Jefferson Hatter- OUAT

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Cassiopea_Potter spero ti piaccia ;)

Regina non sapeva se sentirsi in colpa per quello che aveva fatto a sua sorella, mentre osservava il cappellaio che lei aveva fatto diventare matto chinato sul suo capezzale a raccontarle delle storie.

Ogni santo giorno, che ci fosse sole o maltempo, Jefferson andava a trovare quella che si pensava fosse una forestiera in coma, che nessuno conosceva o ricordava di aver incontrato. Lui era però stato maledetto a ricordare tutto ciò che aveva perso, quello che lei gli aveva portato via; era stato rinchiuso in una villa ai margini della foresta, senza T/n, senza felicità, con i sensi di colpa per averla trascinata giù con lui e di averla fatta quasi uccidere.

Regina si affacciò alla finestra socchiusa tra la stanza di David Nolan, comunicante con quella dell'unica persona che aveva mai amato veramente oltre a Daniel ma che aveva cercato di uccidere.

-La principessa dai capelli lunghissimi si nascondeva tra i corridoi del castello, osservando da lontano uno dei poveri uomini al servizio della sorella. Lo vedeva sbuffare agli ordini della regina ma lo vedeva anche sorridere quando finalmente il suo incarico terminava; non era cattivo come la maggior parte degli uomini che vedeva arrivare al castello, era diverso e lei lo trovava maledettamente avvenente con quegli occhi chiari e i capelli lunghi e ricci sempre fuori posto. Seduta contro le pareti di roccia pensava che sua sorella, che sarebbe sempre stata contro la felicità altrui dopo la morte dello stalliere che le aveva rubato il cuore, non gli avrebbe mai permesso di vedere quell'enigmatico cappellaio. Una sera la fanciulla era appoggiata al balcone posto nelle sue stanze, mentre guardava le stelle aspettando che Regina finisse di strappare cuori in giro per il regno, quando il bel moro si avvicinò a lei appoggiandosi alla ringhiera e alzando il viso verso il cielo stellato. "E così finalmente la conosco..." disse il cappellaio rivolgendosi alla ragazza che osservava spesso quando si recava al castello "T/n" lei gli sorrise, osservandolo alla luce fioca della luna-

Regina non sapeva che Henry aveva convinto Jefferson a leggere a quella ragazza con la pelle bianca e i capelli lunghissimi sparpagliati sul cuscino il libro che aveva ricevuto dalla maestra e che lo aveva convinto del fatto che chiunque a Storybrooke fosse un personaggio delle fiabe che di solito le madri leggevano ai propri figli.

Lei era stata costretta a cercare di uccidere sua sorella, pensando cosa avesse T/n più di lei per potersi meritare la felicità che gli era stata portata via dalla sua stessa madre assieme a Daniel. Aveva iniziato col rinchiudere Jefferson nel Paese delle meraviglie portandosi via il suo cappello, dove passò giorno e notte, impazzendo, cercando di fabbricare l'unico strumento che avrebbe potuto riportarlo da lei. Ma questo, al contrario di quanto lei aveva creduto, non bastò a separarli dato che sua sorella fece di tutto per cercare di riportare quello che ormai era il suo amato indietro. Incontrava di nascosto qualsiasi persona che avesse poteri magici o che diceva di poterla aiutare nel suo intento e stava spesso rinchiusa in camera sua a pensare a come fare per poter vivere una vita con lui, lontano da Regina, dalla sua malvagità e da tutto ciò che avrebbe potuto interferire con il loro amore.

Un giorno, il fatidico giorno in cui la donna dai capelli corvini lanciò il sortilegio che fece formare la città di Storybrooke, lei, ignara di tutto il piano della sorella, decise di partire e di attraversare il regno per cercare l'ultimo anziano saggio che aveva creato un piano per riportare indietro Jefferson. Nonostante il cielo si stesse tingendo di un verde strano mischiato ad un viola che non prometteva nulla di buono decise di mettersi lo stesso sulla strada verso la sua ultima speranza, ma qualcosa la fermò.

-T/n, vai via senza salutare?-

La principessa si girò e vide la sorella a capo di un enorme gruppo di guardie che si avventarono addosso a lei con spade e lance sguainate.

-Assicuratevi che il suo cuore non batta.-

Quella frase fu l'ultima che disse e l'ultima che T/n sentì prima che la nebbia colorata inondasse tutto, spazzando via ogni singola persona del regno verso il Maine. Le guardie non si assicurarono che lei fosse morta e infatti Jefferson sperava ancora in un miracolo da parte di Emma, l'unica oltre alla Mills  che avesse un briciolo di magia tra le mani, che vi consentisse di vivere una vita normale che non comprendesse parentele pericolose, ville enormi e spaventose e dei tubicini attaccati alle braccia di uno dei due.





Emma era segregata in una stanza dell'enorme magione in cui Jefferson viveva solo tra i pensieri e le speranze di una vita che credeva di non poter avere.

-Senta...-

La bionda si alzò dalla postazione che il bel moro le aveva preparato davanti a lui, che stava con il mento appoggiato all'ennesimo cappello che aveva cucito e non aveva funzionato. Si alzò velocemente e gli puntò una pistola esasperato. Era sul punto di piangere perchè stava lentamente realizzando che niente l'avrebbe portata indietro.

-No, nessun senta, Emma sei l'unica persona che può salvarci, può salvare lei. Non voglio sentire di nuovo quella frase che ripeti da quando ti ho portata qui perchè anche se tu non ci vuoi credere tu hai  della magia che ti scorre nelle vene, magia che serve a tutti, serve a T/n per tornare da me e a me per tornare da lei. Diamine lo vuoi capire che mentre tu non hai nulla da perdere io invece posso perdere lei per mano di sua sorella? Lo sai che se non la riporterò indietro lei morirà lentamente restando in stato vegetativo? Lo sai che quando lei morirà nulla per me avrà più un senso? Non so se hai mai amato qualcuno come io amo lei, se hai mai provato le sensazioni che provo io quando le sono accanto, ma so che se tu non farai nulla lei non tornerà mai più da me -

Jefferson scoppiò a piangere e scosso dai singhiozzi cadde in ginocchio a terra mentre Emma saltava dalla finestra per scappare. Con la bionda salvatrice se n'era andata anche la sua ultima speranza, l'ultima luce che poteva tenere in vita T/n, l'ultima cosa che gli poteva permettere di vivere una vita insieme e di costruire una famiglia loro.


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