Called you on the phone today
Just to ask you how you were
All I did was speak normally
Somehow I still struck a nerveTutte le cose belle hanno un lato che bello non è. Basti pensare alle persone attraenti, tanto piacevoli per gli occhi quanto dannose per il cuore. O alle emozioni. L'ottimismo è un'arma a doppio taglio, un antidoto e un veleno. Se da un lato permette di vedere la vita da una prospettiva luminosa, dall'altro rende completamente impreparati quando le cose si mettono male.
Blaise Zabini lo aveva capito troppo presto e lo stava sperimentando sulla sua stessa pelle. Si chiedeva spesso, in quei giorni freddi e rigidi di gennaio, se il suo vedere sempre il lato positivo non gli avesse giocato un brutto scherzo col karma. Era malato e non l'avrebbe mai creduto. Era successo tutto così in fretta da levargli il respiro, sembrava che la lettera del medico gli avesse strappato l'aria direttamente dai polmoni anneriti dal fumo. Non riusciva a capacitarsi di quella diagnosi perché era come se tutto il peso che stava portando in quei mesi si fosse appesantito ancor di più, per schiacciarlo, per fargli perdere la speranza. La vita lo stava prendendo a pugni, totalmente e spietatamente, quasi a chiedergli: quanto sei in grado di resistermi? Quanto ti ci vorrà per toccare il fondo? Ma Blaise aveva già rinunciato alla sfida.
Tutto ciò che desiderava era estraniarsi dal mondo, bere alcol fino ad avere la bocca così secca da non riuscire più a muovere la lingua. Si sentiva completamente impreparato a quello che lo aspettava là fuori, non era pronto per vedere Ginny e non era pronto per rivelare al mondo quello che gli stava succedendo. Voleva nascondersi, nascondersi da qualcosa che era più forte di lui e questo desiderio non lo aiutava affatto nella sua vita da eterno ottimista. Si sentiva talmente solo da desiderare soltanto l'oblio, quel buio degli abissi raggiunto dalle navi affondate. Curarsi non era un'opzione per lui. Era talmente insicuro, talmente sconvolto da quella notizia, e talmente sospettoso nei confronti di una probabile cura babbana, che quasi preferiva morire, lasciarsi andare a quella malattia che chissà perché, aveva scelto proprio lui, proprio il suo sangue, i suoi globuli bianchi, il suo sistema immunitario. Era una strada dissestata e senza uscita, si trovava a un bivio nel quale la prima strada lo portava a una strana via di guarigione alquanto improbabile se analizzata, mentre la seconda lo conduceva a morte certa. Ma la paura che provava nei confronti di una cura era davvero alta e quasi gli imponeva di morire, di lasciare quel mondo che a quanto pareva non era stato fatto per lui.
Non faceva che pensare a queste cose il giovane Blaise da quando la scuola era ricominciata. Anche studiare era diventato per lui inutile perché credeva che non avrebbe mai potuto mettere in pratica tutte quelle conoscenze, tutte quelle cose che stava acquisendo e che aveva acquisito in quegli anni a scuola si sarebbero dissolte con il suo cadavere sotto terra, cenere insieme ai suoi neuroni spenti e ai globuli bianchi consumati. Aveva il cuore spezzato, e la paura che gli scorreva nelle vene al posto del sangue, perché le malattie lo avevano sempre terrorizzato, i medici lo avevano sempre terrorizzato, perfino le visite, aveva un'ansia terribile ma altrettanta ipocondria, e le due cose andavano davvero in contrasto tra di loro e gli impedivano di riflettere razionalmente. Il moro aveva soltanto un'idea in testa: che aveva paura. E la paura non è facile da contrastare, anzi, la paura è mille volte peggio della malattia perché impedisce di curarla il più delle volte nella maniera in cui dovrebbe essere curata.
La mattina dell'8 gennaio, il giorno dopo della ripresa delle lezioni, Blaise andò da Ginevra. Aveva appena finito di piangere, bevendo vino e cercando di trovare il coraggio di parlarle come se non fosse successo niente. Non aveva nessuna intenzione di dirle la verità, Ginny non doveva sapere, sarebbe stato solo un immenso problema dover avere a che fare con lei e con le sue preoccupazioni, con ciò che lei gli avrebbe chiesto, sicuramente di curarsi in qualunque modo possibile. Lui non odiava il fatto che Ginny potesse preoccuparsi, ciò che temeva era che lei potesse convincerlo a curarsi, cosa che non aveva intenzione di fare, perché la paura era troppo forte e perché era troppo convinto di essere già arrivato al capolinea. Se fosse successo all'improvviso Ginny ne sarebbe rimasta certo distrutta, ma si sarebbe risparmiata giorni di triste agonia, che adesso era l'ultima cosa di cui aveva bisogno.
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I don't wanna die//Dramione
FanfictionDALLA STORIA: «Per un attimo, solo un attimo, ripensò a tutto ciò che aveva fatto e che stava per fare. Il Marchio Nero, l'omicidio, il prestigio di suo padre, la famiglia. Non riuscì a trovarvi un senso. Tutto accanto a lei perdeva valore, c'era s...