MARTEDÌ 29 OTTOBRE
Passarono 2 mesi dalla morte di Kiyomi e questo periodo di tempo lo passai chiuso in casa, senza riuscire ad uscire. Non andai nemmeno a scuola, saltando così l'esame di fine semestre.
Forse ti starai chiedendo -che fine ha fatto il cancro?-... la risposta è semplice, ce l'avevo ancora, ma non riusciva ad uccidermi. Detta così può sembrare assurdo, in realtà è più complicato di quanto sembri, ma presto capirai... dammi solo qualche giorno, ormai ho quasi finito di raccontare questa lunga storia, sono già 24 giorni che sto venendo qui, sono sicuro che tra poco non ne avrò più bisogno.
Comunque sia, quel martedì riuscii ad andare a scuola.
Mi svegliai con il suono della mia sveglia, erano le 6 e mezza e feci fatica ad alzarmi dato che mi ero abituato a svegliarmi più tardi. Dopo 2 mesi di isolamento, ripresi in mano il telefono. Notai molti messaggi non letti e molte chiamate perse, in 2 mesi se n'erano accumulati veramente tanti, perché lo tenni spento. Quando qualcuno veniva a suonare al campanello perché voleva salutarmi o anche per farmi compagnia, mandavo sempre le mie sorelline a dirgli che non volevo vedere nessuno. Non furono 2 mesi molto belli, ma nemmeno molto brutti.
"Ciao ragazze." Dissi salutando le mie sorelline.
"Gabriel, che ci fai sveglio a quest'ora?" Mi chiese Mizuki.
"Ho deciso che da oggi torno a scuola. Non mi sono ancora ripreso del tutto, ma stare qui a non fare nulla è inutile. Ormai devo andare avanti, altrimenti non arriverò da nessuna parte." Dissi.
Non avevamo ancora detto loro del cancro, la nostra idea era di farlo qualche settimana prima della mia morte, ma dato che non sembrava che stessi male e soprattutto non avevo più sintomi dal giorno in cui ripresi parte dei miei ricordi, decidemmo di aspettare ancora. I dottori non capivano cosa mi stesse succedendo, però decisero di farmi una visita una volta ogni 2 settimane, così da tenermi sotto controllo.
"Bene, sono felice che tu voglia andare a scuola. Ora ti preparo la colazione, intanto vai a cambiarti." Mi disse.
"Va bene, grazie."
Mi misi la divisa scolastica, feci colazione, mi sistemai in bagno ed uscii di casa. Era da molto che non oltrepassavo il cancello... farlo dopo così tanto tempo mi fece sentire libero, non so se la sensazione fosse paragonabile ad un carcerato che esce di prigione, anche se io ero a casa mia con tutte le comodità di cui avevo bisogno.
Mentre camminavo mi distraevo molto, forse troppo, perché mi guardavo intorno in continuazione, come se fossi in un posto mai visitato prima e soprattutto bello da vedere, ma in realtà stavo facendo la strada per andare a scuola.
ARRIVAI IN RITARDO A CAUSA DI CIÒ
Entrai in classe bussando alla porta. La faccia dei miei compagni di classe e della professoressa Murakami, era molto sorpresa. Non si aspettavano che sarei tornato quel giorno, perché non lo dissi a nessuno.
"Ma sei Gabriel?" Mi chiese la professoressa Murakami.
"Quasi non lo si riconosce più."
"Non è più andato a tagliare i capelli?"
"Ma è vero che si è chiuso in casa per 2 mesi?".
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GENJITSU- La realtà in cui sono cresciuto è una bugia
RomansQualcuno si sarà mai chiesto se tutta la sua vita, tutto ciò che sapeva di sé stesso fosse reale? Gabriel, un ragazzo orfano nato in Italia e adottato da una famiglia giapponese se lo è chiesto molte volte. Non si sarebbe mai aspettato che un anno s...