CAPITOLO 5

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Quelle che seguirono furono settimane tranquille, vedevo Julian nei corridoi, lo salutavo e ci raccontavamo delle lezioni, lui mi chiese di vedere qualche mio bozzetto così li mostrai la mia collezione di costumi "l'ho chiamata Winx" avevo confessato mentre eravamo in coda per la mensa "Winx?" mi aveva chiesto divertito

"l'ho chiamata così perché rappresentano gli elementi: rosso per il fuoco, blu per l'acqua, verde per la terra, viola per l'aria e giallo per la luce" mi ricordo che mi aveva fatto i complimenti per la fantasia e io avevo sorriso così a lungo da rischiare un paresi facciale, spesso lo vedevo giocare a football e anche durante gli allenamenti faceva meno rispetto ai suoi compagni che sudati e senza maglietta erano davvero sexy, Rachel confermò la mia tesi riguardo a questo quando mi accompagnò al campo per farsi perdonare dell'avermi rubato la macchina, quel weekend sarei tornata a casa per passare un po' di tempo con i miei genitori, consapevole che sarei tornata al college con un senso di colpa enorme.

-devo chiamarla chef Clark ora? – lo raggiunsi ai fornelli della sua cucina

-non ci provare nemmeno Kane- sorrisi e sbirciai la padella sul fuoco

-cos'è? – mi spinse indietro

-sorpresa- sbuffai, odiavo le sorprese, da sempre, mi ricordai che una volta al mio dodicesimo compleanno avevo categoricamente proibito alle mie amiche di incantarmi i regali perché odiavo aspettare la fine della torta per aprirli e scoprire il regalo, tornai in salotto e afferrai il joystick dalle mani di Flynn

-sai che ti schiaccerò bocconcino, è inutile sfidarmi- diedi una spallata a Jared che mi aveva trovato un nomignolo che lasciava molto a desiderare

-prendi questa! – gridai muovendo i pollici alla velocità della luce sul controller; ormai erano due settimane che passavo le giornate con i ragazzi, erano simpatici e anche Jessica, la ragazza di Noah era molto simpatica

-e vince! – urlai saltando sul divano di pelle bianca

-è inutile sfidarmi! E invece ti ho stracciato stronzo- Jared si alzò in piedi

-come mi hai chiamato? – con grandi passi venne verso di me, schivai Flynn e Noah e cominciai a correre per la casa con Jared alle calcagna che voleva vendicarsi facendomi il solletico, ci riuscì

-basta ti prego! Tregua! – dopo una decina di minuti mi lasciò andare e la pancia mi doleva da tutto il ridere, gli altri tre sorseggiavano una birra mentre ridevano

-non siete divertenti- presi una bottiglia scura dal tavolo e versai la birra in un bicchiere, ne assaggiai pochissima perché non mi faceva impazzire

-invece si, i tuoi capelli sono un casino- mi guardai allo specchio al centro del salotto, Flynn aveva ragione, erano un groviglio di fili rossastri

-fai così- delle mani che conoscevo benissimo mi presero l'elastico nero che tenevo al polso e mi legarono i capelli in una treccia laterale, mi voltai pronta ad incrociare i bellissimi occhi di Julian

-grazie, parrucchiere Clark- sospirò

-ti concedo Julian- raggiungemmo gli altri

-e tu puoi chiamarmi Savannah o Sav, è uguale- sorrise lasciandomi stordita per qualche minuto.

Dopo aver finito la cena che Julian aveva preparato aiutai a sistemare i piatti, o meglio li sistemai da sola, quando feci partire la lavastoviglie raggiunsi i ragazzi nel piccolo cortile sul retro

-dovresti smetterla di fumare! – tirai uno spintone a Julian che non fece una piega

-ma è solo la terza- li strappai di mano la sigaretta e la spensi nel posacenere di vetro, quando avevamo iniziato a passare del tempo insieme avevo provato a levarli quell'orribile vizio e stava migliorando

Perché proprio lui?Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora