Il pennello entra in contatto con la tela, che con dei momenti ripetitivi inizia a dare vita ai tuoi boccoli castani.
Che incorniciano il tuo volto pallido cosparso di lentiggini come stelle lontane in una notte buia.
Quel volto che da mesi cerco di rappresentare.
Non riuscendoci mai completamene.
Tutta colpa della tua bellezza immensa.
L'alternarsi del mio sguardo tra te e la tela è straziante.
Sarebbero mille le ore che passerei guardandoti.
La mia mente e i miei occhi conoscono tutto di te.
La mia mano potrebbe disegnarti da sola.
Ma il mio sguardo ha sempre paura di aver perso qualche particolare o aver lasciato al tempo passato il ricordo di una ruga appena visibile.
Non sei cambiata di molto, sempre lo stesso corpo che ho amato e venero tuttora.
I nostri momenti scivolano vivi nel fiume di ricordi nella mia mente.
La mia mente che ricorderà per sempre la sensazione delle tue dita che sfioravano il mio corpo.
E la mia bocca ricorda perfettamente il sapore delle tue labbra.
Rosse come il vino che eravamo solite bere la sera prima di dirigerci nel letto e cedere alle braccia di morfeo.
Svegliandoci la notte fonda, illuminate da una misera candela, dove niente faceva rumore e nulla si muoveva se non noi due.
Davamo dimostrazione del nostro essere amanti alla luce della luna. La luna che osservavamo spesso tra baci e carezze. La luna che sa tutto di noi.
La luna che si iniziava a vedere fuori dalla finestra ora.
Lo sguardo cade sul ventre appena un po' rialzato.
Il mio corpo si ferma ad ammirarti.
Sei la mia Venere di Botticelli.
La naturalezza e la semplicità con cui fai le cose, come posare, mi portano nella mente un pensiero di irrealtà.
E' vero ciò che ho davanti?
La tua bellezza immensa riempie l'aria di questo piccolo studio.
Quale creatura umana può esser così magnifica.
Una bellezza difficile da dipingere alla perfezione persino per i migliori degli artisti.
Un pennello non ancora utilizzato si sporca di uno azzurro ghiaccio, uno dei colori dei tuoi occhi.
I tuoi occhi che nonostante gli anni non ho mai ben capito di che colore siano.
Sono un po' verdi, un verdino chiaro e leggero come la campagna da cui provieni.
Poi hanno qualche sfaccettatura di un azzuro simile al ghiaccio, che ricordano le girornate al lago d'inverno.
E poi ci sono quelle sfumature grigie chiare che ricordano i mille temporali che hai passato.
Occhi cosi chiari ma con una capacità di leggere dentro e risucchiarti nel loro mondo.
Degli occhi innaturalmente stupendi.
Quegli occhi in cui mi perdo ogni volta.
Un secondo pennello colora quel piccolo spazio di verde e un terzo di grigio.
I miei occhi ti osservano.
Vagano sui tuoi boccoli, con i quali ho sempre amato giocare nei pomeriggi estivi all'ombra di un pesco.
Li ripasso aggiungendo qualche sfumatura dorata , che stanno assumento ora i tuoi capelli illuminati dai flebili raggi di sole.
Scendendo il mio sguardo incotra il tuo.
Passa sulle labbra, che vorrei assaporare ancora e ancora. Incontro il tuo collo.
Mi porto una mano al mio al ricordo di quante volte ci siamo marcate d'affetto.
Scorrendo verso il basso, due piccole montagnelle si presentano.
Ne conosco i pendii a memoria.
Pendii che ho imparato nelle notti più fredde mentre ci riscaldavamo.
Il mio sguardo vaga nel mezzo di esse, dove si presenta un piccolo disegno, un tatuaggio: una rosa.
Mi porto la mano al mio petto.
Ce le facemmo in preda alla gioia che l'amore ti porta.
Volevamo ricordare la gioia, scordandoci però che esiste anche il dolore oltre a quello.
E certe cose poi non si cancellano.
Prendo un pennello fine e aggiungo quella piccola rosa, vuoi che non manchi nulla.
Il tuo ventre ora porta una sporgenza.
Porta una nuova vita.
E anche con quella sporgenza la tua magnificenza non diminuisce.
La tua intimità mi ricorda il nostro primo danzare, restammo nel letto tutto il giorno seguente, non ci serviva altro, solo noi due.
E poi quelle gambe che danzano pefettamente accompagnate dalle braccia che si muovono leggiadre.
Finisco di dare le giuste sfumature al lezuolo del letto, di un giallo sbiadito che ricordano i tuoi fiori preferiti, i girasoli.
E' finito.
Per l'ultima volta ti ho dipinto.
Sono riuscita a rappresentare la tua immensa bellelzza nella mia ultima opera.
Ti guardo. Lo capisci.
Ti alzi, ti avvicini e lo guardi.
I tuoi occhi esprimono entusiasmo.
Ti piace. Corri lentamente verso lo sgabbello prendendo il tuo vestito blu.
Se sarà femmina lo chiameremo Alyssia, in ricordo del mare, ti piace? Mi chiedi.
Annuisco, sistemando i pennelli non utilizzati.
La veste ti sta larga ma ti dona.
Dici che ti lascia pù libera.
Sei sempre stata uno spirito libero.
Il quadro lo verrai a prendere domani.
La copia delle chiavi l'hai sempre avuta.
Non te l'ho mai chiesta indietro.
Dici che a Marcus piacerà d sicuro.
Dici che è tardi.
Devi andare.
Mi abbracci.
Mi godo il tuo abbraccio un po' di più.
Inspiro il tuo profumo.
Lavanda.
Il solito.
Mi lasci un bacio leggero sulla guancia.
A domani, mi dici.
A domani, ti rispondo.
Esci.
Ti seguo con lo sguardo finchè non sali in macchina.
Sei partita.
Ritorno dentro.
Salgo le scale che portano allo studio al piano superiore.
Lì c'è una finestra immensa.
Si affaccia sul campo di girasoli, che ho piantanto per te.
Pazza mi hanno detto.
Dovresti andare avanti.
Sono passati sette anni e non ho smesso di amarti .
La tua bellezza mi perseguita ovunque.
E' immensa.
Sei il miglior quadro.
Sei l'opera più bella e che mai potro avere.
Mi affaccio alla finestra.
Mi arriva un messaggio.
Da parte tua.
Come si chiama l'opera mi chiedi.
Fu la tua bellezza ad uccidermi.
Lascio cadere il telefono.
Abbandono me stessa a questo venticello serale.
Chiudo gli occhi per ultima volta.
E' proprio vero.
A volte c'è solo un vero amore nella vita.
Tu sei stato il mio.
Tu ne hai un'altro ora.
E un'altro entrerà nella tua vita.
Spero che sia femmina.
Alyssia. Ninfa del mare in greco.
Mi chiamavi sempre così.
Cado lentamente verso il basso. La tua immagine mi compare nella mente. Sorridi. Ho sempre amato il tuo sorriso. Sei bellissima.
Poi, buio.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Jul 23, 2023 ⏰

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