-Jared, ragazzi, che succede? Entrate- erano passate circa tre settimane, spesso andavo da Julian ma non stavo molto da lui, quella mattina, andai ad aprire la porta e mi trovai di fronte Jared, Noah e Flynn, mi seguirono in cucina, ero felice di vederli
-caffè? Te? Cioccolata? - sembravano alquanto agitati così mandai al diavolo le buone maniere da padrona di casa e andai dritta al punto
-ok, cosa è successo? Mi state spaventando- Flynn alzò lo sguardo
-siediti Savannah- mi preparai al peggio ma ormai ero pronta, ero pronta di sentirmi dire che Julian era morto, incrociai le braccia al petto
-tranquillo, me la sento, parla- chiusi gli occhi facendo una piccola smorfia di dolore, non fisico ma emotivo
-stanno operando Julian- spalancai gli occhi
-come? Cioè... perché? - Jared si alzò in piedi e mi strinse la spalla destra
-un ragazzo ha avuto un'incidente in moto, ha battuto la testa e i suoi genitori hanno deciso di donare gli organi, il cuore è perfetto per Julian- non ci potevo credere, scoppiai in una risata, non sapevo cosa fare, potevo sembrare pazza ma non mi importava, non in quel momento
-calmati bocconcino, il trapianto è molto rischioso, potrebbe riuscire come potrebbe non riuscire- ne ero consapevole ma mi ero preparata al peggio e invece c'era una possibilità di riaverlo tra le mie braccia, seppur ridotta c'era, quello contava, l'intervento sarebbe durato molto e così passai la mattinata in compagnia dei ragazzi, dovevamo sostenerci a vicenda, solo in quel modo avremmo superato quel periodo, non ridevo in quel modo da tempo, nonostante Julian fosse sotto i ferri e in condizioni disastrose, non avrei mai scordato i ragazzi, mai.
Intorno alle otto di sera Miranda mi chiamò, stavamo guardando un film e mi spaventai nel sentire la sua voce, stava piangendo, era andata male, me lo sentivo
-Miranda, che succede? - tutti i ragazzi erano appiccicati a me, così da sentire le novità su Julian
-è andata, lo stanno portando in camera- tirai un urlo di gioia e cominciai a saltellare
-oddio! È una notizia fantastica, arriviamo subito! - il cuore mi batteva a mille mentre guidavo verso l'ospedale, eravamo tutti felicissimi e non vedevamo l'ora di riabbracciarlo, non sentivamo la sua voce da settimane e ci mancava da morire, raggiungemmo di corsa la stanza numero centoventinove, quella di Julian, davanti alla porta c'era Miranda e accanto a lei Demian parlava con un medico
-ragazzi, Savannah! - Miranda ci abbracciò uno ad uno, non riuscì, come lei, a trattenere le lacrime dall'emozione, era vivo, con un cuore diverso ma vivo, mi avrebbe amata ancora? Anche senza il suo cuore?
-tra un po' si sveglierà, venite, vi offro qualcosa- mentre ci incamminammo verso il bar incrociai Sue, quella donna era molto bella, veniva dal Congo ed era bravissima a tenere a bada i capelli afro
-che piacere rivederti, come stai? - la abbracciai
-io benissimo, Julian è in stanza, vivo- sorrise
-ho saputo, stavo andando a trovarlo- alla fine si aggregò a noi e, per una volta riuscimmo a parlare senza il pensiero di perdere Julian, dopo aver bevuto il mio cappuccino raggiunsi gli altri che erano già diretti verso la stanza, incrociai gli occhi verdi di zia Kayla
-zia- agitai una mano per farmi notare, avevo proprio bisogno di un famigliare in quel momento
-Savannah, sei venuta a trovare Julian? - annuì sorridendo
-è in camera, il trapianto è andato bene- fece un sospiro di sollievo
-che bello, vuoi che venga con te da lui...- stavo per risponderle quando un suo collega ci piombò di fianco correndo
-Kayla, vieni, intervento d'urgenza, una donna, vent'anni, gravissimo trauma cranico- in quel momento ci passò di fianco una barella che trasportava una donna in gravi condizioni
-vai zia, forza- non perse tempo a salutarmi, corse dietro ai paramedici che trasportavano la ragazza, io proseguì verso la stanza di Julian, erano tutti affacciati alla porta, quando mi videro si spostarono per farmi entrare, chiusi gli occhi per qualche secondo e quando li riaprì incrociai i suoi, rimasi immobile e cominciai a piangere dalla confusione nella mia testa
-alla buon'ora, ce ne hai messo di tempo, eh Peach- incredibile, non riusciva a rimanere serio nemmeno un minuto! Mi avvicinai lentamente e presi poto sulla sedia affianco al letto, aveva la voce roca ed era pallido come un fantasma
-Julian... mi dispiace- mi fissai le mani
-hey, non è stata colpa tua, ok? - allungò una mano per accarezzarmi il viso, mi asciugò una lacrima
-si, invece- mi ero lasciata andare, se non mi fossi abbandonata all'amore che provavo per lui non saremmo stati lì, all'ospedale
-Savannah, è stata la notte più bella della mia vita, ne è valsa la pena, fidati- accennai una risata
-quanto tempo è passato? - faticava a parlare ma la sua voce mi era mancata troppo
-circa tre settimane-spalancò gli occhi
-già tre settimane! Appena torno a casa giuro che ti chiudo nella mia stanza a chiave per almeno una settimana - ridacchiai, non immaginava quanto mi sarebbe piaciuto
-calmino, Julian, passeranno ancora almeno due o tre mesi prima che ciò accada, se era rischioso prima figurati ora- sbuffò
-immagino che questa volta non basti dirti che ti amo- scossi la testa ridendo
-no, sarà impossibile convincermi- per un minuto regnò un silenzio imbarazzante
-potresti baciarmi? - corrugai la fronte
-eh? - avevo capito cosa intendeva ma li diedi l'opportunità di rimangiarsi la domanda o forse lo chiesi solo perché volevo che me lo richiedesse all'infinito
-un bacio, me lo dai? - mi alzai in piedi e mi sporsi sul letto per stamparli un bacio sulla fronte, sembrò soddisfatto comunque
-ora riposati, ci vediamo domani- mi diressi verso l'uscita
-ti amo Peach- mi voltai per sorridergli
-anche io, Julian- detto questo uscì dall'ospedale felice e ancora un po' frastornata da tutti gli avvenimenti di quei giorni, brutti o belli, che siano.
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Perché proprio lui?
RomanceSavannah ha vent'anni e frequenta una scuola di moda a New York, la sua numerosa famiglia è tutto per lei e la difenderà con ogni mezzo ma quando conosce a fondo Julian, figlio del nemico dei suoi genitori capisce che non può fare a meno di lui, del...