CAPITOLO 9

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Non dormii affatto, il mio unico pensiero era come potessi essere stato così idiota; al mio ritorno in camera da letto, Jessica non c'era più, credo abbia capito la situazione e se ne fosse andata prima che io tornassi, almeno mi aveva risparmiato di dare delle spiegazioni anche a lei. Il fatto era che mi ero comportato male anche con lei e questo mi faceva sentire in colpa il doppio. Anche se per lei provavo solo un'attrazione fisica che potevo provare con qualsiasi altra ragazza, non significava che dovessi fregarmene del tutto dei suoi sentimenti, quindi mi ripromisi di richiamarla e scusarmi con lei il giorno successivo. E così feci. La sua voce non sembrava delusa né dispiaciuta.

"dovrei chiederti scusa io invece, alla fine me lo sono meritato dai" si fermò e fece una piccola risata "sono stata impulsiva, come mi è venuto in mente di venire a casa tua così senza preavviso? E poi il resto è comunque colpa mia, se non ti avessi provocato non sarebbe successo niente"

"le cose vengono fatte in due eh, lo volevo anche io ma la situazione non è giusta al momento" risposi,

"lo capisco" disse infine e chiudemmo subito dopo la chiamata.

Nonostante ciò, il mio senso di colpa non passava, ormai il danno era fatto e non sapevo come rimediare. Il fatto che abbia risolto con Jessica mi diede un attimo di sollievo, era andata meglio di quanto pensassi ed ero contento per questo.

Poi venne la parte più difficile, e importante. Joanna. Per due giorni non rispose alle mie chiamate e decisi di farmi avanti direttamente. Andai sotto casa sua e suonai al citofono. Nessuna risposta. All'inizio pensavo non ci fosse nessuno in casa, poi notai un'ombra dietro la tendina della camera da letto di Joanna e capii che era lei, probabilmente.

Inoltre notai anche l'assenza della macchina dei suoi, -menomale- pensai, altrimenti non immagino l'imbarazzo, già la situazione era abbastanza difficile. Il cielo era grigio, da un momento all'altro avrebbe iniziato sicuramente a piovere.

"Joanna per favore parliamone" urlai sperando mi ascoltasse. Nessuna risposta. Ci riprovai.

"Joanna dai" urlai più forte. Vidi la finestra aprirsi e lei si affacciò.

"ma sei impazzito? Vuoi farti sentire da tutti i vicini?"

"scendi ti prego, parliamone"

"non abbiamo niente di cui parlare, sparisci"

"se non vuoi scendere, rimarrò qui finché non sarai costretta a farlo"

"beh, non ho impegni per il momento, divertiti", chiuse la finestra sbattendo.

Mi sedetti sul gradino e aspettai. Il vento cominciò ad essere sempre più forte e faceva anche un po' freddo. Ogni tanto guardavo su e la tendina veniva scostata spesso. Almeno non mi evitava completamente.

Speravo vivamente scendesse al più presto anche se iniziavo a dubitarne. Erano passate due ore e non vidi neanche l'ombra di Joanna. Il tempo peggiorò, la pioggia iniziò a scendere su di me e cercai di ripararmi sotto il piccolo portico di casa sua.

"vai a casa" sentii dalla finestra.

"ho detto che non me ne vado". Lei sbuffò e alzò gli occhi al cielo sbattendo di nuovo la finestra.

Sbarrai gli occhi quando la porta si aprii.

"entra". Feci come disse. Ero tutto bagnato e mi tenevo le braccia per il freddo.

"ti prendo un asciugamano". Io annuii e quando tornò lo presi immediatamente per attorcigliarmici dentro.

"non c'è Taylor?" chiesi,

"è di sopra, perché? Vuoi farti pure lei?" mi rispose tagliente. Io rimasi zitto e la seguii in cucina.

"ne vuoi uno anche tu?" mi domandò mentre trafficava per farsi un the.

"voglio solo parlarti" le dissi "Joanna, l'unica cosa di cui mi importa in tutta questa fottuta situazione sei tu. E lo so che fra un po' parti. Secondo te non ci ho mai pensato? Si Joanna, continuamente ma non mi importa. Perché io provo qualcosa per te e l'unica cosa che volevo era passare tutto il tutto che ci rimaneva insieme ma tu prima non vuoi uscire con me, poi scappi, vai alla festa con un altro ragazzo, cosa dovevo pensare? La prima cosa che mi è venuta in mente è che non volevi avere a che fare con me e me ne stavo facendo una ragione, con Jessica. E so che ho sbagliato, sono umano e commetto errori" ho la sua mano fra le mie, lei mi guardava negli occhi come se stesse per piangere da un momento all'altro.

"ora sai quello che penso, e che provo."

Lei era immobile, continuava a guardarmi senza proferire parola. A sto punto pensavo fosse giusto lasciarla da sola per non essere opprimente. Le lasciai la mano, piegai l'asciugamano poggiandola sulla sedia e mi avviai alla porta. Mi ero tolto un groppo che avevo in gola da giorni, le avevo detto tutta la verità. Lei era libera di decidere in quel momento, non potevo tornare indietro per quanto riguarda l'errore, ormai la frittata era fatta. Ma i miei sentimenti per lei erano sinceri e so che lei l'aveva capito.

Fuori ancora pioveva, e il vento era fortissimo. Mi tenevo stretto le braccia per il freddo cercando di arrivare in fretta all'auto.

"no Adam aspetta" mi voltai di scatto e la vidi lì, ferma davanti all'uscio della porta. Corse verso di me facendosi bagnare anche lei dalla pioggia. Poi mi prese le guance con le mani e mi baciò. Si strinse di più a me attorcigliando le braccia intorno alla mia testa mentre le mie erano ferme sui suoi fianchi. La afferrai facendola saltare su di me. Sentivo lo stomaco in subbuglio, aspettavo quel momento da tanto e averla finalmente tra le mie braccia per me era meraviglioso. Eravamo entrambi bagnati fradici ma non sentivo più freddo, era come se il calore del suo corpo bastasse a riscaldarmi e a farmi sentire bene. Quel bacio era come una boccata d'aria fresca dopo tanta tempesta.

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