CAPITOLO 23

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-ho bisogno di te, Peach- il giorno dopo eravamo presi dalla ricerca di James Foster, avevo acquistato un elenco telefonico e stavo provando a chiamare tutte le persone di nome Foster, molti non mi risposero e altri negarono l'esistenza di un certo James nella loro famiglia, una donna, invece, mi disse che suo nipote si chiamava James ma era vivo, anzi era con lei in quel momento, Julian mi girò il portatile così da farmi vedere la pagina di Google: "l'architetto Roger Foster ha donato un progetto per finanziare la scuola di musica di New York, il sogno di suo figlio James, ecco le sue parole: "James voleva suonare, per lui la musica era tutto, voleva arrivare in alto per aiutare la gente che non ci riusciva" sotto il giornale on-line proseguì

"James morì cadendo dal suo scooter diretto verso il corso di chitarra, i medici hanno fatto il possibile ma nulla da fare..." non riuscì a leggere altro, mi faceva stare così male, immaginai se fosse successo a Taylor, diretta ad un allenamento, non ci volevo pensare nemmeno...

-è lui, Sav! Ma... che hai? - fece il giro del tavolo e mi sollevò il viso con due dita, stavo piangendo, mi abbracciò forte

-te la senti? - annuì, mancavano solo cinque giorni alla mia partenza e non potevamo perdere altro tempo! Digitai il nome dell'architetto e subito apparve l'indirizzo e il numero di telefono del suo studio, senza perdere tempo fissa un appuntamento parlando con la sua segretaria per il giorno dopo, dovetti inventarmi una scusa per non farlo fissare ad agosto, era alle nove di sera, poco prima dell'orario di chiusura, tanto noi volevamo solo conoscerlo ma lei questo non lo sapeva, insomma, il giorno dopo alle nove in punto ci accompagnarono nel suo studio, era molto spazioso e sicuramente progettato da lui, molto moderno, Roger Foster era un uomo alto e dal viso simpatico, era di colore e indossava un completo molto bello e colorato, doveva avere all'incirca l'età di mia madre

-salve, Savannah Kane- mi strinse la mano sorridendo

-Roger Foster- si presentò anche a Julian e poi si accomodò dietro alla scrivania

-Nicole mi ha detto che avevate una certa urgenza, ditemi tutto- Julian era più teso che mai ma alla fine si fece coraggio e parlò, o meglio si avvicinò a Roger e, come aveva fatto con me li prese la mano appoggiandola sul suo petto

-questo è il cuore di tuo figlio, James, il tuo bambino- l'uomo sollevò lo sguardo e incrociando quello di Julian, che stava per commuoversi, si rese conto che non era una bugia, era vero, era il cuore del suo bambino, ancora con la bocca spalancata si girò a guardarmi come se volesse ricevere una conferma del fatto che il cuore di suo figlio battesse di nuovo, io tra le lacrime di gioia e commozione annuì facendoli capire che era tutto vero, inutile dire che tutti e tre scoppiammo in lacrime. Si. Persino Julian.

Dopo essersi ripreso dallo shock, Roger ci invitò a cenare da lui e sua moglie, inizialmente rifiutammo ma ci faceva così compassione e allora accettammo, lo seguimmo in auto fino a casa sua, nel giardino c'era un canestro da basket, sapevamo che aveva una figlia di otto anni, Leslie, la casa era abbastanza grande e molto ospitale come tutta la famiglia Foster, Ambra, la moglie, che aveva cucinato una gustosa cenetta era scoppiata in un pianto isterico appena aveva saputo della notizia, per il resto la cena fu davvero tranquilla, erano così accoglienti e la piccola Leslie ci aveva mostrato qualche mossa di basket in giardino e anche delle foto di suo fratello James, lei sembrava non rendersene conto, credeva che prima o poi il suo bellissimo fratellone sarebbe tronato da lei, tornammo a casa davvero soddisfatti e con il cuore pieno di gioia promettendo loro di restare in contatto, ce l'avevamo fatta!

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