Capitolo 13

385 25 3
                                    

"Cosa?"
"Hai capito bene, vai in missione"
Anche se lui era calmo e continuava a mangiare la sua colazione, io restavo perplessa e alquanto confusa dalle sue parole.
"Ma... Non ho mai partecipato ad una missione"
"Io ti ho aiutata per un paio di mesi, non ricordi?"
"Si, ma non ho la preparazione adatta!"
"... Aisaka, so che anche all'Okiya ti allenarvi ogni giorno, non ti preoccupare!"
"Beh... Comunque è troppo presto! Sarei d'intralcio!"
Io e Komuro stavamo facendo colazione insieme, eravamo a casa sua e gli animi si stavano già scaldando. Era una bella giornata, fortunatamente era arrivata la bella stagione, Kakashi si stava allenando molto e in questo momento aveva da fare con una missione con il suo team. Decisi quindi di passare il mio tempo allenandomi o stando con Komuro. Anche se stare troppo tempo insieme non ci faceva bene.
Cette cose non cambiano mai, era rimasto il solito pigrone, nonostante fosse più accorto e dai riflessi pronti restava un nullafacente. La mattina dovevo svegliarlo io per andare ad allenarci, e lui spesso rispondeva con una giustificazione bizzarra:
"Io mi alleno solo il pomeriggio, altrimenti mi fa male la pancia"
Dovevo tirarlo giù dal letto a calci.
Eppure mi divertivo molto con lui, inoltre è un ninja ammirevole, grazie a lui ho perfezionato le mie tattiche stealth, era più silenziosa e con il passo felpato.

"E chi ci crede, d'intralcio per Kakashi? Quando ha saputo che andavi anche tu si è illuminato."
Sospirò rumorosamente mentre continuava a mangiare il riso e la zuppa di miso. Mi passai una mano sul viso esasperata dal suo comportamento bambinesco ed imbarazzante.
Spesso e volentieri punzecchiava la mia pazienza con delle stupide battutine a sfondo sessuale con protagonista proprio Kakashi. In quanto donna matura trovavo alquanto immaturo fare queste stupide battute.
Anche se, a volte nemmeno io mi comportavo in modo molto maturo...
"Oh smettila di fare il coglione... Aspetta, viene Kakashi?"
Lui mi lanciò uno sguardo, poi si accigliò.
"Ovviamente anche tu non vedevo l'ora!" "Tranquilla, non ti sforzare, strega, io non vengo!"
Gli diedi un calcio da sotto il tavolo, la mia domanda era data solamente per via di una scarsa conoscenza della situazione generale in cui Tsunade mi aveva messo.
"Deficente! Con chi vado? E che vuol dire che non vieni?"
"Dio che male! Mi è caduto il riso..."
Cercai di trattenere una risata, per non fargli notare quanto mi ero divertita mi alzai e andai a prendere dell'Natto. Almeno mi facevo perdonare.
"... Mi hai dato della strega?!" 
"Poi dici che non sei forte..."
"Non ignorarmi!"
Appoggiò il braccio sullo schienale della sedia mentre si rivolse a me. I capelli arruffati, occhiaie e un'espressione annoiata. Komuro riassunto in poche parole.
"Comunque ebbene si, non ci vengo... In compenso viene il tuo ama-!"
"Dillo. Provaci."
La mia aura luminosa non lasciava intendere nient'altro se non che le sue battutine erano veramente insopportabili. Ne volavano di calci quando parlavamo. Quando stavamo insieme tornavamo bambini, con lui mi comportavo come una mocciosa che non sa controllarsi.
Eppure era così genuino quello che avevamo. Ne avevo bisogno.
"Ok ok, angelo, ho capito. Che palle"
Ci guardammo, era da anni che non mi chiamava così, i suoi occhi si illuminarono, come facevano i miei. Vedere le sue iridi nocciola brillare al sole era una gioia.
"Brutto imbecille, mi vuoi proprio bene!"
Mi avvicinai pericolosamente a lui, con le braccia aperte e tanta voglia di abbracciarlo. Ma lui non si fece toccare, scappò subito attorno al tavolo.
"Al diavolo! So che ti piace quando ti chiamo così!"
Sorrise beffardo cercando di girare la situazione a suo favore. Al sole la sua pelle prendeva un bel colore, come le sfumature dei suoi capelli. Al contrario di come pensava sarebbero andate le cose, gli sorrisi e abbassai la testa appoggiandomi sul tavolo con le mani.
"Accidenti se hai ragione..."
Lui si sciolse, come il cioccolato. Sorrise dolcemente spostandosi i capelli con la mano.
"Ma dai, angioletto, da quando sei così sensibile e sincera?"
Camminò verso di me con le braccia aperte. La canottiera bianca risaltava il suo bianco sorriso.
Lo guardai con un sorriso timido e impacciato, era da talmente tanto che non provavo delle emozioni così belle che adesso non sapevo come reagire. Così optai per la sincerità.
"Komuro vieni qua!"
Spalancai le braccia e camminai verso di lui con un grande sorriso sul volto, a quel punto fu lui a chiudere il suo abbraccio e a scappare da me.
"Mi fai paura quando fai così!"
"Dai vieni quiii!"
Lo presi e appoggiai la sua testa sul mio petto stringendolo a me.
"Lasciami, puzzi di profumo!"
"Scemo, profumo non è vero che puzzo!"
Attuò una vendetta, stringendo le sue mani attorno ai miai fianchi e sollevando i da terra facendomi girare.
"Rimani comunque piccolina eh?"
"Ok, stai superando il limite, lasciami!"
Mi strinse ancora più forte guardandomi negli occhi.
"Komuro"
"Va bene, angelo. Sei la solita dittatrice scorbutica."
Mi lasciò e diede inizio al suo teatrino.
Si mise al centro della stanza recitando la parte del ragazzo ferito e rattristato.
"Io, buono come il miele, ti dono il mio amore e mi ricambi così! Scanzandomi!"
"Ci risiamo."
"Oh ! Che male! Sei crudele!"
"Piuttosto, parlami della missione, cosa devo fare? Dove si va?"
Con un leggero broncio iniziò a sparecchiare, prese un bel respiro e finalmente mi disse qualcosa riguardo la missione misteriosa.

The Copy And The Otom NinjaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora