16/10/21
|HARRY'S POV|
Mi svegliai con occhi pesanti, desideravo solamente di rimanere solo, con la musica al massimo nelle orecchie, non sentire nessuno, parlare con altrettante persone e piangere, piangere così tanto da consumarmi.
Erano otto anni precisi, da quando, la macchina precipitò nel dirupo spegnendo la luce delle due persone più importanti per me.
Ogni anno era una sofferenza, mi attribuivo colpe che in realtà non mi appartenevano, le unghie affondavano nei miei palmi così da concentrarmi, per quanto possibile, sul dolore fisico piuttosto che su quello morale.
Non sarei andato a lezione, fu una delle ultime preoccupazioni che trapassavano la mia persona, così, decisi di andare ad occupare il posto in cui nessuno mi avrebbe mai trovato.
Si trattava di un angolo dopo il muro possente, dove nella parte superiore si presentava l'insegna scolastica, qualche metro avanti davanti a me si presentò il luogo interessato, nel quale, mi sedetti più in profondità possibile.
Infilai le cuffiette nelle mie orecchie alzando il volume ai limiti dell'assordante, feci partire qualche canzone, le quali, occupavano solo piccola parte dei miei pensieri.
Avvicinai le ginocchia fino a farle aderire al petto, dopodichè, feci sprofondare la mia faccia in mezzo ad esse.
Le lacrime cominciarono a scendere, i miei occhi erano chiusi riproducendo numerose volte la scena dell'incidente, speravo ogni volta di vedere un finale differente.
Ma questo non succedeva mai, eppure, pur essendo senza speranze ci provavo continuamente, senza smettere.
Le lezioni erano terminate da ormai parecchie ore e Louis si stava cominciando a preoccupare, infatti, cominciò a chiamarmi insistentemente.
Non volevo, ed era meglio così, sentire nessuno, così spensi il telefono, dando riposo anche alle mie orecchie.
La mia posizione era sempre la stessa, le mani tra i capelli si erano aggiunte negli ultimi minuti, nei quali, sentii la disperazione dominare.
I miei occhi pizzicavano, pulsavano e bruciavano, così come ogni parte del mio corpo.
Desideravo solo sparire, scappare senza preavviso, in questo mondo mi sentivo sbagliato e non capito, nessuno poteva percepire quello che provavo.
Ma allo stesso tempo non riuscivo a esprimerlo a parole, avrei dovuto insegnare al mio cuore a parlare, e forse, le cose sarebbero state meno difficili e strazianti.
Come pensavo nessuno mi trovò, o forse nessuno mi stava cercando, ma mi piaceva pensare alla prima opzione.
Ormai le lacrime non scendevano più, erano state consumate eccessivamente nelle ore precedenti, probabilmente, le avevo esaurite.
Mancavano circa dieci minuti alla cena, non mi sarei presentato, ci sarebbe stata troppa gente, solo uscii allo scoperto passando per il giardino.
Una volta varcato l'angolo di muro la scena che vidi mi spezzò il cuore: Louis che camminava avanti e indietro, le lacrime che scorrevano sulle sue guance, la sua mano che vagava nei suoi capelli, gesto che faceva quanto era estremamente nervoso.
Solo dopo qualche osservazione vidi che continua ad appiccicare il suo telefono all'orecchio, probabilmente mi stava chiamando, ma il mio telefono era senza vita nella mia tasca.
Passai in mezzo al giardino fino a quando, attirato dai miei passi, si voltò e mi riconobbe.
Mi lanciai tra le sue braccia, cercando in qualche modo di aggrapparmi a lui, cercando la salvezza e la speranza.
"Harry, tu non hai idea di quanto mi hai fatto spaventare" mi disse asciugandosi le lacrime dalle guance umide.
Non risposi, era come se non sentissi la voce e la presenza delle corde vocali al mio interno.
Solo dopo mi accorsi di quanto lui avesse bisogno anche di un semplice mormorio, di un qualunque suono o di una banale parola da parte mia.
"Scusa" gli dissi, la voce era spezzata, incrinata e si poteva scorgere tutta la disperazione possibile.
Mi assestò una pacca sul sedere come a rimproverarmi, mi strinse ancora di più a se e cominciò a lasciarmi diversi baci nei miei ricci.
Quando sentimmo la campanella che annunciava la cena io scossi la testa in un segno di disapprovazione, anche se nessuna domanda mi era stata posta.
"Prendo qualcosa da mangiare in mensa e mangiamo in camera mia, ti va?" Mi chiese stringendomi al suo fianco mentre avanzavamo nei corridoi dell'istituto.
Annuii debolmente, quanto bastava per fargli capire che sarebbe andato bene, effettivamente capii, infatti mi accompagnò nella sua camera, si assicurò che non mi muovessi e si avviò verso la mensa.
Quando tornò poggiò sulla scrivania due piatti di pasta al pesto e altrettanti di spezzatino e insalata.
Evitai il suo sguardo, se il suo viso avesse presentato uno sguardo di delusione non credo lo avrei retto in quella giornata, nella quale, mi sentivo particolarmente debole.
Cercai di prendere il piatto più vicino a me, per evitare qualsiasi tipo di conversazione, ma due braccia mi riportarono sul letto.
Louis si acovacciò davanti a me , fortunatamente, il suo sguardo al momento non conteneva uno sguardo di disprezzo.
"Prima di mangiare, posso sapere cosa è successo? " Mi chiese passando una mano sulla mia guancia accaldata.
Sospirai molteplici volte prima di andare a parare su quell' argomento nuovamente, per l'ennesima volta in quel giorno.
"Sono otto anni da quando i miei sono morti" dissi in un sospiro prendendo coraggio, pensando che magari quel peso si sarebbe in qualche modo alleggerito.
Non pronunciò nessuna parola, mi aveva osservato così bene da essere a conoscenza del fatto che per me i gesti valevano più di mille parole.
Dopo avermi sussurrato qualcosa per calmarmi cominciammo a mangiare, lui riuscii relativamente a distrarmi, parlandomi, scherzando e coccolandomi.
Successivamente ad aver mangiato mi appicciacai a lui, non lo mollai un secondo, infatti, finii per dormire con lui.
Dopo otto anni riuscii ad avere una notte tranquilla e priva di incubi in quel giorno.
Prima di cadere in un sonno profondo sentii un' ultima frase pronunciata da Louis, il quale, attaccato a me la sussurrò nell'orecchio, nell'intento di imprimermela ancora più a fondo la medesima pronunciata.
"Rimarrai nel mio cuore, sempre. Non ti dimenticherò mai. Ti amo da morire mio piccolo principe" Dopodichè i piccoli sbuffetti provenienti dalla sua bocca mi diedero la conferma del fatto che si fosse addormentato.
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I'm complicated
FanfictionLouis Tomlinson, professore di lingua francese, verrà assunto nello stesso liceo linguistico dove, due anni prima, si è iscritto Harry Styles. Harry Styles, si trova al secondo anno di liceo linguistico, ragazzo molto sicuro di sè, che però fa fatic...