23. Problemi di fiducia

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Quel giorno, Ryker decise di andare a scuola, visto che non aveva di meglio da fare, e soprattutto per passare un po' di tempo con i suoi amici. Loro erano giustamente preoccupati per quelle sue misteriose fughe notturne e le assenze dalle lezioni.
Christenian come al solito ci scherzò su - Ma guardate chi ci degna della sua onorevole presenza! - annunciò al suo arrivo.
Aevion gli corse in contro nervosamente facendogli l'interrogatorio che nemmeno fosse stata sua madre.
- Ryker! Ma si può sapere dove sei stato? È una settimana che non ti trovavamo da nessuna parte, ti stavamo cercando! - continuò impaziente, - Noi... noi eravamo... io ero preoccupata, non hai avvisato nessuno, non sapevamo che ti era successo... -
- Rilassati Eve, - la tranquillizzò accarezzandole le spalle, - sono qui, non mi è successo niente. -
Il tono dolce del ragazzo calmò le ansie di Aevion che fece un bel respiro e sorrise serenamente.
- Sono felice che sia tutto a posto. -
Poi Ryker si avvicinò all'altro ragazzo, il suo migliore amico, o meglio il suo ex migliore amico, che adesso non voleva sentire scuse per l'improvvisa sparizione. Morguen immaginava che la colpa fosse di quella gente che Ryker aveva incontrato alcuni giorni prima. Feccia del Barile, ovvio che fossero nel loro mondo senza regole. Spero non l'abbiano influenzato troppo, pensava Morguen.
La sua poca fiducia nell'amico, deluse un po' le aspettative di Ryker che credeva di poter tornare al loro allegro rapporto, difficile se continua così, però.
- Andiamo Ronnie, sta per cominciare la lezione. - disse invitandolo ad entrare in classe.
Aevion intanto stava dietro Ryker a vedere la triste scena. Gli mise una mano sulla spalla e cercò di infondergli un po' di genuina speranza riguardo all'amicizia con Morguen. Sapeva che ci tenevano l'uno all'altro ed era ovvio che non volevano essere arrabbiati tra di loro.
- Morguen ha bisogno di un po' di tempo per capire meglio che la tua situazione non è necessariamente pericolosa. Tranquillo, tornerete amici anche più di prima. -
Il fatto è che Ryker era certo che quella situazione fosse pericolosa e che l'amico avesse ragione ma ammetterlo significherebbe perderlo per sempre, la fiducia che mi sono guadagnato in questi mesi si distruggerebbe con poche parole. E lui non voleva questo.

Nello stesso momento dall'altra parte della città, lo Spettro si stava preparando per andare in missione. I suoi santi coltelli aderivano al suo corpo nelle fodere, ognuno della misura e del peso perfetto per lei.
Prese il suo primo pugnale regalatole da Kaz, accarezzò il liscio manico di ossa e come prima di ogni missione, pregò che tutto andasse bene. In fondo, quella mattina doveva solo sorvegliare Wylan e sua mamma mentre "attuavano uno scambio", come l'aveva chiamato Kaz.
È ora.
Uscì dalla finestra di casa sua e si avviò verso gli Hendriks per attendere che anche loro fossero pronti. Vide Wylan e la madre uscire e incamminarsi verso destra: avrebbero preso la strada più sicura e affollata, attraverso i quartieri a est, per raggiungere il punto di incontro a Quarto Porto.
Qualche giorno prima, Kaz aveva fatto mandare al vice capo della Stadwatch da parte della "Signora Van Eck", come la conoscevano lì, una lettera di ringraziamento per la cattura dell'ingiusto marito, invitandolo a incontrarsi per poter parlare. Era una lettera un po' vaga ma il vice si fidò perché pochi potevano sapere i dettagli della cattura di Jan Van Eck e proprio quella mattina, anche lui camminava per le frenetiche strade della città. C'era cascato in pieno! Non sospettava minimamente che quell'appuntamento era stato organizzato da Manisporche.
Era Jesper che non si fidava, non era sicuro che quel piano fosse la cosa migliore da fare.

Kaz Brekker intanto stava tranquillo nel suo divanetto, a leggere fogli, cercare documenti e tentare di scovare dove si trovava Pekka. Qualcuno bussò e lui lo fece entrare: era solo quella ragazza che portava spesso il caffè nel suo attico.
- Che stai leggendo? - chiese incuriosita dell'immensa quantità di fogli sparsi per la stanza.
- Affari miei. - rispose secco, poi aggiunse educatamente - Grazie per il caffè. -
Non era mica un animale insensibile. O meglio, forse insensibile si ma non maleducato.

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