𝟎𝟒. 𝐈𝐭 𝐰𝐚𝐬 𝐦𝐲 𝐩𝐥𝐞𝐚𝐬𝐮𝐫𝐞

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𝐃𝐞𝐥𝐢𝐥𝐚𝐡'𝐬 𝐩𝐨𝐯

Dovevo resistere, la scala al di sotto dei miei piedi avrebbe retto il mio peso ancora per qualche istante.
Ero in bilico, ma non avrei lasciato crollare la scenografia per l'ennesima volta quella mattina. Ci avevo già provato una decina di volte, ma quella tenda azzurra non aveva intenzione di restare al proprio posto, ogni volta che riuscivo a raggiungere il chiodo a cui avrei dovuto appenderla, ecco che crollava.

Ma non stavolta, non lo avrei permesso.
Sollevai una gamba dalla scala e mi misi sulle punte per raggiungere il chiodo, a fatica ci agganciai la tenda e per poco non caddi quando, con un sospiro di sollievo, mi resi conto di esserci riuscita.

«Ci vuole ancora molto? Non riuscirò a tenere i bambini lontani da questa stanza ancora per molto, sono abituati a giocarci e-»

«ho finito, ho finito. Sto soltanto aspettando che Jani mi porti i fiori, avrebbe dovuto essere già qui, non capisco...» sospirai stressata scendendo giù dalla scala, la ripiegai poi su sé stessa e sotto lo sguardo attento di Marisol – che mi era stata attaccata alle calcagna fin dal momento in cui avevo messo piede lì – la sistemai nel ripostiglio

«la chiamo» affermò decisa uscendo dalla stanza, io però la fermai

«faccio io, tranquilla. Sono sicura che sarà qui da un momento all'altro» onestamente mi chiedevo come potesse, una persona con così poca pazienza, avere a che fare ogni giorno con dei bambini piccoli.
Mi era stata col fiato sul collo e, insomma, in parte la capivo, magari temeva che lo shooting non sarebbe andato bene o che non avremmo terminato in tempo, ma speravo anche mi concedesse un minimo di fiducia in più.

Quando in silenzio la vidi uscire dalla stanza mi passai una mano tra i capelli lasciandomi sfuggire un sospiro, sfilai il cellulare dalla tasca posteriore dei miei jeans chiari, ma sollevai sorpresa le sopracciglia quando un messaggio – proprio da parte di Janice – fece illuminare lo schermo.

Quando in silenzio la vidi uscire dalla stanza mi passai una mano tra i capelli lasciandomi sfuggire un sospiro, sfilai il cellulare dalla tasca posteriore dei miei jeans chiari, ma sollevai sorpresa le sopracciglia quando un messaggio – proprio d...

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Rimasi a fissare la foto per qualche istante.

Ero confusa, sorpresa.
Sentii – senza capirne bene il perché – il mio cuore accelerare di un singolo battito, premendo contro il mio petto.
Quello era lo stesso vaso di tulipani che avevo notato pochi giorni prima dal fioraio, ed ora era sul tavolo del mio soggiorno—perché era lì?
Che avesse preso il mio apprezzamento per un'indiretta volontà d'acquisto? O magari si era solo sbagliato, magari Janice lo aveva preso dal furgone per sbaglio immaginando fosse parte del mio acquisto.

Cercai comunque di non dare troppo peso alla cosa, dovevo pensare allo shooting e dire a Janice di darsi una mossa, o Marisol avrebbe dato di matto.

Cercai comunque di non dare troppo peso alla cosa, dovevo pensare allo shooting e dire a Janice di darsi una mossa, o Marisol avrebbe dato di matto

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