Capitolo 6

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Rose's POV

Cerco di avvicinarmi per ascoltare la loro conversazione. Mi metto al tavolo e prendo un'altra bottiglia, facendo con molta calma.
- Cos'è Smith, vuoi fare con lei come fai con tutte le tue altre sgualdrine?
- Non mi sembra tu faccia diversamente Malfoy. Comunque Rose non è una delle tante. Lei è diversa, si vede. Ogni volta che vedi il suo viso illuminarsi in un sorriso, i suoi occhi che luccicano e i suoi capelli che svolazzano mossi dal vento ti fa stare bene. Per ora non sento il bisogno di portarmela a letto. Mi trovo bene con lei.
- Credi che io non le sappia queste cose? La sento la sua risata cristallina, il suo profumo di vaniglia, pesca e cioccolato, le sue lentiggini e i suoi fianchi stretti. Anche a me fa stare bene stare con lei, o anche solo vederla.
Un attimo di silenzio. La bottiglia mi scivola dalle mani e il rumore attira la loro attenzione.
- Rose, cosa ci fai qui? Stavo arrivando. - dice Nick mostrandomi le due birre che tiene in una mano.
- Rosie. - dice Malfoy come saluto. Ha la mascella serrata e lo sguardo duro puntato su Nick.
- Ciao... Ero venuta a vedere se fosse tutto okay... Non tornavi da tanto e...
- Ti stavi preoccupando per me? Non preoccuparti, sono indistruttibile. - dice mostrando il muscolo e facendo una faccia buffa. Rido, seguita da lui.
- Io me me vado, non volevo mettermi in mezzo a voi coppietta. Rosie, non ubriacarti e non andare a letto con lui. - dice Scorpius con disgusto.
- Geloso, Malfoy? - chiede Nick.
- Di cosa? Della Weasley? Potrei prendermela quando voglio.
- Taci, Malfoy, non sono un trofeo da prendere.
Il biondo sbuffa e alza gli occhi al cielo.
- Lo so bene. Godetevi la serata. - dice prima di andarsene.
- Vi conoscete? - gli chiedo.
- I nostri genitori sono amici. Noi... Diciamo che non siamo mai andati troppo d'accordo.
- È una cosa che abbiamo in comune.
Sgomitando tra la folla torniamo all'aria aperta e ci sediamo appoggiati al muro bevendo le nostre bibite in silenzio. Quando le finiamo Nick non si propone più per andarne a prendere altre.
Mi viene freddo, così inizio a passare le mani sulle mia braccia e le mie gambe, come per scaldarmi.
- Hai freddo? Non ho nemmeno una giacca da offrirti...
- Ma no, vabbè non preoccuparti.
- Il massimo che posso offrirti è di sederti in braccio a me e scaldarti con un abbraccio.
- Non rifiuterò questa magnifica offerta.
- Vieni, dai.
Allarga le sue gambe, così io mi siedo sul pavimento fra esse e poggio la schiena sul suo petto. Lui mi stringe fra le sue braccia e sto subito meglio.
- Sei ghiacciata. - mi dice toccando le mie braccia. Non si arrischia a toccare le gambe, ci conosciamo da meno di un giorno, ma sembra abbia capito abbastanza bene come sono fatta.
-Aspetta... Accio. - compare una coperta verde e argento, dritta dal suo dormitorio.
- Pensa le persone che hanno visto sfrecciare una coperta davanti a loro! - dico ridendo.
- Lì sono talmente fatti o ubriachi che non si renderebbero conto dell'arrivo della McGranitt in mutande.
Rido ancora più forte e lui mi stringe a sé, dandomi un leggero bacio sulla testa mentre sorride. Prende la coperta e ci copre entrambi, poi, lasciando fuori solo le nostre teste, sposta le sue mani sui miei fianchi. Stiamo così a guardare le stelle, finché io non mi addormento fra le sue braccia.

La mattina dopo mi sveglio su un divano, fra delle braccia muscolose e con il respiro di qualcuno addormentato sul collo. Mi giro per guardare chi è e vedendo Nick mi ricordo della sera prima. Lui si sveglia per i miei movimenti e apre gli occhi facendomi vedere il mare che ha intorno alle pupille.
- Non volevo svegliarti, scusa.
- Non preoccuparti. - dice con la sua bellissima voce roca e impastata dal sonno.
- Mi hai portata tu qui? - chiedo. Sono nella Sala Comune di Serpeverde, su un divano. I resti della festa sono spariti, Malfoy avrà fatto qualche incantesimo per sistemare tutto.
- Sì, ieri ti sei addormentata con me sul balcone... Poi quando ho sentito che il casino di sotto era finito sono sceso portandoti in braccio, dato che non volevo svegliarti, e non potevo lasciarti da sola quindi sono restato qua a dormire con te.
- Mi hai portato in braccio per quelle tutte scalette minuscole e ripide?
- Massì, non ci è voluto tanto. La parte più difficile è stata dormire senza toccarti, bella come sei. Non ti si è nemmeno sbavato il trucco.
- Non ce l'ho, non poteva sbavarsi.
- Cazzo. Sei bellissima, Rosie.
Arrossisco.
- Però non chiamarmi così.
- Ieri quando Malfoy ti ha chiamata così non hai detto niente.
- Lo fa apposta per infastidirmi. Lo sa che solo Albus mi chiama così, sai è da quando siamo nati che lo fa, quindi...
- Okay, Rose. Ti va se ci alziamo e andiamo a fare colazione con calma? Oggi è domenica, abbiamo la giornata libera.
- Sì, sarebbe magnifico.
Non faccio in tempo ad alzarmi che sento un urlo.
-AAAAAA!
Ovviamente chi vuoi che sia? Albus.
- ROSE, NON DIRMI CHE HAI SCOPATO SU UN SUDICIO DIVANO?!
Dimenticavo che essendo sotto la coperta non mi vede. Mi alzo mostrandogli il vestito.
- No, Al, stai tranquillo.
- Cosa ci facevi addosso a quello?
- Dormivo?
- Con un ragazzo?
- Sì. Lasciami in pace per una volta, cazzo.
- Potter. - lo saluta Nick.
- Smith. - dice Albus.
- Ora se non ti dispiace andiamo a cambiarci e a fare colazione. - dico prendendo Nick per un braccio e trascinandolo chissà dove. Albus è rimasto a guardarci a bocca aperta mentre ci allontaniamo.
- Nick, guidami verso la tua dimora. - dico una volta scomparsi alla vista di mio cugino.
- Certo, mia dolce compagna. - dice lui, e scoppiamo a ridere camminando verso la stanza.
Arriviamo e lui apre il suo armadio. I letti dei suoi compagni sono vuoti, si saranno già svegliati o non saranno mai tornati ieri sera.
- Ehm... Il mio vestito è pulito, alla fine ieri sono stata solo seduta.
- Sicura di non avere freddo? Aspetta ti dò una felpa.
Tira fuori una felpa verde scuro, quelle da quidditch con scritto dietro il cognome e il numero. Se è nella squadra deve per forza conoscere Al e Malfoy. La infilo, mi lascia scoperta solo una piccola striscia di vestito, e le maniche lunghe mi coprono le mani. Sono già andata in giro con felpe da quidditch non mie, tipo di Al, Jamie, Fred, Louis o mio fratello, ma averla di un ragazzo che non è un mio parente mi fa strano.
- Lì c'è il bagno. - dice indicandomi una porta, così vado a darmi una sistemata. Quando esco lui è già vestito, ha dei pantaloni della tuta grigi e una felpa blu scuro.
- Sei pronta?
- Sì. Andiamo?
- Dopo di te.
E così mi incammino per i corridoi con scritto sulla schiena il cognome di un ragazzo.

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