31. "Lascia che ti aiuti"

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Ottavo giorno... mattina

Carlotta

Sono le 8:40 quando mi alzo dal letto riluttante. Questa mattina dovrò affrontare il mio peggiore incubo ma quello che mi preme maggiormente sapere è dove si trova Andrea in questo momento.

Ci metto qualche secondo per far mente locale e ricordare l'appuntamento con suo zio.

Vorrei davvero sapere cosa lo affligge. Vorrei poterlo aiutare. Sembrava distante e rigido mentre conversava al telefono. Come se da quella chiamata fosse in ballo qualcosa di importante.

Non conosco questo Piero ma temo che possa essere come il padre. E una parte di me vorrebbe raggiungerlo subito per assicurarsi che stia bene. Che sia al sicuro.

Cosa dovrei fare?
Andare al mio appuntamento o controllare se Andrea sta bene?

Il mio cuore conosce benissimo la risposta ma la mia mente, eternamente in combutta con lui, mi sottolinea di andare a quell'incontro e chiudere definitivamente col passato.

Mentre mi crucio sul da farsi, sbatto contro la sedia accanto alla scrivania, facendola stramazzare a terra e, nel momento in cui mi accingo a risistemarla dove deve stare, una manciata di fogli - sfuggiti a quell'accumulo disordinato posizionato alla rinfusa sul tavolo - cade rovinosamente a terra sparpagliandosi in tutto il pavimento.

Cavolo, ma perché sempre io?
"Perché hai il DNA corrotto dalla goffaggine."

Mi prendo mentalmente a sberle e mi prodigo a raccogliere e sistemare tutte quelle carte.

Sto per rimetterle al loro posto quando le vedo.

Sono tutte analisi disastrose. Ed è lì che capisco tutto.

Mi siedo sulla sedia, dimenticando Andrea, suo zio, il mio appuntamento e tutto il mondo circostante.

Disastro.

Bancarotta.

Fallimento.

Ecco cosa penso non appena poso gli occhi su ogni singolo foglio.

Oh, Andrea, perché non mi hai detto che la tua azienda naviga in pessime acque?

Una parte di me si sente ferita da questa omissione ma l'altra parte, quella comprensiva, prende immediatamente il sopravvento.

Non è semplice parlare di una situazione così delicata e poi lui ha già fatto enormi passi verso di me, perciò anch'io farò la mia parte e lo aiuterò. Che lo voglia o meno.

Ho i mezzi per farlo e le abilità professionali e, al diavolo tutto, non lo lascerò affrontare da solo un problema di questa portata.

"... e poi i numeri sono il tuo pane quotidiano..."

Esatto! Posso aiutarlo e lo farò.

'E se dovessi ricorrere al denaro, farò anche quello', penso mentre esamino meticolosamente quelle dannate carte - così maledettamente catastrofiche da minacciare il peggio, per lui e per tutta la sua piccola compagnia. Proprio così, piccola. Ed è proprio questo il problema principale.

Le grandi compagnie, come quella di papà, possono garantire e affidare la sana e lineare continuità grazie a tutti i rami a essa collegati. Se uno di essi non dovesse ottenere il massimo, per un periodo, non crollerebbe nè minaccerebbe l'azienda principale in alcun modo e tutto questo perchè avrebbe garantito, per sè e per tutte le aziende a lui subordinate, il supporto economico e gestionale dell'intero sistema, dell'intera catena creata da mio padre negli anni. In poche parole: è come se la centrale, gestita da papà, fosse il cuore pulsante che tramite le vene e le arterie - i suoi collaboratori come Giorgio- è collegato agli altri organi - le aziende surrogate - e tutti insieme contribuiscono a tenere viva e a galla l'intera macchina multimiliardaria che ha ramificazioni in tutto il globo.

10 Giorni per farla innamorareDove le storie prendono vita. Scoprilo ora