuto prima l'etá che il nome ma chissene. In fondo ormai sapeva più lui della sua vita che un suo migliore amico.
"19" mi rispose. Direi portati molto bene.
"Ah, e comunque io sono Harry" biascicò.
"Louis" rispose lui.
Poi il riccio continuò a parlare dicendo che non voleva tornare a casa, perché lì non era il benvenuto, e che non sapeva nemmeno com'era arrivato in quel bar.
E poi all'improvviso, Louis provò un senso di tenerezza nei confronti di quel piccolo, che poi tanto piccolo non era, che stava affrontando tutto quello da solo.
Anche lui c'era passato ed era una cosa che non augurava nemmeno al suo peggior nemico: l'ansia, la paura, il vedere ogni giorno la delusione negli occhi dei genitori e degli amici, la rabbia, la voglia di scappare via e di non voltarsi più indietro. Era stato un periodo davvero terribile ma in fondo tutto questo l'aiutò ad affrontare la vita con una marcia in più.
"Senti, di solito non sono così impulsivo ma credo che tu sia un bravo ragazzo e se i tuoi genitori ti hanno cacciato di casa significa che pensano che tu te la sappia cavare anche da solo ma...credo che ridotto in quelle condizioni non riusciresti nemmeno a prendere un taxi. Quindi...perché non vieni con me, a casa mia, mh? Solo per questa notte. Non sono un maniaco, giuro" rise Louis. Non aveva nemmeno considerato l'ipotesi di poter essere preso come un depravato stupratore ma...ehi, Louis era fatto così.
Harry lo guardò con occhi lucidi e, dopo averci riflettuto un pò, accettò la proposta. In fondo era vero, non poteva di certo vagare in città in quelle condizioni. E poi Louis, il nome del ragazzo da quello che si ricordava, gli era sembrato un tipo apposto.
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All Of Him// Larry Stylinson, One Shot
FanfictionTratto dalla storia: "Lui si voltò al suono della sua voce. Dio, i suoi occhi, pensò Harry, erano come dei fari in mezzo al mare in tempesta, che riuscivano a mettere in salvo anche le navi più mal ridotte." ~ One Shot Larry, prima volta in assoluto...