Capitolo 11: Palam et clam.

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Palam et clam è una locuzione latina che significa letteralmente
 "apertamente e in segreto."
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«Arigatō, Bokuto.»

Il capitano della Fukurodani non aveva capito come ci era riuscito, ma l'aveva fatta ridere.
E vederla ridere, in quel momento, dopo l'incontro con Kuroo e quelle lacrime, era la cosa più bella che sarebbe mai potuta accadere.

Quando aveva visto Kuroo da lontano, un brivido gelido gli aveva percorso la schiena: era sempre stato felice e allegro di vedere il suo migliore amico, ma con Y/N al suo fianco era tutta un'altra storia.
Non era tanto per il fatto che fossero da soli, quasi come una coppia, e che il capitano della Nekoma avrebbe potuto sospettare qualcosa, ma piuttosto per la reazione che avrebbe potuto avere lei.

C'aveva messo così tanto per farla sorridere, per far sì che si aprisse con lui, che quel velo di tristezza abbandonasse, di tanto in tanto, i suoi occhi e/c.
E dopo una giornata perfetta come quella, in cui si erano spinti oltre la semplice amicizia, in cui l'aveva vista in un modo talmente intimo  che niente sarebbe più stato come prima, Kuroo rischiava di rovinare tutto.

Aveva tentato di cambiare direzione, di spingerla verso la cioccolateria in cui si trovavano Akaashi e Kaori, aveva insistito anche dopo essersi accorto che il corvino, ormai, li aveva notati.
Se la sarebbe vista con Kuroo in un altro momento, avrebbe comunque dovuto farlo, prima o poi.
Ma la cosa importante, innanzitutto, era proteggere Y/N.

Ma lei, testarda e viziata come una bambina, aveva insistito, finendo irrimediabilmente per eliminare ogni tentativo di risparmiarle quello spiacevole incontro.
Quando aveva visto il modo in cui si erano guardati si era sentito incredibilmente in colpa: lo scambio di sguardi, tra quei due, era stato così intenso, seppur carico di tensione, che si chiese se sarebbe mai stato possibile separare i loro cuori.
E fu proprio questo interrogativo a turbarlo: era, per la primissima volta in vita sua, geloso.

Si domandò se ciò che stava cercando di fare da ormai due settimane fosse giusto o fosse, piuttosto, una missione suicida: gli occhi di lei non lasciavano spazio alle supposizioni, era ovvio che fosse ancora innamorata del suo capitano.
Ebbe l'istinto di tirarla verso di sé e allontanarla dal corvino in un impeto di possessione, mentre uno strano calore gli infiammava il petto.

Poi l'aveva guardata nuovamente: nei suoi occhi c'era la stessa disperazione di quel venerdì notte, quando tutto era cominciato, lo stesso sguardo di chi ha perso qualcuno e non sa come non perdere anche sé stesso in quell'assenza.
E allora la gelosia era svanita, lasciando spazio alla compassione: come aveva potuto mettere sé stesso prima di lei?

«Bokuto, cosa ci fate qui?»
La domanda di Kuroo era stata posta con un tono duro: in un altro momento, forse, gli avrebbe risposto per le rime, ma si limitò a fingere una risata imbarazzata, grattandosi nervosamente il retro del collo e giustificando la loro presenza insieme come un caso, una circostanza fortunata in cui lui e Akaashi avevano trovato le ragazze a fare compere e, allora, avevano deciso di unirsi per un innoquo caffè.

Non aveva certamente intenzione di fare una scenata lì, di rivendicare il diritto di Y/N di vivere la sua vita come meglio credeva, considerando anche il fatto che, tutt'ora, il capitano della Fukurodani era ben consapevole di non poter avanzare pretese o diritti sulla gatta della Nekoma.
Non era la sua ragazza, non era una sua amica, era qualcosa che poteva essere, ma che non era ancora.

Non era neanche certo di cosa avesse detto di preciso, troppo impegnato a chiudere quella conversazione al più presto in modo tale da allontanarsi e lasciare che Y/N respirasse.

Omnia vincit amor [BokutoxReader]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora