Capitolo due

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Chenle con un gesto della mano, invitò la ragazza a chiudere la porta dietro di sé, prima di accomodarsi alla sua scrivania.

Sebbene fosse di modeste dimensioni, l'ufficio era molto sobrio: qualche pianta qua e là, tre quadri sulle pareti e un portapenne d'argento.
Gli occhi di Rose finirono proprio su quell'oggetto scintillante.

"Ti piace??"

Le domandò, sorridendole calorosamente.

"È molto bello"
"Me l'ha regalato la mammina quando ho avviato l'attività. All'inizio non mi piaceva molto, ma direi che mi abbia portato abbastanza fortuna, non trovi?"
"Decisamente"

Disse con un pizzico di ironia.
Appena si rese conto di essersi lasciata un po' troppo andare, si irrigidì, trotterellando sul posto.

"Non essere così tesa, è solo un colloquio di lavoro"

Scherzò Chenle, girando sulla sua poltrona in pelle, voltandosi verso la finestra alle sue spalle.

Solo un colloquio di lavoro eh?

Pensò lei, sobbalzando quando il ragazzo dai capelli arancioni, di colpo, si girò.

"Ma veniamo a noi... Cosa ti porta alla NAP?"

La bionda sorrise e dopo aver ripassato mentalmente il solito discorso, iniziò a parlare, mentre Chenle, spostò di lato il sottile monitor e sfogliò velocemente il curriculum, soffermandosi sulla seconda pagina.

"D'accordo, che tu fossi una studentessa modello è tutto scritto qui, ma quello che io voglio sapere è..."

Chenle si espose sulla scrivania, arrivando quasi dall'altra parte.
Nel frattempo, Rose deglutì rumorosamente, andando incontro al suo viso, pendendo dalle sue labbra.

"Come ti trovi a lavorare con gli altri?"

Tutto qui?
Gli interessa solo come sono nel rapporto con i colleghi?

Ok che l'agenzia aveva a che fare con dipendenti un po' particolari, ma Rose non credeva fosse così tanto importante questo aspetto.

"Ho diretto numerosi progetti durante il mio tirocinio, per non parlare di-"
"No, non ci stiamo capendo"

Stavolta si alzò e si sedette sul bordo della scrivania, accavallando le gambe e incrociando le dita le poggiò sul ginocchio, sospirando.

"Io ho occhio per il talento, e penso che questo non sia un segreto. Molto probabilmente assumerò uno dei tre ragazzi qui fuori, per un periodo di prova è chiaro, ma voglio essere sicuro che tu sia in grado di gestirlo"

Rose lo osservò confusa.

"Scusi, adesso sono io che non la sto capendo"
"Ti facevo più sveglia signorina Rose"

Ed ecco che si rialzò nuovamente e tornò a sedersi composto.

"Alla NAP lavoriamo in coppia e io, maestro dell'osservazione e presidente di questa azienda, Zhong Chenle, ho sentito qualcosa in te, in te e in quel ragazzo, perciò, se te la senti, vorrei che tu lavorassi con lui, per me"

Stava per forza sognando.
Non poteva essere vero.
Il presidente della miglior agenzia pubblicitaria del paese aveva percepito in lei del potenziale.
Con una sola occhiata!
Era questo il potere del giovane businessman di cui tutti parlavano?

Era da una vita che si sentiva elogiare da amici, parenti ed insegnanti, ma loro sapevano quanto si applicasse in ogni cosa facesse, d'altronde i voti impeccabili e la schiena sempre gobba sui libri ne erano la prova lampante.
Ma lui l'aveva appena incontrata!
Ne conosceva a malapena il nome e quello che aveva appreso di lei, l'aveva appreso da un pezzo di carta che poteva tranquillamente raccontare un sacco di bugie.
Era sul serio bastata una sua frase a farle esplodere il cuore nel petto e a fare precipitare tutti quegli anni di complimenti ed elogi.

"La ringrazio per quest'opportunità signor Zhong! Non la deluderò!"
"Lo spero bene, ma ricordati che non dipenderà solo da te! Ti voglio qui da lunedì, ore 9, puntuale mi raccomando. Ah, Rose, non mi chiamare signor Zhong, sono persino più piccolo di te"

Le strizzò l'occhio e distese le braccia stiracchiandosi.

"Mi fai entrare il moro per favore?"

Rose annuì ed uscì dall'ufficio, si ricordò di respirare appena in tempo e, accorgendosi di avere stampato in volto un sorriso più accecante del sole, sbatté le ciglia, facendo tabula rasa delle sue emozioni.
Non le sembrava carino spiattellare in faccia agli altri candidati che a differenza del loro futuro incerto, il suo fosse già stato positivamente deciso.

Guardò il ragazzo dai capelli neri e sottovoce gli riferì le parole di Chenle.
Era talmente concentrato a ripassare il suo discorso di presentazione che nemmeno si era accorto che lei fosse uscita, così, Rose lo raggiunse e gli picchiettò l'indice sulla spalla.

"E poi- aaaaah!!"

La bionda, per lo spavento, chiuse gli occhi e arricciò il naso.

"Scu-scusami! Non volevo spaventarti!"
"Non mi hai mica spaventato, figu- Ma tu sei la tipa con cui mi sono scontrato prima! Scusami tu, stavo correndo per fare questo colloquio, sai..."

Continuò a chiacchierare e a gesticolare a vuoto per quasi un minuto.
Era davvero preso e Rose non aveva il coraggio di interromperlo, ma temendo di essere ripresa dal suo futuro capo, sospirò e si impose, zittendolo.

"Scu-"
"Che poi non avevo spicci, quindi-"
"Scusami!!!"

Il moro la osservò, in silenzio.

"Ma tu ti scusi sempre??"
"È il tuo turno, devi entrare!"
"Eh!? Perché non me l'hai detto subito!"

Afferrò veloce tre fogli mezzi spiegazzati e corse verso la porta dell'ufficio, lasciando tutti i presenti di sasso.

Rose, con un uragano di sensazioni diverse dentro di sé, si avviò all'uscita.
Una volta al di fuori, riaccese il cellulare e, ancora prima di avvisare i suoi genitori, chiamò chi aveva creduto in lei fin dalle scuole superiori.

"Pronto..."
"Quando inizi??"
"Purtroppo... Non mi hanno presa..."

Ci fu una breve pausa e poi, Minho scoppiò in un'assordante risata.

"Credibilità zero"
"AAAAAAAA SENTO CHE STO PER SVENIRE!"
"Non farlo, almeno aspetta che arrivi lì"
"Che???"
"Sono la semaforo! Andiamo a pranzo, dobbiamo festeggiare"

La ragazza, riconoscendolo in fondo alla strada, sorrise e correndogli incontro lo abbracciò.

"Minho, Minho... Ce l'ho fatta, sono una dipendente della NAP!"
"Lo sei bella mia, lo sei!"

Incastrò la testa nell'incavo del collo dell'amico e chiuse gli occhi, respirando profondamente.
All'improvviso, la figura di quello strano ragazzo, le balzò alla mente.
Chissà se...

"Va bene, ora staccati. Troppo contatto fisico. Si va?"

Sghignazzò e appoggiandogli il braccio attorno alle spalle, prese a camminare.

"Si va!"

•Quando gli opposti si attraggono• Hwang HyunjinDove le storie prendono vita. Scoprilo ora