Part 4

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"Capisco, e di nuovo farò finta di crederti. Ma solo se un giorno di questi mi concedi l'onore di uscire con me"
Angie scosse per l'ennesima volta il capo ripensando a quando Louis le aveva, senza esitazione alcuna, proposto quelle parole. Si infilò in un vicolo per arrivare il prima possibile a casa, correndo quasi, forse pensando che in quel modo avrebbe potuto sfuggire al ricordo di come lei aveva reagito.
"Vediamo di vincere la causa, Tomlinson" Gli aveva risposto, e poi? Poi aveva fatto la cosa più idiota che potesse fare. Aveva finito di sistemare le sue carte, preso la sua borsa, accarezzato la guancia di Louis che la stava guardando esterrefatto, infine si era alzata per prendere la via dell'uscita. Aveva lasciato Louis di stucco, e ancora non capiva lei stessa il motivo di una reazione tanto insulsa.

Era una situazione così delicata, quella di Louis... Angie spesso si trovava a non sapere come prenderlo, come comportarsi, soprattutto se le era richiesta una reazione così prontamente. Anzi, da una parte era contenta di aver reagito in quel modo: oltre ad essere la reazione più genuina che potesse avere, le aveva permesso di guadagnare del tempo, per pensare, soppesare il bene o il male di quella possibile - o impossibile - relazione con Louis.
Angie sentiva che, forse, un avvocato non avrebbe dovuto iniziare una relazione con il suo cliente. Forse quello era considerato molto, troppo, sbagliato. Poi Louis era un figlio di papà - e un teppista - e lei non voleva avere nulla a che fare con i viziati come lui, l'aveva già detto, ripetuto e sottolineato. Giusto?
Ma allora perché la sua mente continuava a visualizzare le immagini della festa, che sembrava essere accaduta migliaia di anni prima? Perché le sue labbra scalpitavano per quei baci che si erano scambiati, sotto l'effetto dell'alcol? Perché Angie sentiva di volergli concedere un'altra possibilità, nonostante quello che la sua mente le urlava?

Si diede nuovamente dell'idiota, Angie. Non poteva uscire con il suo cliente, nemmeno se era Louis. Soprattutto dato che era Louis: sicuramente avrebbe avuto ancora bisogno del suo avvocato, e lei non se la sarebbe sicuramente sentita, di continuare a fare il suo avvocato, se avesse cominciato a uscire con lui.
Prese il cellulare dalla borsa, decisa a scrivere a Louis che era molto lusingata, ma che nulla di romantico avrebbe potuto accadere tra loro due finché il loro rapporto di lavoro rimaneva tale. Usava quelle parole sperando che Louis capisse che in un'altra situazione, fosse stata lei un'altra ragazza, gli sarebbe saltata tra le braccia senza pensarci due volte. D'altronde, Angie si disse, Louis doveva avere migliaia di ragazze ai suoi piedi, visto quanto bello era - o meglio, visto quanto lo stereotipo del bello e dannato gli calzasse a pennello.

Non aveva ancora terminato di scrivere l'ultima parola quando una mano si chiuse sulla sua bocca e la costrinse a fermarsi, spalancando gli occhi nella confusione. Altre persone, oltre a lei e il suo aggressore, non ce n'erano, e il luogo era piuttosto spoglio di edifici in cui Angie potesse riporre la speranza di trovare aiuto. Non sapeva cosa fare, non riusciva a ragionare per trovare il modo di uscire da quella situazione, mentre il suo aggressore la trascinava verso il lato della strada, senza che lei potesse fare resistenza.
"Ora tu stai buona e non urli, così io posso toglierti la mano dalla bocca e non doverti togliere la lingua" La minacciò l'uomo, seppure la voce fosse snaturata dalla sciarpa che teneva sulla bocca. Angie riusciva a mala pena a vedere gli occhi dell'uomo, per il resto il volto era coperto. Sapeva di avere l'espressione di un cerbiatto colto nel mezzo di una strada, ma sapeva anche benissimo che avrebbe dovuto fare quello che diceva l'uomo, almeno in quel momento, così annuì furiosamente, guardando l'uomo sorridere.

"Brava Angelica, allora riesci a fare quello che ti viene ordinato - Ghignò il suo aggressore, continuando poi - Perché mi sembra che molte cose tu non le segua alla lettera"
Stava facendo il vago, o meglio, alludeva a cose che però Angie non riusciva a comprendere, dato che nella sua mente regnava la confusione più assoluta.
"Non capisci cosa intendo Angelica?"
"No" Riuscì a biascicare Angie in risposta. L'uomo spinse con forza la spalla di Angie contro il muro, facendola gemere lievemente.
"Ti è stato detto di ritirare la causa. Ti avevamo avvisato Angelica. Eppure ti sei messa a lavorare con Tomlinson per vincerla. Sono qui per darti un ultimo avviso, o la prossima volta sarà molto peggio, credimi" Le intimò, ghignando ancora, spostando la mano sul suo fianco, provocando un movimento quasi spasmodico in lei.
"Donna avvisata mezza salvata Angelica, non vuoi farti male, vero? Neanche noi" Sottolineò nuovamente l'uomo, rincarando la dose con un nuovo spintone contro il muro, poi, mentre Angie chiudeva gli occhi per non vedere altro, le tolse l'appoggio al terreno, facendo in modo che la ragazza si trovasse per terra dolorante, mentre lui si dileguava.

Trouble - Louis TomlinsonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora