29/09/21
|HARRY'S POV|
Era un sabato e come ogni anno, il 29 di settembre, dovevamo presentarci nell'atrio, nel quale, il preside ci avrebbe informato, quanto deciso dal consiglio di classe, approposito, delle tre gite annuali.
Mentre aspettavamo il suono della campanella di inizio giornata, le parole di Jonathan rigiravano nella mia mente, invadevano i miei pensieri e intorpidivano la mia lucidità; non mi capacitavo di quanto una persona si potesse spingere con le parole, con la cattiveria e con l'acidità delle parole.
Mancavano circa venti minuti quando la serratura della nostra camera si aprì, rivelando Louis, che senza preavviso si presentò da noi.
Si sedette vicino a me e cominciò a guardarmi, i suoi occhi erano fissi su di me, il suo sguardo trasmetteva, parlava, ma la sua bocca no, si conteneva e questo mi incuriosì, e non poco.
"Lou, cosa c'è?" Fu la prima domanda che pronunciai, lo presi alla sprovvista, una scintilla di sorpresa riuscii a leggerla nei suoi occhi.
"Dopo, sai, ti devo parlare" mi disse passandomi una mano tra i capelli, cercando di tranquillizarmi dopo la sua richiesta.
Non mi diede il tempo di replicare che si avviò verso la porta, e successivamente, uscì, con passo lento, delicato ed estenuante.
Una volta che ci trovammo, all'interno dell'atrio, il preside ci fece accomodare, e senza perdere tempo cominciò il suo discorso.
"Ieri si è conclusa la riunione, nella quale si è parlato della prima, delle tre gite, annuali. Conclusa essa, sono finalmente in grado di fornirvi tutte le informazioni utili.
La prima trasferta si svolgerà in Texas, più precisamente a Dallas. Il viaggio si svolgerà in aereo, per quanto riguarda la vostra classe, l'accompagnatore sarà il professore Tomlinson."Dopo questo ci congedò, il suo discorso, come sempre, fu semplice e scorrevole.
Louis mi disse di vederci nella sua camera, la mia mente non smise per un secondo di pensare a quello che mi avrebbe voluto dire: mi avrebbe lasciato?
Questo mio pensiero mi fece rabbrividire, i brividi si seguirono sulla mia schiena per poi espandersi in tutto il mio corpo, questa sensazione non fu superficiale, si infiltrò fino dentro le ossa, e le lacrime minacciarono di uscire, ma le ricacciai indietro, decisi di non avere conclusioni affrettate.
Aprii la porta della stanza numero 28 e la paura saliva, ogni secondo di più, ogni istante le peggiori aspettative invadevano la mia testa.
Ci furono dei primi istanti di silenzio, fino a quando, non riuscendo a sopportare quell'attesa, pronunciai le prime parole, spezzando quella quiete, la quale, si stava intorpidendo di tensione.
"Mi stai lasciando?" Le lacrime si accumolarono agli angoli dei miei occhi color smeraldo.
"Lasciando? No, ehi, no. Cosa hai capito?" Mi disse venendo a sedersi vicino a me, notando gli occhi umidi.
Quella frase si conciliò con la ripresa del mio respiro regolare, fino all'ultima frase ero rimasto appeso, in attesa, in apnea.
"Piccolo, non ti voglio lasciare, possibile che tu non capisca che io ti amo più di quanto io ama me stesso?" Mi disse stringedomi a sé.
"Allora perché hai chiesto di parlarmi?" Gli chiesi tranquillizzandomi notevolmente.
"Volevo stare un po' con te, sai, senza Zayn" mi disse, facendo uscire l'ultima frase fusa con la sua risata, che in qualche modo sentivo mia.
Finimmo per stare insieme tutta la mattina, e fu così anche per il pomeriggio: non pensavo di essere in grado di legarmi così ad una persona, fino ad innamorarmi di ogni suo aspetto. Non sapevo riconoscere l'amore, ma quando lui arrivò nella mia vita, era lui che avevo riconosciuto.
Solo la sera, dopo cena, ritornai nella mia camera, nella quale, trovai Zayn con un sorriso stampato in faccia: non era un sorriso di felicità quanto ironico.
"Harry, dove sei stato tutto questo tempo?" Lo sapeva benissimo, infatti non capii, il fine di codesta domanda.
"Da Louis" chiesi con fare interrogativo, dovuto al fatto di non capire il suo discorso.
"E cosa avete fatto?" Solo in quel momento capii dovevolesse andare a parare.
"Oh Zayn, e lasciami un po' in pace!" Gli dissi togliendomi le scarpe e sdraiandomi sul mio letto.
"Comunque prima, erano circa le sei, è passato Jonathan. Voleva sapere di te, non so il perché, ma il suo sguardo non prometteva nulla di buono" disse facendo sparire il sorriso, il quale, precedentemente, popolava il suo volto.
Non replicai: il sangue cominciò a gelarsi nelle mie vene, il mio cuore cominciò a battere con poca regolarità e la mia mente viaggiava, viaggiava senza meta, senza un punto, ma una cosa era certa, il suo obbiettivo era ferirmi, non importava se a livello mentale o a livello fisico, voleva ferirmi.
La sensazione che prima o poi sarebbe successo mi perseguitò per tutto il tempo che mi separava dal giorno a venire.
Non avevo idea di come proteggermi.
Non avevo idea di cosa fare per evitarlo.
Non avevo idea di come poterlo fermare.Non avevo nulla, ne un'idea, ne un piano, era lasciato tutto al destino: ma esso mi spaventava, non sempre ci riserva cose buone.
Avrei cercato di difendermi, di non farmi notare.
Ma non avrei detto nulla a Louis, sarebbe andato già troppo oltre.
Che questo fu uno dei miei più grandi errori?
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I'm complicated
FanfictionLouis Tomlinson, professore di lingua francese, verrà assunto nello stesso liceo linguistico dove, due anni prima, si è iscritto Harry Styles. Harry Styles, si trova al secondo anno di liceo linguistico, ragazzo molto sicuro di sè, che però fa fatic...