In love at the wrong time

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3/10/21

|HARRY'S POV|

La mattina successiva il mio risveglio fu causato da delle voci, le quali, non avevano una provenienza precisa al momento: erano sparse, confuse e offuscate, ma allo stesso tempo, troppo vicine per provenire da fuori.

Aprii lentamente gli occhi, la sensazione di non riuscire a percepire e capire mi pervadeva; la mia curiosità, che ardeva nel mio stomaco, fu spenta quando capii che il fruscio di toni differenti, aveva origine semplicemente dalla televisione.

Louis era accanto a me, la mia testa sul suo petto, nel mio orecchio rimbombava il suo dolce battito, nei miei ricci era presente il suo tocco vellutato.

"Buongiorno" dissi con voce lenta ed impastata dalle prolungate ore di sonno

"Buongiorno amore" mi rispose con entusiasmo, non prima di essere sobbalzato dalla sorpresa, accogliendomi nella nuova giornata con un bacio casto sulle labbra.

"Dormito bene?" Mi chiese spegnendo il dispositivo elettronico, dal quale, veniva trasmesso un programma.

Annuii semplicemente, anche se in realtà non ero certo della mia risposta: gli incubi non erano ancora del tutto passati, le immagini di Jonathan scorrevano nella mia mente come proiettate, mi tormentavano circa ogni notte.

Il suo sguardo era strano, non trasmetteva la sicurezza di tutti i giorni, così decisi di prendere l'occasione al balzo, per tornare da Zayn. Lo feci senza cattiveria, pensai che magari avesse bisogno del suo tempo, anche se il peso al petto appartenente a questo gesto non mi abbandonò.

Quando entrai nella camera 81 cercai Zayn per tutta l'area considerata, fino a quando, in lontananza, non sentii il getto della doccia abbattersi con pacatezza nelle proprie pareti.

Lo aspettai cercando di rilassarmi e respirare l'aria che,profumava di natura, del Texas. Questi miei pensieri furono bruscamente interrotti dalla musica del mio migliore amico, la quale, rimbombava nei miei timpani.

Conoscevo a memoria la sua playlist, potevo mettere la mano sul fuoco che quella canzone si chiamasse 'Rock me' , era di una band brittanica, Zayn provò ripetutamente a farmi ascoltare i loro album, sempre senza molto successo.

Ci preparammo per la colazione, dopodichè, lui cercò di estrapolarmi qualsiasi informazione possibile riguardante la sera precedente.

Mi avviai verso la camera di Louis, semplicemente, per domandargli se gli avesse fatto piacere scendere con noi per il pasto mattutino.

Quando entrai effettivamente all'interno della grande stanza non lo trovai, ma mi tranquilizzai all'istante sentendo la sua voce nel bagno, stava sostenendo una conversazione al telefono, così, per non disturbarlo, mi sedetti sul letto.

Non diedi peso alle sue parole, fino a quando, sentii qualcosa, che erano più di semplici parole.

La sua voce non era chiara, infatti, era leggermente attutita dalle pareti spesse che al momento ci dividevano, ma il discorso arrivò molto chiaro alla mia persona.

"Non saprei cosa fare. Credo che dovrei lasciarlo, insomma, è un mio alunno, non è normale, credo che stia sfoggiando in un rapporto malato. E se qualcuno ci scoprisse? Se qualcuno sospettasse qualcosa? Perderei il lavoro e la mia carriera, dopo anni di sacrifici, andrebbe in fumo"

Le parole erano velocemente pronunciate, come se nemmeno lui  volesse comprenderle a fondo, la consapevolezza di essere stato preso in giro ardeva nel mio petto.

Le lacrime cominciarono a formarsi, creando una sorta di patina trasparente proprio davanti alla mia iride.

Non mi accorsi nemmeno di star piangendo, fino a quando, Louis non mi si mise davanti, cercando di capire qualcosa.

"Piccolo, perché piangi?" Mi chiese cominciando a far strisciare pigramente una mano sulla mia, ormai umida, guancia.

Gliela spostai piuttosto bruscamente, proprio nell'esatto momento, nel quale, la tristezza si mescolò con la rabbia di essere stato usato.

"Ho sentito, dalla prima all'ultima parola. Non fare quello confuso. Almeno abbi le palle di dirmelo in faccia, sei stata la prima persona della quale mi sono fidato dopo poco e tu hai rovinato tutto!" Sputai quelle parole con acidità facendogli aprire gli occhi su cosa mi avesse fatto.

"Harry , mi dispiace, davvero. Ma cerca di metterti nei miei panni, insomma. La mia carriera vale di più."

Dovevo aspettarmelo: la sua carriera valeva di più di me, chi mai avrebbe pensato di rinunciare a qualcosa per me.

Le sue ultime parole mi spezzarono come in piccoli pezzi di carta, che con un soffio di vento, volavano via, con pesantezza, ondeggiando per cercare una terra ferma, per cercare un riparo, per cercare una casa.

Pensavo di aver trovato il mio posto sicuro, la mia casa, ma mi sbagliavo: non credo sia questa la definizione di una persona che ti fa sentire uno schifo.

Le sue parole rimbombavano nella mia testa, la quale, stanca di sentire sempre le stesse parole, pulsava insistentemente.

Scappai, sia fisicamente sia mentalmente, decisi di non ascoltarlo più, avrebbe solo fatto più male, cercai di non guardare in faccia la realtà, per quanto falso, la verità avrebbe fatto troppo male.

Saltai la colazione,  ma non la visita guidata, non volevo rovinarmi la gita, per quanto ancora fosse possibile.

Risuccesse, di nuovo.
Mi rinchiusi nel mio mondo, tra le mie mura, senza far trasparire nessuna emozione, era tutto trattenuto, ma il punto principale era non fidarsi di nessuno, avevo paura delle delusioni.

E per quanto nel tempo si dimostrò, questo punto non sbgaliava mai, infatti, erano le persone ad essere sbagliate.

Nella mia piccola parte di universo era tutto freddo, con il tempo capii che essere vulnerabili agli occhi delle altre persone, non poteva che portarti danni.

A volte vorrei odiare con la naturalezza con cui lo fanno tutti. Vorrei, ma non posso.

Per quanto potessi mentire , perfino a me stesso, ero ancora innamorato.

La sua risata risuonava ancora nelle mie orecchie.

Il suo sorriso era stampato davanti ai miei occhi, era la mia condanna , niente mi spaventava come il pensiero di non poterlo più vedere.

Capivo di essere completamente fottuto, quando mi resi conto del fatto, che qualcosa c'era solo perché c'era lui. Ogni cosa veniva rallegrata dal pensiero di poter condividere la mia felicità con la persona che amavo.

Volevo che fossimo solo io e lui, fuori da tutto, fuori da tutti, fuori dal mondo.

Ero completamente innamorato, sì, ma al momento sbagliato.

I'm complicatedDove le storie prendono vita. Scoprilo ora