Parte prima. Anche il Sole è solo, ma brilla ancora

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Un nuovo giorno stava per aver inizio e io t/n t/c, mi alzai dal mucchio di fieno su cui ero sdraiata fino a qualche secondo prima, dalla finestrella del treno sul quale mi ero intrufolata uscì raggio di Sole illuminando il mio viso ancora un po'  addormentato. Mi stiracchiai per qualche minuto, fino a quando non venni immersa dalla dolce fragranza di erba bagnata, da cui ero ormai stata avvolta. Guardando fuori vidi il verde delle colline, un po' sbiancate dalla neve, (caduta durante la notte) che passavano velocemente davanti ai miei occhi c/o. Da lontano si potevano intravedere i palazzi che decoravano la meravigliosa città di Tokyo alla quale ero diretta. Momentaneamente non avevo una casa, né soldi, per questo ero salita sul treno di nascosto... I miei morirono 6 mesi prima di questo viaggio e fino ad allora mi portarono in una specie di orfanotrofio, ma non sopportavo il fatto di non poter fare quello che volevo ed essere controllata per ogni mia singola mossa. Ora che ho 18 anni sono potuta uscire da quell'orribile posto e questo treno sarà l'inizio di una nuova vita anche se sola, ricordo una frase che mi ripeteva sempre mamma e che prima di lasciarmi ha pronunciato per l'ultima volta "Anche il Sole è solo, ma brilla ancora" questa frase ha un significato molto profondo e importante per me perché descrive la mia vita da ora e mi da quel briciolo di speranza di cui ho tanto bisogno. Ero molto legata ai miei genitori, sono deceduti durante un terremoto insieme a molte altre persone, io sono stata una tra i pochi sopravvissuti. Anche se non sono stati la causa dell'incidente do comunque la colpa agli eroi, il fatto è che mentre mio padre era purtroppo morto sul colpo ma mia madre poteva ancora vivere e si fossero sbrigati adesso lei sarebbe ancora qui con me. Da bambina il mio pro hero preferito è sempre stato All Might , così forte, non faceva mai mancare un sorriso, però evidentemente mi sbagliavo visto che c'è stato nel momento del bisogno. Comunque sia non mi piace parlarne, sono solita a tenere dentro tutto il dolore creando una specie barriera protettiva.

*un bel po' di ore dopo (era diventata ormai sera)*

(Alla fine si era rimessa a dormire)
Una forte scossa mi fece aprire gli occhi con grande spavento, dalla mia bocca uscì un lieve urlo e il mio cuore batteva molto forte, ma mi calmai vedendo che il treno si era fermato e che quindi eravamo arrivati a destinazione.
I grandi palazzi e la luminosità di quella città mi rapì subito e facendo attenzione ma sopratutto cercando di non fare troppo rumore scesi dal treno. Alzando gli occhi però notai che nel cielo non si vedevano le stelle come a casa, le luci della città non lo permettevano e questo mi rattristò un pochino.
La neve iniziò pian piano a scendere nuovamente sostituendo la poca che c'era prima. In questo modo le strade di Tokyo, già affollate si ricoprirono di bianco. I volti dei bambini felici si notavano anche se a distanza, con le famiglie costruivano pupazzi di neve e si divertivano, un sorriso anche se piccolo comparì sul mio viso, l'aria aveva assunto già un'altro odore, uno migliore, uno speciale. Tutta quella gioia mi fece addirittura scendere una lacrima, avrei voluto provare anche io quel sentimento, ancora una sola volta.
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Vagai senza meta per un po' di tempo, mi sentivo persa non sapevo dove andare, mi ero informata su questa città e ammetto di aver pensato sarebbe stato semplice trovare un posto in cui passare la notte ma a quanto sembra non è affatto così...
Con la pancia che brontolava e il freddo pungente che ricopriva tutto il corpo mi sdraiai su una panchina bagnaticcia, a causa della neve. Il cielo era tinto di un blu davvero scuro quasi nero e dopo non molto tempo i rumori che sentivo prima, tra conversazioni o semplicemente il continuo rumore di scarpe sull'asfalto, cessarono. Un vuoto pervase il mio stomaco e non per il cibo, ero di nuovo triste e le mie forze sì facevano sempre più deboli, fortunatamente però qualche minuto dopo mi ritrovai a dormire coccolata tra le braccia di Morfeo che mi portava nel mondo dei sogni.
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*il giorno dopo*
Appena mi svegliai il gran vociare delle persone era tornato. Mettendomi in piedi sentì scrocchiare la schiena e il collo che mi dolevano a causa della posizione e del posto in cui avevo dormito per l'intera notte. Come il giorno prima vagai senza alcuna meta, tra bancarelle e negozietti...
Arrivai in una strana parte della città, non c'erano palazzi grandi e luminosi bensì qualche casetta malmessa, bottiglie rotte e diversi uomini che mi guardavano in un modo assai spaventoso e inquietante, erano ubriachi fradici o drogati, questo l'avevo capito, non osai dire alcuna parola, mancava soltanto che mi mettessi nei guai... Più in là, sempre tra quelle strade vidi un piccolo bar, quasi nascosto, il freddo era sempre di più e incurante di chi potesse esserci dentro entrai. Venni subito scrutata di diversi occhi, la situazione lì dentro sembrava seria come se stessero discutendo di qualcosa di davvero importante... Davanti a me c'erano diverse persone, tra cui una ragazza dai capelli biondi raccolti goffamente in due codine sopra il capo, era l'unica che sorrideva ma proprio quel suo sorriso era abbastanza terrificante, sembrava una pazza maniaca; vicino a lei un ragazzo, alto e con i capelli di un nero corvino molto sbarazzini, i suoi occhi mi abbagliavano, con quel bel colore turchese sembravano una pietra preziosa, nonostante questo però era ricoperto da cicatrici violacee attaccate da anellini di metallo, indossava una maglietta bianca stretta che gli faceva risaltare i muscoli dell'addome. Seduto su una sedia stava poi un ragazzo dai capelli celesti, occhi cremisi e alcuni segni sul volto. Per ultimo ma non meno importante un "uomo" se così possiamo definirlo,dietro il bancone, il suo non era un viso bensì una specie di nebbia nera.
-ciao...- dissi chinandomi
-chi sei e perché sei qui?!- Mi chiese il celestino arrabbiato
-i io... ehm... Fuori fa molto freddo e non ho un posto dove andare, sono entrata per riscaldarmi un po'...-
- O sei venuta per cercare informazioni da dare agli eroi...?!- continuò con un certo tono di sfida
-Certo che no, io odio gli eroi, odio All Might, lo giuro-
Tutti mi guardarono male finché sempre quel ragazzo fece dei cenni al corvino che si avvicinò a me prendendomi di peso e cercando di legarmi ad una sedia. Mi puntarono i loro quirk addosso in modo che se avessi anche solo provato a difendermi mi avrebbero fatto del male. Mi arresi.
Mi fecero una specie di interrogatorio...
E mostrai il quirk che possedevo
Dopo un breve discussione mi slegarono e il ragazzo, che sembrava essere il capo, mi disse precise parole
-Allora t/c da quanto visto hai un quirk molto forte e sembri sincera, ma ora sarò molto diretto, dimmi ti andrebbe di unirti a noi, alla lega dei villain?-
Erano dei villain... Avrei potuto distruggere All Might , avrei avuto anche una casa...
-Accetto- dissi
-Molto bene, nonostante questo ti terremo sotto controllo-

Un angolino per me
Ecco il primo capitolo di questa storia, mi sono data da fare e spero vi piaccia, anche se dubito verrà letta da qualcuno. Comunque nel caso, potreste lascarmi una stellina? Prima di andare tengo a precisare alcune cose: il mio quirk è quello della luce, posso accecare le persone anche se solo per poco tempo e costruire armi per combattere.
Invece per chi non avesse capito bene
T/n= tuo nome, t/c=tuo cognome, c/o= colore occhi e c/c= colore capelli.
Tra l'altro a inizio capitolo ho messo una foto del tramonto (per il nome che ho scelto di dare) e una canzone che se volete potete ascoltare durante la lettura "Snowman" di Sia, pensavo stesse bene con quello che ho descritto, paesaggi con la neve ecc.
Un saluto dalla vostra giovane scrittrice, a presto!
Martina.

E se... Mi innamorassi di te...?Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora