BIRTHDAY REUNION

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Eren tirò un sospiro pesante al suono della campanella. Ascoltò Armin e Mikasa senza degnarsi di sollevare la testa dal libro, troppo spaventato di quello che avrebbe trovato. Era venerdì e l'ora di inglese era stata la peggiore degli ultimi cinque anni. Non solo lui e e Levi non si erano né visti né sentiti in quei due giorni dopo il litigio, ma Eren aveva sofferto fisicamente nel vederlo così. L'aspetto sciupato, le occhiaie profonde e i movimenti aggraziati resi impacciati dai dolori che sicuramente si stava ancora trascinando. Eren era troppo codardo per incrociare i suoi occhi e fronteggiare il senso di colpa. Perché se Levi era ridotto così, era lui la causa. 

"Eren, Jean ci raggiunge da te appena finiamo le lezioni. Armin andrà a prendere Marco così li faremo incontrare, okay?"

Mikasa pretese l'attenzione di Eren che fece lo sforzo di riservarle un'occhiata spenta.

"Come volete."

Si limitò a sussurrare in mezzo al fracasso degli studenti che lasciavano l'aula per prepararsi all'ora di educazione fisica.

"Eren, coraggio, cerca di tirarti su il morale. E' il tuo compleanno e qualsiasi cosa sia successa con il tuo-"

"Ci vediamo in palestra."

Eren interruppe bruscamente Armin e, schivando la sua espressione apprensiva, sfrecciò fuori dall'aula, costringendosi a guardare la porta di fronte a sé e ignorare il professore alla sua sinistra. Anche se il suo profumo era così vivido da fare male. Non poteva permettere che Levi sentisse accenni delle loro conversazioni e comunque stare nella stessa stanza con lui era insopportabile. Eren aveva trattenuto le lacrime da quando aveva messo piede a scuola. In mezzo alla folla del cambio d'ora, si chiuse in bagno e si asciugò alla bene e meglio le lacrime che avevano preso a scendere sul viso stanco. Gli mancava Levi e non era per niente sicuro che l'avrebbe mai riavuto indietro.


Mikasa e Armin restarono a guardare la fuga di Eren con espressione interdetta. Inevitabilmente notarono anche il professor. Ackerman. I suoi occhi severi si ammantarono di tristezza quando si voltò appena verso il banco rimasto vuoto. Lo videro rimirare quel pezzo di legno troppo a lungo e troppo intensamente. Ai due amici non sfuggì neanche il sospiro sofferto che gli gonfiò il petto. E subito dopo i loro occhi si incrociarono. Mikasa lesse un'inevitabile dolore nello sguardo adulto dell'uomo e così Armin spostò il suo, sperando che l'insegnante non si sarebbe fatto troppe domande sul loro muto interesse.

"Cosa fate ancora qui? Datevi una mossa o arriverete tardi in palestra."

Levi tuonò nel bel mezzo di quello strano gioco del silenzio. I suoi studenti si alzarono fulminei e con un saluto educato lasciarono l'aula. Una volta solo, Levi prese l'ennesima boccata d'aria e, nel sopportare l'ennesima fitta di dolore sulla pelle torturata, strinse la collana che pendeva sotto la camicia. Eren gli mancava da morire, ma non era per niente sicuro che l'avrebbe mai riavuto indietro.


"Secondo te è una coincidenza che l'umore di Eren sia nero tanto quanto quello del professore?"

Armin schioccò un'occhiata eloquente a Mikasa mentre solcavano il lungo corridoio che li portava agli spogliatoi. La ragazza non tardò a dare la sua opinione composta.

"Sì, se fossi stupida ti direi che è una coincidenza e che è solo un caso se proprio oggi che Eren non ha alzato la testa dal libro, il professore non l'ha guardato né chiamato neanche una volta in tutta l'ora. Negli ultimi cinque anni non l'ha lasciato in pace mezzo secondo e oggi sembravano due fantasmi."

"Ah, mi sembra tutto così assurdo. Quei due si odiano."

Armin prese un respiro profondo, suscitando un sorriso amaro all'amica.

SECRET LESSONS (ERERI)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora