Den's POVUn fastidio, una fitta acuta e breve divagò dal braccio indolenzito fino alla base del collo che affondava pesantemente con la testa nel cuscino stropicciato, scostai con lentezza il piumino verde che mi ricopriva dalla vita in giù e sollevai il busto poggiando i gomiti sul materasso mentre cercavo ancora di abituarmi a quella sensazione sgradevole ma sopportabile che ancora si dilagava nei miei muscoli
ciò na voglia tremenda di buttarmi
niente di nuovo, affondai di nuovo la faccia nel cuscino, anche se sarebbe più corretto dire che mi ci buttai proprio a capofitto, la voglia irresistibile di rimanere lì, con la faccia schiacciata e le pieghe del cuscino stampate in viso era irresistibile.
Ma io, Den, mammoletta Den pigna in culo, conoscendomi così bene avevo impostato un bel pò di sveglie che minuto dopo minuto suonarono una dietro l'altra trapanandomi mezzo timpano, e diciamocelo chi è il malsano masochista pezzo di merda a cui piace quel suono infernale?
La consapevolezza di dovermi alzare per non correre come un dannato per arrivare alla fermata dell'autobus guardando il veicolo che mi sarebbe passato davanti proprio poco prima di arrivare a destinazione non era il massimo, e ormai neanche contavo più quante volte mi era capitato, e in fondo non mi interessava neanche più di tanto.
A mio malgrado mi alzai, e non so per merito di quale forza magica riuscì a prepararmi.
Sistemai il cappuccio della felpa scura e presi i miei classici jeans neri buttati sulla sedia senza ritegno, una gamba e poi l'altra, eeeee ooplà,
un culo a terra
«PORCODDINCI»
la tentazione di bestemmiare come un camionista in tangenziale era tanta ma i muri sottili dell'appartamento erano l'equivalente di un pezzo di carta stagnola in mezzo a due cubi di ghiaccio
Totalmente inutili-
L'odore leggero di fumo portato via dal vento lo rendeva quasi piacevole al naso di Den, nonostante non ne fosse un grande fan.
Scostò la ciocca di capelli che gli era finita sul naso, solleticandolo appena.
Alla fine era riuscito a prendere il bus in tempo e tra una ascella sudata, un ragazzino con un marsupio discutibile e qualche pendolare mezzo addormentato era arrivato tutto intero a ciò che nella sua testa corrispondeva ad una spiaggia nudista, nonché la scuola
ce stanno i vecchi con la biscia al vento, che non sò popo un bel vedere, ma xe sempre na bella spiaggia in fondo
diciamo che aveva i suoi lati negativi, ma alla fine chi o cosa non è ha?
Bhe, il pollo fritto ovviamente, non c'è cosa più perfetta del pollo fritto per Den, infatti al solo pensiero lo stomaco gli si chiuse come in una morsa e un senso di nausea lo pervase,
saltare la colazione non è stata una buona idea
ma non lo era mai, nonostante ciò lo faceva sempre, la routine era pressoché la stessa ogni giorno,
arrivava a scuola travolto dal fumo prodotto dalle checche primine, si sedeva sul muretto davanti al liceo mentre la nausea lo assaliva finché Meredith, figlia di due pasticceri, non arrivava con il suo megagigantesupergalattico bignè alla crema, che pareva ogni giorno di più una tetta deforme
e quando si parla del diavolo spuntano le corna
la chioma riccia, disordinata e di un rame lucente della sua migliore amica si muoveva insieme al suo passo scombinato e quasi saltellante
ogni volta che cammina così pare che tenga na terza gamba un po' troppo abbondante
Den ebbe la decenza di mantenere un certo contegno, inutile certo ma si limitò ad aspettarla in silenzio.
Meredith gli venne incontro con il suo solito sorriso delimitato da una sola fossetta che gli donava un aspetto ancora più infantile e sfacciato.
Si accennarono uno stanco saluto con la mano, appena accennato, e la rossa arrivata difronte a lui forzò ancora di più il suo sorriso facendo uscire una leggera risatina appositamente e palesemente finta
«hai fatto qualcosa che te avevo detto de non fare vero è? Gò preso me lo sento, ce scommetto un cactus nelle chiappe piatte de Nate» sputò fuori con aria annoiata strascicando tutta la frase, come se non avesse la forza di finirla
«la smetti di essere così volgare? Tu e il veneto spiccicato! Comunque ci hai preso, qualcosa è successo ma te lo dico dopo»
replicò in italiano guardandolo un po' contrariata, Den era l'unico che come lei aveva origini italiane, ma lo padronava con molta più facilità e naturalezza di lei, difatti non ce la faceva proprio a sopprimere la sua cadenza e il dialetto che gli avevano insegnato i genitori, corrispettivamente Roberta e William
«bon, allora annamo, però prima dagheme la tetta deforme perfavò, me sto a sentì male» disse quest'ultimo accennando un sorriso e con un tono volutamente sarcastico
«tiè qua, la tua tetta del piffero» sbuffò mentre infilava svogliatamente la mano nello zaino tirando fuori il bignè alla crema
«ma tu na parolaccia mai eh?»
«vedi scritto da qualche parte Den Harrison?»
«no, effettivamente no»
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Proprio tu?
RomanceDen Harrison ha un casa modesta, una vita tutto sommato non male e degli amici di cui non si può lamentare. Cerca di godersi il più possibile gli ultimi anni di superiori che gli rimangono insieme a Meredith e Nate, con cui condivide un affetto spec...