PIC... PIC... PIC...
C'era una volta una storia inconsueta, c'era anche un padre e la sua bocca fucina di improbabilità. Si racconta che una sera per far addormentare il figlio l'avesse reso partecipe di un suo particolare sogno. Poco importa la fondatezza delle sue origini; iniziava più o meno così :
In un remoto paese di tempi sperduti regnava il grande Bardok, re dei ragni. Egli aveva tutt'intorno agli otto occhi un folto e ispido pelo che da chiunque era riconosciuto essere maestoso. Temuto dai suoi sudditi gestiva con fermezza i seccatori senza mai abusare dei privilegi che il suo ruolo implicava.
Come a chiunque dimori questo pianeta Terra, gli anni sfuggirono dalle sue possenti zampe e uno sfortunato giorno si scoprì vecchio e debole. Questo nuovo stato lo rese più esposto agli sbavanti servitori che ordivano di sottrarre al poveretto il tanto meritato titolo. Preoccupato, come qualunque altro governante nella sua posizione, chiese al saggio Prasterkos consiglio.- Quando la terza luna sarà sorta corri tra gli arbusti di Fiastros, incontrerai dopo 100 passi il lago Piankho e dovrai ripetere questi versi :"Il futuro disvela a un discepolo della morte, servitore del soffio che gela, e infine mostra lo strazio inesorabile della sorte".
Giunto il giorno seguì alla lettera le istruzioni impartitegli e ai riflessi argentei rivolse tutta la sua disperazione. Dopo che gli spiriti ebbero rivelato il futuro cadde a terra, fissando lontano in stato catatonico. Si lasciò morire di fame, di sete e tanto altro. A tenergli compagnia una solitaria ninfea.
Alcuni ipotizzarono persino che fosse stato avvelenato da un predatore annoiato.-Ma papà, aspetta, che cosa gli avevano detto le voci del lago?
-Non me ho idea, ti è piaciuta la storia?
-Non molto, anzi per nulla, i ragni mi fanno paura, sono brutti e pericolosi.
-Anche io alla tua età ne avevo grande timore, poi da un momento all'altro sono diventati un’ossessione, la mia isola dove prendere il sole quando voglio riposarmi. Qual è la tua?
-Non saprei... quando sono stanco mi metto sul letto e dormo.
-E fai bene! ma come in un giardino vi sono molte piante simili ma diverse, così anche la stanchezza assume diverse facce. Ricorda quell’animale strano che ti piaceva allo zoo...
-Il camaleonte!
-Esatto! certe volte sei stanco di quello che vedi, magari il solito tetto è troppo stretto per chi appartiene al cielo, oppure la paura del domani ci lascia come Bardok, il nostro ragno, sfiniti e indifesi rispetto al presente.
-Ma se aveva così fifa che qualcuno gli facesse del male, perché non è scappato?
-Tu scapperesti?
-Certo!
-E se ti dicessero che proprio tuo figlio affonderà i suoi denti nella tua carne?
Il bimbo lasciò cadere le spalle tra le coperte.
-Avevi detto che non sapevi il segreto degli spiriti...
-Aspetta ad essere triste, si tratta comunque di un atto d'amore : rinunciare alla propria esistenza per impedire al figlio di coprirsi della vergogna del crimine. Tu come ti sentiresti se mi facessi del male?
-Non lo farei mai!
-Ne sono certo, ma non è questo il punto, può capitare di perdere la via, e a quel punto "a mali estremi, estremi rimedi" no?
-Non saprei... per me avrebbe potuto andare in qualche posto isolato da tutto.
-Egli era consapevole di un fatto molto importante che soltanto col tempo si impara: non importa quanto lontano fuggi, prima o poi ti imbatterai in te stesso, e quindi nei tuo dispiaceri.
Tuttavia il coraggio della scelta non la rende meno stupida; questo è stato il primo aspetto che avevi intuito, ed hai ragione. Ma sai, come spesso accade con le faccende di cuore, le decisioni giuste non esistono.
È per l'assurdità che questi animali sono la mia isola, sono il memento, un promemoria se vuoi, di quanto anche noi non sappiamo essere Umani e che la vita non è solo avvitatare, svitare, costruire muraglie indistruttibili.L'unico ascoltatore si faceva sempre più distratto.
- Che sonno mi è venuto... se mi dai il bacio della buonanotte ti dico la mia.
-...
-Sei tu.
PIC... PIC... PIC
Le gocce d'acqua battevano, precipitando quasi di proposito con più forza possibile.
La doccia pareva ora una gabbia.
Le palpebre di nuovo pronte ad accogliere la luce : forse solo un ricordo o forse il bisogno di qualcosa che non si sa.