Brother

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Finalmente l'avevano preso.
Mio fratello, intendo.
Tutti i telegiornali non facevano altro che parlare di lui, di David Tomlinson, il ragazzo dagli occhi azzurri ed i capelli castani, un po' sbarazzini.
Il mio gemello.
Avevamo entrambi diciotto anni, quando tutto era finito e quattro quando tutto era iniziato.
Avevamo quattro anni quando David, improvvisamente arrabbiato, mi aveva lanciato una macchina telecomandata sul viso, facendomi male. I nostri genitori non diedero peso all'accaduto, però.
"È solo un bambino iperattivo." l'avevano giustificato in quel modo. E mai errore più grande avrebbero potuto commettere.
Con il passare degli anni, infatti, iniziavano ad accadere cose sempre più strane. David mutava carattere ogni giorno, peggiorando sempre di più.
Spesso irascibile, violento, senza cuore, a sei anni martorizzò un povero gatto, fino a farlo morire da solo in agonia. Ricordavo quel giorno come se lo stessi vivendo in quel momento.
La sua risata era ancora viva nella mia mente, gli occhi azzurri più lucenti del solito, macchiati forse dalla luce della cattiveria, dal desiderio di uccidere.
Le sue vittime preferite, oltre i gatti, erano i topolini e, quando mamma e papà ci portavano al parco, gli scoiattoli "Vieni a vedere, Louis, guarda cos'ho trovato!" esclamava ed io, ingenuo e sciocco bambino, lo seguivo. Puntualmente, un nuovo scoiattolo era morto.
La sua risata era ancora viva nella mia mente, gli occhi azzurri più lucenti del solito, macchiati forse dalla luce della cattiveria, dal desiderio di uccidere.
Avevamo otto anni quando, il giorno del compleanno della mamma, David distrusse tutta la casa, mise a soqquadro anche gli angoli più bui, solo perché papà non aveva voluto regalargli l'ultimo videogioco che era uscito.
Aveva preso un coltello.
Aveva minacciato i nostri genitori.
Aveva il desiderio di uccidere.
Fu allora che mamma e papà decisero di prendere dei seri provvedimenti. David era un bambino pericoloso e aveva bisogno di un aiuto psicologico.
Andavamo dai medici e tutti ci riferivano la stessa cosa "Il bambino è sano, risponde bene a tutte le domande, è davvero educato. Forse è solo iperattivo e ha bisogno di affetto." quelle parole non mi avevano mai convinto.
I medici non avevano idea di cosa potesse passare nella mente di mio fratello.
Comunque, i nostri genitori iniziarono a riempirlo di regali, di coccole, di abbracci.
Ma lui continuava a peggiorare.
Dava fastidio ai vicini, rubava oggetti di valore dai negozi, faceva bullismo a scuola e qualsiasi animale gli fungeva da cavia per le sue pazzie.
Adorava squartare gli animali, i suoi occhi scintillavano quando vedeva il sangue.
"Non puoi capire quanto mi rilassa, fratello." mi diceva e poi rideva.
La sua risata era ancora viva nella mia mente, gli occhi azzurri più lucenti del solito, macchiati forse dalla luce della cattiveria, dal desiderio di uccidere.
Il giorno del nostro undicesimo compleanno, David mi mise le mani al collo per puro divertimento.
Quasi soffocai, talmente strinse forte la presa e i miei genitori si presero un bello spavento.
Fu a quel punto che, sentendosi minacciati, decisero di spedire mio fratello in collegio.
Lui, non appena appresa la notizia, era scoppiato in lacrime, promettendo di fare il bravo, di non comportarsi più allo stesso modo.
Ma ormai più nessuno gli credeva, quel bambino era un pericolo pubblico.
Così lo spedirono in un collegio privato, molto distante da casa nostra.
La quiete tornò a regnare sovrana.
Ma com'è che si dice?
La quiete viene prima della tempesta.
E infatti una mattina, dopo un paio di anni di tranquillità, mia madre si svegliò e trovò la finestra della camera da letto aperta.
Era pieno inverno.
Si voltò verso il comodino e un foglio di carta era poggiato sopra.
Mia mamma lo aprì.
Mia mamma urlò.

Vi ucciderò per quello che mi avete fatto.

Una frase che mette i brividi.
Una vera e propria minaccia.
I miei genitori sapevano chi aveva scritto ciò.
David.
Ma nonostante questo andarono a sporgere denuncia.
Ed io, povero tredicenne, iniziai a temere per la mia vita.
Mio fratello era pazzo, aveva minacciato i miei genitori!
Avrebbe potuto minacciare anche me, qualche giorno più tardi.
Ma quello che in realtà mi successe, possiamo considerarla come una cosa assai peggiore.
Avevo un coniglio, io, si chiamava Pepe.
Pepe era bianco, con gli occhi neri.
Un giorno mi svegliai e lo trovai morto, completamente squartato.
Accanto al suo cadavere un biglietto.

Farai la stessa fine.

Avevo sedici anni, quando questo accadde.

Ormai David era a piede libero, non c'erano più dubbi.
Minacciava costantemente me e i miei genitori.
Avevamo trovato la casa a soqquadro parecchie volte e per questo ne avevamo cambiata più di una.
Ma lui ci trovava e ci minacciava.
Più i giorni passavano, più i miei genitori si spaventano. Mia madre iniziò a diventare paranoica.
Non usciva più di casa se non per le cose necessarie.
E David si faceva vivo sempre in quel momento, quando lei non c'era.
Un giorno mi arrivò una minaccia anche a scuola.
Nel mio armadietto un foglio e due scoiattoli morti.

Quel giorno si fa sempre più vicino.

Queste le parole scritte sul biglietto.
Il mio cuore prese a battere velocemente, l'ansia mi assalì.
Quel giorno tornai a casa prima.
Raccontai tutto ai miei genitori e sentivo una voglia irrefrenabile di scoppiare. Non ne potevo più di quella situazione, avevo fatto il bravo ragazzo per troppo tempo.
E così, stanco, decisi di aspettare il giorno dopo per agire.
Ma quando mi svegliai, Il mattino seguente, i miei genitori erano morti.
Suqrtati.
Sui loro cadaveri, un biglietto.

Manchi solo tu.

Corsi via.
Raccolsi il cellulare e andai alla stazione di polizia.
Denunciai mio fratello.
Era stato lui, ne ero sicuro.
E così, un anno più tardi, finalmente l'avevano preso.
Quando il tribunale lo dichiarò colpevole di duplice omicidio, subito la polizia lo scortò.
Passò poi di fianco a me, osservandomi con tutto l'odio del mondo "Ti auguro di morire." mi disse.
E come dargli torto, in fondo?
Anch'io mi sarei arrabbiato, se fossi stato accusato ingiustamente di crimini che non avevo commesso.
Grazie fratellino, mi sei stato molto d'aiuto, in tutti questi anni.

Brother|| Louis TomlinsonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora