Capitolo uno

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"Bene, io vado, dimmi in bocca al lupo!"
"No, non te lo dico"

Le rispose Minho, giocherellando con il ciondolo che pendeva dal suo cellulare.
Agli occhi di uno sconosciuto sarebbe potuta sembrare una risposta scontrosa, ma Rose lo sapeva perfettamente che quello, era il suo modo di starle accanto.
Infatti, avviandosi all'ascensore, la ragazza sorrise fiduciosa.

Finalmente il grande giorno era arrivato.
Il giorno in cui avrebbe affrontato il colloquio di pre assunzione con l'agenzia pubblicitaria più prestigiosa del paese, la NAP, era finalmente arrivato.
La new agency of pubblicity era famosa nel suo campo per essere innovativa e moderna e vantava uno spettro di impiegati davvero singolari.
Tutto ciò era stato possibile perché a tirare le fila di quello spettacolo del secondo settore era stato un semplice ragazzetto di soli vent'anni che col suo occhio per la qualità, era riuscito ad ottenere uno dei team migliori nel suo genere.
Insomma la NAP, era il sogno di ogni neo laureato.
E chi se non Rose poteva entrare a far parte di quel meraviglioso mondo fatto di Jingle e consumismo?
Si era appena laureata con il massimo di voti, dopo un lungo periodo di tirocinio in un'azienda informatica, e soprattutto... Non aveva nulla da perdere.

Le porte dell'ascensore si spalancarono, corse all'ingresso del palazzo, salutò il portiere e, stringendo la sua borsa tra le dita uscì dal portone vetrato.
Quando alzò lo sguardo, notò il suo coinquilino, tazza di the caldo alla mano, affacciarsi alla finestra.

"Sta arrivando il taxi!"

Le gridò da lassù.
Aveva chiamato in anticipo un taxi, evitandole così di prendere il tram.
Minho era sempre stato premuroso con lei, solo che cercava sempre di nascondere questo suo lato così... Dolce.
A differenza di Rose, lui era spigliato, schietto e sincero, ma diceva che se le persone si fossero accorte e abituate subito a questo aspetto del suo carattere, l'avrebbero sicuramente preso sotto gamba e lui, orgoglioso come era, non l'avrebbe mai permesso.
Due ragazzi così diversi... Come erano finiti a vivere sotto lo stesso tetto?
Durante il liceo avevano frequentato lo stesso club di informatica e, conosciuto il temperamento docile e mansueto di Rose, Minho, l'aveva presa sotto la sua ala, tentando in ogni modo di smussare il suo guscio e farla uscire allo scoperto.
Terminata la scuola, ci fu l'università dove il suo progetto si era ormai trasformato in una splendida amicizia.
Erano talmente tanto amici, che decisero di prendersi cura l'un l'altra, il primo proseguendo con le intenzioni iniziali, la seconda, provando a fargli dire più spesso per favore e grazie.
E quale metodo migliore se non condividere un appartamento?
Un attico per l'esattezza.

E ora, lo stesso Minho si ritrovava proprio dentro quell'attico, a fare il tifo per la sua timida amica che, una volta comoda nel taxi, ripeté infinite volte il suo discorso di presentazione.

"Deve andare a un colloquio??"

Le domandò il tassista, guardandola dallo specchietto retrovisore, dopo aver capito la situazione.

"Non a uno qualunque, bensì AL colloquio!"
"Capisco, il lavoro dei suoi sogni eh?"
"Già"

Disse la ragazza, osservando le sue mani tremare.

"Andrà benissimo, mi sembra molto preparata signorina Park... Ha detto il suo cognome così tante volte che l'ho imparato"
"Rose, mi chiamo Park Rose"
"Davvero??? Come l'idol di quel gruppo famoso???"
"No... Quella è Rosé"
"Beh, fa lo stesso"

Rose sorrise.
Sua madre, nel 1997, si era innamorata di un bel ragazzo dagli occhi verdi che la invitò a vedere un nuovo film, basato su una storia realmente accaduta, che raccontava di una nave affondata nel bel mezzo dell'oceano Atlantico.
Amava entrambi così tanto che con lui mise su famiglia e per onorare il loro primo appuntamento, scelsero di chiamare la loro bambina, proprio come la protagonista di quel film: Rose.
Di certo, nel 1997, sua madre non si sarebbe mai aspettata che una ragazza australiana, con praticamente lo stesso nome, avrebbe sfondato nel mondo della musica, dando il via a numerosi e numerosi fraintendimenti.

"Eccoci qui. Buona fortuna Rose Park!"

Esclamò il signore appena giunsero a destinazione.
Quando Rose aprì il portafoglio, il tassista la fermò dicendo che aveva già pagato un certo Lee Minho.

Tipico di Minho.

Pensò per poi scendere e dirigersi all'enorme grattacielo davanti a lei.

Ci siamo! È il momento!

Fece un lungo respiro appoggiando il piede sul ciglio della strada, ma prima che potesse iniziare a camminare, un ragazzo correndo a più non posso, urtò la sua spalla.

"Scusami! Sono in forte ritardo, non posso fermarmi! Mi spiace moltissimoo!"

Gridò continuando a correre, entrando proprio alla NAP.

La bionda non fece in tempo a replicare e quando fu dentro quell'enorme azienda, venne presa dal panico.

"Tranquilla. Può spaventare, ma sono solo quattro mura"

Un ragazzo dai capelli arancioni le si avvicinò, e dopo che lei gli spiegò la motivazione per cui si trovava lì, in ansia, le indicò il luogo dei colloqui.

"Ci vediamo dopo"

Le disse per poi scomparire a bordo di un... Overboard???
Quanto era grande quell'agenzia???
E poi davvero gli impiegati potevano tingersi i capelli di quel colore tanto appariscente??

Senza parole ma con un milione di pensieri, giunse di fronte all'ufficio designato.
Si sedette e osservò l'ambiente attorno a sé.
Due ragazzi dall'aria molto superficiale la squadrarono da capo a piedi e le altre due, sedute vicino al calorifero, cominciarono a borbottare tra loro.

Ahi ahi... La paranoica Rose stava per prendere il sopravvento.
Fortunatamente, sentì pronunciare il suo nome e, sperando di non essere guardata dagli altri, si alzò in piedi.

Appena prima di entrare, però, qualcuno arrivò alle sue spalle.
Fece in tempo a voltarsi e lo riconobbe: era il moro con cui si era scontrata esattamente qualche minuto fa.

Come aveva fatto ad arrivare dopo di lei??
Quindi anche lui era lì per fare il colloquio...
Poco importa perché se avessero assunto qualcuno, quel qualcuno sarebbe dovuta essere Park Rose!
Così pensò la sua testa, che venne a dir poco sorpresa quando si accorse che chi le avrebbe fatto il colloquio era... Il ragazzo dai capelli arancioni.

"L'avevo detto che ci saremmo rivisti! Piacere, sono Zhong Chenle, il proprietario della NAP! Accomodati pure e diamo il via alle danze!"

•Quando gli opposti si attraggono• Hwang HyunjinDove le storie prendono vita. Scoprilo ora