CAPITOLO 7

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Il giorno dopo presi posto nell'aula di fisica di fianco a Julian

-ciao Julian- sobbalzò alla mia voce

-oh ciao Savannah- felice del fatto che non mi chiamasse più per cognome estrassi il quadernetto giallo per prendere appunti

-senti Sav, mi dispiace, io non avrei dovuto- sorrisi e li poggiai una mano sulla spalla

-tranquillo è tutto a posto, amici come prima? - lui annuì e mi strinse la mano

-certo- cominciò la lezione

-allora ragazzi, vi propongo un progetto in coppie che formerete voi, dovrete realizzare un piccolo giornalino dove spiegate la vita e le scoperte di Einstein, la scadenza è tra due settimane, poco prima del Ringraziamento- mi voltai verso Julian che mi stava guardando

-lo facciamo insieme? - annuì e sorrisi entusiasta del fatto di aver riconquistato la sua amicizia e la sua fiducia

-certo- alla fine delle lezioni accettai un suo passaggio a casa, scesi dalla sua auto

-grazie, ci sentiamo per il progetto-.

Aprì la porta del mio appartamento e andai nella mia stanza senza passare a salutare Rachel che sembrava parecchio impegnata con Nik, finì di studiare e sprofondai in un sonno profondo.

-Sav c'è Julian! - rotolai giù dal letto e andai in salotto, io e Julian stavamo lavorando al nostro giornale da una settimana, spesso andavo da loro e i ragazzi erano felicissimi del mio ritorno, a volte ci trovavamo in biblioteca e a volte veniva lui da me, era tornato tutto come prima, io non parlai della ragazza alla festa solo perché sarebbe toccato a lui dirmelo

-ciao Julian, vieni- mi raggiunse nella mia stanza che in quel momento era un casino

-oggi dobbiamo solo aggiungere le immagini e stampare, finalmente! - presi il pc dal letto e lo portai sulla scrivania

-beh io mi sono divertito- io mi ero molto più che divertita, stare a guardare Julian era semplicemente fantastico, lui era fantastico e ogni giorno che passava la mia semplice cotta (sbagliata) per lui diventava qualcosa di più

"ci sarà sempre una persona che sarà la tua più grande debolezza, se lei ti scrive tu le risponderai, se lei ti sorride tu le sorriderai e se lei avrà bisogno di te tu continuerai ad esserci, potete anche non sentirvi più per mesi ma basterà un suo piccolissimo gesto e tutto sarà come prima perché certi legami non si possono spiegare, sono così e basta ricorda che sono i legami più improbabili quelli più forti" ormai questa frase era diventata tutto per me, quando chiedevo a mia madre della sua storia con papà me la ripeteva sempre e io capivo che tra lei e mio padre c'era un amore inspiegabile ma impossibile da spezzare, erano legati da un filo invisibile che faceva in modo di tenerli sempre uniti.

-tornerai a casa per il ringraziamento? - annuì, non vedevo l'ora

-si, perché tu no? - alzò le spalle e dovevo ammettere che con le braccia dietro la testa era ancora più bello, come avrei voluto quelle braccia attorno a me ancora una volta, ma l'unica occasione che avevo era andata

-i ragazzi daranno una festa a casa la sera prima, mi hanno chiesto di dirtelo- ormai ero parte della confraternita, mi era anche capitato di addormentarmi sul divano mentre io e Julian lavoravamo alla ricerca di fisica

-certo, ci sarò- presi i fogli che la stampante aveva appena stampato, li piegai con cura e poi li pinzai nel giusto ordine

-e voilà, la nostra ricerca sul vecchio zio Einstein - ridacchiò e sfogliò il nostro dépliant che era venuto proprio bene.

-hey bocconcino! - mi voltai appena in tempo per vedere Jared stritolarmi in un abbraccio, per fortuna indossavo una tuta intera e non un vestito altrimenti tutti avrebbero visto le mie mutandine con i fiorellini

-buonasera anche a te Jared- mi riappoggiò a terra, guardai alle sue spalle e intravidi Julian parlare con almeno cinque gattemorte, d'istinto afferrai uno shot dal tavolo e lo buttai giù tutto d'un fiato, provai a distrarmi ballando ma i miei occhi non potevano fare a meno di guardare il sorrisetto che Julian aveva sulle labbra, afferrai il secondo bicchierino, quello era più carico del primo, sentì calore nello stomaco e decisi di uscire in giardino, faceva freddo così infilai il giubbotto di pelle che comunque non mi riparava dal freddo di novembre, mi sedetti sul dondolo freddo e incrociai le braccia al petto, non mi accorsi che stavo battendo i denti

-hey Sav, vieni a giocare! - dalla portafinestra spuntò il dolce visetto di Flynn con in mano una pallina bianca da ping-pong, mi alzai dal dondolo e raggiunsi il tavolo posizionato al centro del salotto

-sai giocare a beer-pong vero? - ovviamente non ne ero capace ma dalle poche partite alle quali avevo assistito credevo di dover far canestro in uno dei bicchieri di birra avversari, così annuì

-certo, scateniamoci! - notai che tra gli avversari di me, Noah e Flynn c'era Andre, il ragazzo più schifoso della terra, presi la pallina decisa a battere quel deficiente, nonostante i due shot mi avevano ubriacata un po' riuscì a centrare uno dei bicchieri rossi e Paul dovette berlo tutto, dopo qualche giro io non avevo toccato birra ma Andre fece canestro nel mio bicchiere e quando mandai giù quel liquido giallastro capì che avevano aggiunto qualche rinforzo, non era solo birra, al suo interno c'era anche della vodka e qualche altro tipo di alcolico che non riuscì a identificare, dopo quel bicchiere cominciai a perdere punti e a buttar giù sempre più alcool, finché non mi risvegliai in una camera familiare.

Ero nella camera di Julian.

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