«Gab, tu non puoi farmi questo! Ma che ti dice il cervello? Ti sei sempre professato mio fratello. La mia famiglia. Ed ora cosa fai? Mi chiudi la porta in faccia. Sei proprio come tutti gli altri stronzi!» esclamò Raissa al limite della sopportazione, con le lacrime agli occhi, il labbro tremante e la voglia di rompere ogni cosa dentro questo ufficio. Che fosse la cosa più importante ad un semplice portapenne.
«Come può farmi questo? Lui conosce la mia storia. La mia vita. Perché mi sta facendo questo? Perché?» Si continuava a domandare tra sé e sé, non riuscendo a trovare le risposte giuste. Forse perché risposte non c'erano. O perché Raissa dentro di sé sapeva che quello che lei avrebbe voluto come risposta, non sarebbe stata quella corretta.
«Iss, ti voglio bene, e lo sai ma...»
«No, Gabriele, tu non mi vuoi bene. Anche per te io sono quella malata, e ora che finalmente hai trovato l'ennesima Grace di turno da far lavorare qua, tu mi licenzi. Questo non è volere bene, questo è prendersi gioco di una persona, che per tutta la vita è stata presa in giro e scaricata quando più non serviva... E da te non me lo sarei mai aspettato... Ma in fin dei conti se mi ha scaricato la mia famiglia, cosa pretendo dalla vita!» era arrabbiata. Furibonda. Triste. Delusa. Amareggiata. Era senza un lavoro. Un lavoro, che le serviva per davvero. In un colpo di rabbia, lanciò a terra il porta penne di Gabriele, per poi lasciare libere le lacrime scendere come fiumi in piena senza una fine. Gabriele, che questa decisione l'aveva presa con molta sofferenza, dalla sedia girevole da boss, si spostò su quella al fianco di Raissa, avvicinandosi alla ragazza, appoggiando la sua fronte sulla sua, stringendola in un piccolo abbraccio. Raissa continuava a sussurrare impercettibili "Non mi vuoi bene" mentre Gabriele cercava invano di asiciugargle le lacrime, non riuscendo a spiegare la motivazione se Raissa avesse continuato a fissarlo con quei suoi occhioni, che lei tanto detestava ma che tanti amavano al suo posto.
«Non mi vuoi bene! Non mi vuoi bene! Non mi vuoi bene!»
«Iss, Ascoltami, ti prego! Io ti voglio un bene. Un mondo di bene. Da qua alla luna e ritorno, e credimi quando ti dico che avrei preferito di gran lunga licenziare Grace che te, ma proprio perché ti voglio bene lo sto facendo... Da quando hai lasciato Paulo non sei più la stessa. Sei quella di qualche mese fa. Sempre triste, che pensa solo ai soldi per pagare le bollette, le tasse e permetterti di vivere degnamente. Paulo ha tirato fuori una Raissa che vedo solo poche volte. E queste poche volte sono o perché tu, Sharon e Tania siete finalmente insieme o quando vai a passeggio con JackSparrow... Sono passate ormai due settimane e mezzo da quella partita. Dalla tua decisione di ritornare da sola... Ehy io non giudico la tua scelta, non mi permetterei mai, lo sai!... Mi domando, però, hai fatto bene a fare l'egoista per una volta?... Vuoi sapere cosa penso io? Per me no. Sei più sconcertata. Con la testa sulle nuvole, praticamente in un'altro mondo... Mi hai rotto più bicchieri, piatti e calici in queste settimane, che in questi anni... Ma soprattutto sei stata male sette volte. Sette volte, Raissa, ed io non posso chiudere gli occhi... Quando hai fatto l'ultimo controllo al cuore?»
Silenzio.
«Appunto. È passato troppo tempo, e so anche il motivo per cui hai fatto passare così tanto tempo... Ma io non posso chiudere gli occhi. L'ho promesso a Sharon. A Tania. Ad Amelia, e lo promesso soprattutto al tuo cardiologo... Ti ricordi che testa ti ha fatto quando gli hai detto che per mantenerti ti servivano due lavori?»
Annuì
«Io lo so che questi soldi ti servono, ma sai benissimo che qualsiasi problema, le porte della cantina o di casa mia saranno sempre aperte per te. Qualsiasi problema, okay?... Non ti voglio vedere ancora su un letto d'ospedale, e soprattutto non ti voglio sentire su quel letto d'ospedale pronunciare la parola 'morte'... Non si scherza con queste cose, ed io lo sto facendo solo ed esclusivamente per il tuo bene. Lo capisci vero? La salute prima di tutto, soprattutto la tua, che sei parte della mia famiglia!»
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Il Destino Ha La Sua Puntualità [] Paulo Dybala []
FanfictionRaissa si è sempre sentita etichettata come una figlia di serie C. Nulla a vedere con la serie A, dove invece era stato piazzato suo fratello gemello. Raissa si è sempre sentita etichettata come quella figlia che qulasiasi cosa fa, non è mai quella...