CAPITOLO 25

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Quel momento arrivò nella pausa pranzo del giorno seguente, non ci avevano diviso in gruppi per visitare la città e così mi aggregai a Rachel, Lise e Candice; ci eravamo fermate a pranzare nel locale dei loro genitori che ci avevano preparato delle crepes salate davvero deliziose, finito il pranzo mi ero decisa a telefonare a Julian, per fortuna non se l'era presa tanto da non rispondermi

-ciao, come stai? - già dalla voce mi sembrò nervoso

-bene, tu? - cominciai a mordicchiarmi le unghie

-Julian, ti devo dire una cosa, ieri Mateo mi ha baciata- in qualche modo non esitai, sentivo che non si sarebbe arrabbiato, sapevo che stavo facendo la cosa giusta e sapevo che, proprio per quello, lui mi avrebbe capita

-wow, beh, sono felice che tu me l'abbia detto ma potrei parlarli? - sapevo che non avrebbe portato a nulla di buono così mentii

-non mi vuole parlare perché l'ho respinto- lo sentì sghignazzare

-fa niente, che fai? -

-hai presente che James voleva suonare la chitarra? Ecco, tuo zio Ryan e Dustin mi stanno insegnando e devo dire che sono migliorato molto- non ci potevo credere, aveva mantenuto i suoi propositi, scoppiai a ridere

-tu, chitarra? O cielo! - ormai non vedevo l'ora di sentirlo suonare, passai le ultime due settimane in Francia davvero bene, Mateo e Amy non si erano più fatti vivi e peccato perché erano simpatici ma in compenso restammo in contatto con Lise e Candice.

Quando finalmente atterrammo a New York non vedevo l'ora di riabbracciare tutti uno ad uno, come poco prima di partire, intravidi la mia famiglia e strinsi più forte la maniglia del trolley dirigendomi verso di loro ma ad un tratto sentì una voce, non una qualsiasi ma quella voce, la voce di Julian

-ma ciao Peach- lentamente mi voltai stando attenta a non svenire nel vedere Julian dopo un mese, era abbronzato, non troppo ma il giusto e indossava una camicia tutta colorata e un paio di bermuda, i bermuda! Poteva andare meglio di così?

Mollai la valigia e lasciai cadere a terra lo zaino correndoli in contro, lui aprì le braccia e mi sollevò come non pesassi nulla e, nonostante tutta la mia famiglia ci stesse guardando mi prese la testa e mi baciò avidamente, come se fossimo stati soli, quando notai che si stava spingendo abbastanza oltre lo interruppi e sciolsi le gambe dal suo torace appena in tempo per veder arrivare Taylor, la abbracciai e lei si rivolse a Julian

-stasera starà con me- scoppiai a ridere davanti all'espressione di Julian ma in effetti avevo voglia di stare con lei, così come promesso restai a dormire da Taylor, la mattina dopo raggiunsi Julian e i ragazzi a casa loro, mi salutarono tutti e Jared mi fece anche il solletico, mi erano mancati moltissimo!

-vieni di sopra? - annuì e li presi la mano, mi fece fare una giravolta prima di cingermi una spalla con un braccio

-veramente noi volevamo andare a fare una gita a Philadelphia, non venite? - mi sarebbe piaciuto andare a Philadelphia ma avevo questioni più urgenti da sbrigare, questioni che riguardavano tutte Julian, come sempre.

-non potete rimandare la partenza di un'oretta o due? - alla fine i ragazzi accettarono di posticipare la partenza, ero stranamente eccitata, avevo quasi ventidue anni e non stavo con Julian da un mese, comprensibile, no?

-la Francia ti ha resa ancora più bella- arrossì come al solito, come ad ogni suo complimento, l'effetto non cambiava mai, incredibile!

Vederlo dopo quattro settimane mi fece reagire in un modo che non mi sarei mai aspettata da me, mi resi conto che la Savannah di poco prima era cambiata, ero cambiata in tutto, era come aver trovato l'ultimo pezzo del puzzle che mi scombussolava il cervello, mi sentivo completa e, in quel momento molto audace, forse troppo, ma a Julian sembrava andare bene; chiusi la porta della sua stanza, si era seduto sul letto, con un coraggio inaudito mi sfilai la maglietta nel modo più sensuale possibile anche se non sono mai stata esperta di quelle cose, la lanciai verso di lui ridacchiando, lui la afferrò al volo alzando gli occhi al cielo, feci la stessa cosa con gli shorts di jeans, il cuore mi rimbombava nel petto come un martello pneumatico, come se fossi in pericolo di vita, mi appoggiai all'asta del baldacchino, si, era un letto a baldacchino ma non come quelli dei re o delle regine delle fiabe, era semplice e il baldacchino era composto solo da una struttura in legno bianca con delle tende di seta bianche, molto elegante, ma non mi concentrai su quello, bensì su ciò che avevo appena fatto, mi ero seduta a cavalcioni su di lui, mi sorpresi di me stessa, le sue grandi mani mi si posarono sui fianchi e mi avvicinarono di più a lui, volevamo le stesse cose, volevamo sentirci di nuovo insieme, dopo che, persone più grandi di noi ce l'avevano proibito senza motivazione, avevo trattato Julian malissimo per tutta la vita senza mai sapere il motivo, ma come ho già detto ero cambiata, ero una nuova Savannah, più grande, matura e più donna.

-potresti guardarmi negli occhi- da dove mi era uscitaquella frase? Anche lui sembrò confuso, ma in tutta risposta mi baciòpermettendomi di sfilarli la maglia, non avevamo mai fatto nulla del genere,era una cosa troppo bella e incasinata per essere spiegata, era qualcosa di fantastico; come promesso raggiungemmo gli altri nell'orario stabilito.

Perché proprio lui?Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora