quattordici♡

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L'avevano convinta. In soli cinque giorni, Sharon e Tania, avevano convinto Raissa ad accettare l'invito, che secondo la finta palermitana avrebbe cambiato le sorti del campionato ma soprattutto della frequentazione dell'amica.

Ogni giorno ad ogni orario, indipendentemente che fossero state le prime luci del giorno o le ultime, entrambe, inviavano messaggi con i pro e contro di questo invito. “Pro: è la Juventus. Contro: te ne pentirai per tutta la vita” continuava a scrivere Sharon, sotto forma diversa, mentre Tania si limitava a far pesare questa scelta sulla coscienza della ragazza “Vuoi davvero non presentarti. Paulo potrebbe anche rimanerci male, non credi?”. Inutile dire che trovarono all'incirca un centinaio di buoni motivi per andraci, ed una ventina di motivi per non andarci. E come in una partita di calcio, vince la squadra che ha realizzato più Goal!
Paulo invece aveva saputo, solo mezz'ora fa, che sugli spalti dello stadio, con indosso la sua maglia, Raissa avrebbe fatto il tifo per lui. Le avevo scritto un lunghissimo messaggio, dove in primis gli chiedeva scusa per questa settimana di assenza e dove avvisava che ci sarebbe stata a guardarlo con indosso la sua maglia. Per convincerlo ancora di più, al messaggio, aveva allegato una foto, dove la ritraeva allo specchio, e riflesso su di esso si trovava la scritta "Dybala 10". Gli avevo allegato anche un video dove da lontano si riusciva ad intravedere lo Stadium e in sottofondo la voce di Raissa che canticchiava l'inno della squadra, imparato quando ancora viveva in casa-famiglia grazie a Sharon e ai suoi mega iper concerti da fan sfegatata. Per farsi perdonare, però, aveva mentito su questo allontamento. Aveva scritto che quella settimana aveva avuto un sacco di problemi con entrambi i lavori e che pensava che al calciatore servisse più spazio per gli allenamenti e non distrazioni da parte sua. Balla più grande non poteva dicerto scrivere, visto che il reale motivo di questo allontamento era stata la paura che Paulo potesse far, nuovamente, uscire il discorso sulle sue insicurezze ritrovandosi così a non sapere come rispondere.

«Salve, biglietto e pass!» esclamò il bodyguard, che si trovava davanti all'ingresso che Paulo le aveva detto di prendere, qualche giorno fa, se la sua risposta fosse stata positiva al suo invito. Senza perdere tempo, dalla borsa estrasse sia il pass che il biglietto, e dopo un'attenta controllata da parte del bodyguard, con un sorriso in volto, la lasciò passare, sentendo in sottofondo un “La prima fidanzata in vita mia che si presenta così in anticipo. Dybala ha fatto un bel colpo!” sorrise anche lei non dando, però, peso alle parole sentite iniziando ad incamminarsi dentro, e proprio in quel corridoio l'ansia iniziò a prendere il soppravento. Tutte le ragazze che avrebbe incontrato sarebbero state vestite con vestiti e accessori di marca. Avrebbero sfoggiato la loro carnagione abbronzata per l'ultima vacanza fatta. Avrebbero capito, sicuramente, molto di più di lei la partita. Raissa invece, avrebbe sfoggiato il suo look firmato 'Bershka' con pure qualche scucitura di troppo e di due stagioni fa. La sua pelle bianca, segno che l'ultima vacanza fatta era anche ormai sparita. E la sua ignoranza in fatto di calcio! Sì, non sarebbe mai riuscita ad ricoprire un ruolo alla loro altezza. Loro tutte modelle, attrici, influencer o anche solo belle ragazze di aspetto, alla quale i soldi di certo non mancano. Lei, cameriera e dipendente di un negozio di giocattoli, non affatto bella e con un evidente problema di soldi. Due mondi completamente diversi, che non potevano stare effettivamente affianco, almeno per Raissa, visto che Paulo la pensava in maniera differente, avendo già annunciato ai suoi amici più fidati, che ancora non conoscevano Raissa, che anche lui, finalmente dopo un po' di tempo, avrebbe avuto qualcuno da rendere orgoglioso, anche se sapeva che il primo da rendere orgoglioso ogni giorno era suo padre.

Una volta che difronte a Raissa si palesò la scalinata che conduceva alla zona da cui avrebbe assistito alla partita, un piccolo sbuffo uscì dalle sue labbra per poi lasciare spazio al pizzico di coraggio che era riuscita a trovato infondo al suo corpo per lanciarsi in questa sfida. Più saliva e più l'ansia e la paura di non essere all'altezza si facevano sentire. Solo il pensiero di Paulo l'aveva aiutata. Lo dovevo per lui. Per tutto quello che in queste poche settimane le aveva già regalato. Facendola sentire perlomeno giusta.
Non bella.
Giusta.

Il Destino Ha La Sua Puntualità [] Paulo Dybala [] Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora